2012-05-30 14:52:33

Terremoto in Emilia: 17 morti. Appello del Papa. Il vescovo di Carpi: chiediamo aiuto agli italiani


Il Papa si stringe con affetto attorno alle popolazioni dell’Emilia colpite dal sisma. All’udienza generale in piazza San Pietro, oggi, Benedetto XVI ha rivolto un appello agli italiani chiedendo il loro sostegno a favore dei terremotati:RealAudioMP3

“Il mio pensiero va ancora una volta alle care popolazioni dell’Emilia, colpite da ulteriori forti scosse sismiche, che hanno causato vittime e ingenti danni, specialmente alle chiese. Sono vicino con la preghiera e l’affetto ai feriti, come pure a coloro che hanno subito disagi, ed esprimo il più sentito cordoglio ai familiari di quanti hanno perso la vita. Auspico che con l’aiuto di tutti e la solidarietà dell’intera Nazione possa riprendere al più presto la vita normale in quelle terre così duramente provate”.

E’ di 17 il numero delle vittime del sisma. Due corpi sono stati estratti questa mattina dalle macerie dell’azienda Haematronic di Medolla. Le scosse sono proseguite per tutta la notte nelle province di Modena e Mantova. Per il 4 giugno il Consiglio dei ministri ha proclamato una giornata di lutto nazionale, mentre il presidente Napolitano parla di prevenzione inadeguata. Servizio di Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

Si chiamava Biagio Santucci uno dei due operai estratti dalle macerie questa mattina. Era l’ultimo disperso di Medolla, con lui è stato recuperato il corpo di un altro operaio, un terzo è stato individuato sotto pesanti travi. Si chiude a 17 il numero dei morti del terremoto che non sta dando tregua alle popolazioni dell’Emilia. Alle vittime di ieri si aggiungono le sette del sisma del 20 maggio scorso, per un totale di 24, 350 i feriti, 13 mila gli sfollati. Sono state decine le scosse che si sono susseguite nelle ultime ore nella zona. La più forte, di magnitudo 3.8, si è registrata questa mattina alle 8. “Sarà una sequenza sismica lunga, che potrebbe durare mesi o anni”: avverte il presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Stefano Gresta. Dal Consiglio dei ministri di stamattina sono arrivate le misure per affrontare la situazione. Il governo ha deciso l’aumento di due centesimi delle accise sui carburanti, ha rinviato la scadenza dei versamenti fiscali e contributi a settembre, e ha previsto la deroga del Patto di stabilità, entro un limite definito per i Comuni, delle spese per la ricostruzione. Il Cdm ha inoltre esteso lo stato di emergenza alle Province di Reggio Emilia e Rovigo e decretato per lunedì prossimo il lutto nazionale. Dure le parole del presidente Napolitano, che ha criticato le politiche di prevenzione dei disastri, definendole “gravemente inadeguate”. Il capo dello Stato ha poi confermato le celebrazioni del 2 giugno. La Repubblica non può “rinunciare a celebrare la sua nascita”, ha detto, invitando il paese a dare “esempio di fermezza e serenità”. “Non possiamo solo piangerci addosso – ha aggiunto Napolitano – abbiamo il dovere di dare un messaggio di fiducia e ci sono le ragioni per farlo”. La procura di Modena ha intanto aperto un’inchiesta sulle morti degli operai rimasti travolti dal crollo dei capannoni per far soprattutto luce sulle modalità con le quali sono stati costruiti. Ma il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, liquida la polemica definendola “artificiosa”. Si continua nel frattempo la conta dei danni: al patrimonio storico, per la cui ricostruzione si è impegnata anche l’Unesco, e a quello produttivo. Per la Coldiretti ammontano a 500 milioni di euro i danni al comparto alimentare, mentre per la Confindustria il quadro della crisi ne uscirà ulteriormente aggravato. La presidenza della Conferenza episcopale italiana, che ha messo a disposizione un milione di euro proveniente dall’otto per mille, ha annunciato per domenica 10 giugno una colletta nazionale da tenersi in tutte le chiese. La Caritas italiana ha messo a disposizione centomila euro e l’aiuto arriva anche dall’Ue, pronta, ha detto il presidente della Commissione europea Barroso, “ad aiutare concretamente l'Italia a far fronte alle conseguenze di questa e precedenti catastrofi naturali".

