Terremoto in Emilia: 17 morti. Appello del Papa. Il vescovo di Carpi: chiediamo aiuto
agli italiani
Il Papa si stringe con affetto attorno alle popolazioni dell’Emilia colpite dal sisma.
All’udienza generale in piazza San Pietro, oggi, BenedettoXVI ha rivolto
un appello agli italiani chiedendo il loro sostegno a favore dei terremotati:
“Il mio pensiero
va ancora una volta alle care popolazioni dell’Emilia, colpite da ulteriori forti
scosse sismiche, che hanno causato vittime e ingenti danni, specialmente alle chiese.
Sono vicino con la preghiera e l’affetto ai feriti, come pure a coloro che hanno subito
disagi, ed esprimo il più sentito cordoglio ai familiari di quanti hanno perso la
vita. Auspico che con l’aiuto di tutti e la solidarietà dell’intera Nazione possa
riprendere al più presto la vita normale in quelle terre così duramente provate”.
E’
di 17 il numero delle vittime del sisma. Due corpi sono stati estratti questa mattina
dalle macerie dell’azienda Haematronic di Medolla. Le scosse sono proseguite per tutta
la notte nelle province di Modena e Mantova. Per il 4 giugno il Consiglio dei ministri
ha proclamato una giornata di lutto nazionale, mentre il presidente Napolitano parla
di prevenzione inadeguata. Servizio di FrancescaSabatinelli:
Si chiamava
Biagio Santucci uno dei due operai estratti dalle macerie questa mattina. Era l’ultimo
disperso di Medolla, con lui è stato recuperato il corpo di un altro operaio, un terzo
è stato individuato sotto pesanti travi. Si chiude a 17 il numero dei morti del terremoto
che non sta dando tregua alle popolazioni dell’Emilia. Alle vittime di ieri si aggiungono
le sette del sisma del 20 maggio scorso, per un totale di 24, 350 i feriti, 13 mila
gli sfollati. Sono state decine le scosse che si sono susseguite nelle ultime ore
nella zona. La più forte, di magnitudo 3.8, si è registrata questa mattina alle 8.
“Sarà una sequenza sismica lunga, che potrebbe durare mesi o anni”: avverte il presidente
dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Stefano Gresta. Dal Consiglio
dei ministri di stamattina sono arrivate le misure per affrontare la situazione. Il
governo ha deciso l’aumento di due centesimi delle accise sui carburanti, ha rinviato
la scadenza dei versamenti fiscali e contributi a settembre, e ha previsto la deroga
del Patto di stabilità, entro un limite definito per i Comuni, delle spese per la
ricostruzione. Il Cdm ha inoltre esteso lo stato di emergenza alle Province di Reggio
Emilia e Rovigo e decretato per lunedì prossimo il lutto nazionale. Dure le parole
del presidente Napolitano, che ha criticato le politiche di prevenzione dei disastri,
definendole “gravemente inadeguate”. Il capo dello Stato ha poi confermato le celebrazioni
del 2 giugno. La Repubblica non può “rinunciare a celebrare la sua nascita”, ha detto,
invitando il paese a dare “esempio di fermezza e serenità”. “Non possiamo solo piangerci
addosso – ha aggiunto Napolitano – abbiamo il dovere di dare un messaggio di fiducia
e ci sono le ragioni per farlo”. La procura di Modena ha intanto aperto un’inchiesta
sulle morti degli operai rimasti travolti dal crollo dei capannoni per far soprattutto
luce sulle modalità con le quali sono stati costruiti. Ma il presidente di Confindustria,
Giorgio Squinzi, liquida la polemica definendola “artificiosa”. Si continua nel frattempo
la conta dei danni: al patrimonio storico, per la cui ricostruzione si è impegnata
anche l’Unesco, e a quello produttivo. Per la Coldiretti ammontano a 500 milioni di
euro i danni al comparto alimentare, mentre per la Confindustria il quadro della crisi
ne uscirà ulteriormente aggravato. La presidenza della Conferenza episcopale italiana,
che ha messo a disposizione un milione di euro proveniente dall’otto per mille, ha
annunciato per domenica 10 giugno una colletta nazionale da tenersi in tutte le chiese.
La Caritas italiana ha messo a disposizione centomila euro e l’aiuto arriva anche
dall’Ue, pronta, ha detto il presidente della Commissione europea Barroso, “ad aiutare
concretamente l'Italia a far fronte alle conseguenze di questa e precedenti catastrofi
naturali".
