Dolore del Papa per la Siria: continuano le violenze
Ennesima giornata di violenze ieri in Siria con 98 morti, tra cui 61 civili, nove
ribelli e 28 soldati governativi. Sono dati dell'Osservatorio siriano per i diritti
umani che denuncia, tra l'altro, un nuovo "massacro" di 13 civili a Deir Ezzor, nel
nordovest. Dopo il messaggio di dolore e preoccupazione del Papa, il direttore della
Sala stampa vaticana è tornato a esprimere “tutta la partecipazione al dolore di queste
popolazioni e il desiderio che si cerchino subito soluzioni pacifiche”.Segnale
forte da moltissimi Paesi europei e non solo che hanno deciso l’espulsione dell’ambasciatore
siriano, mentre Kofi Annan chiede a Assad passi subito. Il servizio di Marina Calculli:
Della vicinanza
del Papa alla popolazione siriana Fausta Speranza ha parlato con il nunzio
apostolico, mons. Mario Zenari, raggiunto telefonicamente a Damasco:00:02:28:22 R.
– Aiuta sempre molto sentire la vicinanza del Santo Padre, sentire questi messaggi,
sentire il suo dolore, e anche i segni di speranza cui fa appello per uscire da questo
ciclo infernale di violenza. A questi appelli del Papa, a questi messaggi si è abbastanza
attenti qui. Questa mattina ho ricevuto una lettera in arabo. L’ho fatta subito tradurre
ed era di semplici cittadini musulmani, che avevano saputo che il Santo Padre, oltre
alla sua vicinanza, di fronte alle sofferenze del popolo siriano aveva voluto dare
anche un segno concreto di aiuto attraverso il Pontificio Consiglio "Cor Unum". Qui
sono attenti a questi segni concreti, a questi messaggi del Papa. Certamente è molto
incoraggiante per i cristiani sentire questa vicinanza per fatti quasi giornalieri,
perché purtroppo le notizie che giungono al Papa, come a tutti noi, non sono buone.
Gli atti di violenza sono dolorosissimi per tutti quanti e per noi, che viviamo qui
e che vediamo come si svolgono le cose di giorno in giorno, c’è anche la preoccupazione,
la paura che ad un atto di estrema violenza ne succedano subito altri di pari violenza.
D. – In queste ore a Damasco c’è il mediatore dell’Onu e della Lega Araba,
Kofi Annan, incaricato di elaborare il piano che ha dato vita ad una tregua, poi però
purtroppo non rispettata. Si rinnova la speranza in una mediazione? R. – Bisogna
tenere in vita questo piano di Kofi Annan, perché altrimenti non si riesce a vedere
un’alternativa. Se in queste tre, quattro settimane non ci fossero stati questi quasi
300 osservatori, ci si può chiedere cosa sarebbe successo. Probabilmente ci sarebbe
stata più violenza e una violenza più forte. Quindi, bisogna sostenere il piano di
Kofi Annan veramente a tutti i costi. Oggi, Annan incontra le autorità e da quello
che ho visto dovrebbe incontrare anche la società civile e probabilmente anche i capi
religiosi. Bisogna continuare, anche a piccoli passi, per raggiungere le piccole cose
che si possono raggiungere, e bisogna farlo a tutti i costi.