Tra le vittime della nuova scossa c’è anche il parroco della frazione di Rovereto nel comune di Novi di Modena, don Ivan Martini, che voleva portare fuori dalla chiesa la statua della Madonna perché fosse vicina agli sfollati. Ingenti i danni al patrimonio culturale e religioso al tessuto produttivo dell’Emilia. E’ quanto sottolinea, al microfono di Luca Collodi, il vescovo della diocesi di Carpi, mons. Francesco Cavina:RealAudioMP3

R. – La diocesi di Carpi era già stata colpita, solo che i giornali non ne avevano parlato affatto perché non c’erano stati morti. Soprattutto per quanto riguarda gli edifici di culto, con le scosse di ieri, siamo a venti chiese distrutte e tutte le altre sono inagibili. Questo è un danno gravissimo per la vita di queste comunità, perché la parrocchia rappresenta l’unico punto di aggregazione da una punto di vista sociale e non solo come sede. Ed è necessario partire immediatamente per la ricostruzione, perché altrimenti, queste comunità corrono veramente il rischio di smarrirsi, di perdere se stesse. Quindi, chiedo veramente che ci si affretti nel mettere in opera la ricostruzione.

D. – Mons. Cavina, avete fiducia nell’operato dello Stato per la ricostruzione?

R. - Non possiamo fare altro, perché l’economia è in ginocchio, le aziende sono crollate, per cui non c’è più nulla; resistono le case, però i danni morali e materiali sono veramente incalcolabili. Tra l’atro, la gente vive nella paura, perché queste scosse non finiscono mai. Chiediamo l’aiuto a tutti per quanto è possibile.

D. - È doveroso il ricordo di don Ivan vittima di un crollo mentre cercava di salvare una statua della Madonna...

R. - Era un parroco molto zelante, e molto amato dalla propria gente. Tanto è vero che ieri, quando sono andato sul posto, la gente esprimeva tutto il proprio dolore, lo sconcerto, dicendo: “E adesso come faremo senza don Ivan?” Queste, sono parrocchie dove la figura del parroco, gioca ancora un ruolo importante come punto di riferimento e di aggregazione delle persone. Questo me lo dicevano anche le persone non credenti che hanno espresso la loro sofferenza per questo grave incidente.

D. - La macchina dei soccorsi è soddisfacente?

R. - La Protezione civile, i Vigili del Fuoco sono veramente encomiabili. Ho incontrato vigili e membri della Protezione civile, che non chiudevano occhio da tre giorni, medici dell’ospedale che hanno evacuato l’ospedale di Carpi a rischio della propria vita. Queste continue scosse iniziano veramente a mettere a dura la resistenza fisica e psichica. Per cui avremo proprio bisogno di vedere dei segni concreti, per dire: “si ricomincia daccapo, si ricomincia a ricostruire, e soprattutto a mettere in sicurezza tante opere e tante chiese, che corrono il rischio di crollare”. Il Duomo di Carpi è gravemente danneggiato, la cupola corre il rischio di crollare, il Palazzo vescovile è totalmente inagibile, quindi anche io mi trovo fuori casa. Bisogna ricominciare, ma subito.

D. – Mons. Cavina, come possiamo aiutarvi?

R. - L’idea che mi era venuta, proprio per sostenere le nostre comunità parrocchiali è questa: se ci fossero parrocchie in Italia che vogliono fare un gemellaggio con le nostre di Carpi come segno di solidarietà, giovani che vengono qui per rianimare in nostri giovani -non subito ma una volta che queste scosse saranno finite- sarebbe, per me un aiuto enorme perché aiuterebbe la ricostruzione spirituale e morale delle persone, soprattutto dei giovani. L’altro aspetto è quello più materiale: anche un centesimo, offerto, può aiutarci nella ricostruzione, perché è quello che dobbiamo iniziare a fare senza troppi ritardi e senza troppe burocrazie. Vorrei ringraziare la Segreteria di Stato della Santa Sede, perché ho ricevuto veramente tanti attestati di solidarietà. Fino a tre mesi fa, ho lavorato lì, e quindi volevo veramente esprimere la gratitudine a tutti gli amici, ai vescovi, ai cardinali che mi hanno contattato per esprimere la loro vicinanza.







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