Tra le vittime della nuova scossa c’è anche il parroco della frazione
di Rovereto nel comune di Novi di Modena, don Ivan Martini, che voleva portare fuori
dalla chiesa la statua della Madonna perché fosse vicina agli sfollati. Ingenti i
danni al patrimonio culturale e religioso al tessuto produttivo dell’Emilia. E’ quanto
sottolinea, al microfono di LucaCollodi, il vescovo della diocesi di
Carpi, mons.FrancescoCavina:
R. – La diocesi
di Carpi era già stata colpita, solo che i giornali non ne avevano parlato affatto
perché non c’erano stati morti. Soprattutto per quanto riguarda gli edifici di culto,
con le scosse di ieri, siamo a venti chiese distrutte e tutte le altre sono inagibili.
Questo è un danno gravissimo per la vita di queste comunità, perché la parrocchia
rappresenta l’unico punto di aggregazione da una punto di vista sociale e non solo
come sede. Ed è necessario partire immediatamente per la ricostruzione, perché altrimenti,
queste comunità corrono veramente il rischio di smarrirsi, di perdere se stesse. Quindi,
chiedo veramente che ci si affretti nel mettere in opera la ricostruzione.
D.
– Mons. Cavina, avete fiducia nell’operato dello Stato per la ricostruzione?
R.
- Non possiamo fare altro, perché l’economia è in ginocchio, le aziende sono crollate,
per cui non c’è più nulla; resistono le case, però i danni morali e materiali sono
veramente incalcolabili. Tra l’atro, la gente vive nella paura, perché queste scosse
non finiscono mai. Chiediamo l’aiuto a tutti per quanto è possibile.
D. - È
doveroso il ricordo di don Ivan vittima di un crollo mentre cercava di salvare una
statua della Madonna...
R. - Era un parroco molto zelante, e molto amato dalla
propria gente. Tanto è vero che ieri, quando sono andato sul posto, la gente esprimeva
tutto il proprio dolore, lo sconcerto, dicendo: “E adesso come faremo senza don Ivan?”
Queste, sono parrocchie dove la figura del parroco, gioca ancora un ruolo importante
come punto di riferimento e di aggregazione delle persone. Questo me lo dicevano anche
le persone non credenti che hanno espresso la loro sofferenza per questo grave incidente.
D.
- La macchina dei soccorsi è soddisfacente?
R. - La Protezione civile, i Vigili
del Fuoco sono veramente encomiabili. Ho incontrato vigili e membri della Protezione
civile, che non chiudevano occhio da tre giorni, medici dell’ospedale che hanno evacuato
l’ospedale di Carpi a rischio della propria vita. Queste continue scosse iniziano
veramente a mettere a dura la resistenza fisica e psichica. Per cui avremo proprio
bisogno di vedere dei segni concreti, per dire: “si ricomincia daccapo, si ricomincia
a ricostruire, e soprattutto a mettere in sicurezza tante opere e tante chiese, che
corrono il rischio di crollare”. Il Duomo di Carpi è gravemente danneggiato, la cupola
corre il rischio di crollare, il Palazzo vescovile è totalmente inagibile, quindi
anche io mi trovo fuori casa. Bisogna ricominciare, ma subito.
D. – Mons. Cavina,
come possiamo aiutarvi?
R. - L’idea che mi era venuta, proprio per sostenere
le nostre comunità parrocchiali è questa: se ci fossero parrocchie in Italia che vogliono
fare un gemellaggio con le nostre di Carpi come segno di solidarietà, giovani che
vengono qui per rianimare in nostri giovani -non subito ma una volta che queste scosse
saranno finite- sarebbe, per me un aiuto enorme perché aiuterebbe la ricostruzione
spirituale e morale delle persone, soprattutto dei giovani. L’altro aspetto è quello
più materiale: anche un centesimo, offerto, può aiutarci nella ricostruzione, perché
è quello che dobbiamo iniziare a fare senza troppi ritardi e senza troppe burocrazie.
Vorrei ringraziare la Segreteria di Stato della Santa Sede, perché ho ricevuto veramente
tanti attestati di solidarietà. Fino a tre mesi fa, ho lavorato lì, e quindi volevo
veramente esprimere la gratitudine a tutti gli amici, ai vescovi, ai cardinali che
mi hanno contattato per esprimere la loro vicinanza.