Ancora l’Egitto nella lista nera della Commissione Usa per la libertà religiosa
Per il secondo anno consecutivo l’Egitto compare nella lista dei Paesi di particolare
preoccupazione (“Countries of particular concern” – Cpc) segnalati al Segretario di
Stato dalla speciale Commissione Usa per la libertà religiosa internazionale (U.S.
Commission on International Religious Freedom – Uscirf). Secondo il suo ultimo rapporto
annuale, pubblicato di recente, il Governo di transizione egiziano “ha continuato
ad essere coinvolto e a tollerare continue, sistematiche e gravi violazioni della
libertà di pensiero, coscienza, religiosa o di fede”. Tra le principali vittime delle
violenze settarie la comunità cristiana: un centinaio i copti assassinati per la
loro appartenenza religiosa nel 2011, più di tutto il decennio precedente. “Questo
livello di violenza e la mancata punizione dei responsabili – osserva la Commissione
– hanno continuato ad alimentare un clima di impunità, aumentando la possibilità di
nuove violenze”. Il rapporto, citato dall’agenzia Cns, rileva inoltre che le autorità
egiziane non hanno impedito ai mezzi di comunicazione controllati dallo Stato di diffondere
contenuti offensivi e degradanti nei confronti di alcune comunità religiose: in particolare
contro gli stessi copti, ebrei e baha’i. La Uscirf raccomanda quindi all’Amministrazione
americana di premere sull’attuale esecutivo di transizione e sul futuro governo civile
affinché adottino misure che possano migliorare la situazione della libertà religiosa
nel Paese. Tra queste l’abolizione dell’obbligo di specificare nei documenti la religione
di appartenenza e l’introduzione di una legislazione uniforme in materia di costruzione
e ristrutturazione dei luoghi di culto. Il rapporto chiede poi un intervento più deciso
per reprimere i gruppi settari violenti. Nella lista stilata dalla Uscirf dei Paesi
che hanno commesso gravi e sistematiche violazioni della libertà religiosa, oltre
all’Egitto, figurano quest’’anno: Myanmar, Nord Corea, Eritrea, Iran, Iraq, Nigeria,
Pakistan, Cina, Arabia Saudita, Sudan, Tagikistan, Turchia , Turkmenistan, Uzbekistan
e Vietnam. Tra quelli sotto osservazione invece: Afghanistan, Bielorussia , Cuba,
India, Indonesia, Laos, Russia, Somalia e Venezuela. Prima di essere inserito l’anno
scorso tra i Cpc, l’Egitto, dal 2002, era inserito in quest’ultima categoria. (L.Z.)