Il dolore del Papa per le stragi in Siria, appello della Santa Sede per la fine delle
violenze. La testimonianza del nunzio a Damasco
“La recente strage di Hula, con la morte di un centinaio di persone tra cui numerosi
bambini, addolora e preoccupa profondamente il Santo Padre e l’intera comunità cattolica,
nonché la comunità internazionale, che ha condannato unanimemente l’accaduto”. Così,
un comunicato della Sala stampa vaticana pubblicato ieri, con cui “la Santa Sede esorta
le parti interessate e tutta la comunità internazionale a non risparmiare alcuno sforzo
per risolvere la crisi attraverso il dialogo e la riconciliazione”. Appello, infine,
alla cessazione di ogni forma di violenza e ai leader e credenti di diverse religioni
perché si promuova la pace per “il bene di tutta la popolazione”.
Intanto,
dalla Siria, giunge la notizia che ad Hula sarebbero state eseguite numerose esecuzioni
sommarie da parte di alcune milizie filo-Assad. Secondo il portavoce dell'Alto Commissariato
dell'Onu per i diritti umani, Rupert Colville, i sopravvissuti testimoniano che solo
una ventina delle 108 vittime "dell'atroce massacro" sono state uccise da ''colpi
di artiglieria e dal fuoco sparato dai carri armati''. Anche nelle ultime ore si contano
numerosi morti: almeno 32 nel Nord della Siria. La Germania, l'Italia e la Francia
hanno ritirato i propri ambasciatori, mentre il premier turco Erdogan afferma che
"c'è un limite alla pazienza per la crudeltà del regime siriano". Da ieri, è a Damasco,
Kofi Annan, inviato speciale dell'Onu che oggi ha avuto un colloquio con il presidente
Assad. Della vicinanza del Papa e delle speranze di pacificazione in Siria, Fausta
Speranza ha parlato con il nunzio apostolico a Damasco, mons. Mario Zenari,
raggiunto telefonicamente nella capitale siriana:
R. – Aiuta sempre
molto sentire la vicinanza del Santo Padre, sentire questi messaggi, sentire il suo
dolore, e anche i segni di speranza cui fa appello per uscire da questo ciclo infernale
di violenza. A questi appelli del Papa, a questi messaggi si è abbastanza attenti
qui. Questa mattina ho ricevuto una lettera in arabo. L’ho fatta subito tradurre ed
era di semplici cittadini musulmani, che avevano saputo che il Santo Padre, oltre
alla sua vicinanza, di fronte alle sofferenze del popolo siriano aveva voluto dare
anche un segno concreto di aiuto attraverso il Pontificio Consiglio "Cor Unum". Qui
sono attenti a questi segni concreti, a questi messaggi del Papa. Certamente è molto
incoraggiante per i cristiani sentire questa vicinanza per fatti quasi giornalieri,
perché purtroppo le notizie che giungono al Papa, come a tutti noi, non sono buone.
Gli atti di violenza sono dolorosissimi per tutti quanti e per noi, che viviamo qui
e che vediamo come si svolgono le cose di giorno in giorno, c’è anche la preoccupazione,
la paura che ad un atto di estrema violenza ne succedano subito altri di pari violenza.
D. – In queste ore a Damasco c’è il mediatore dell’Onu e della Lega Araba,
Kofi Annan, incaricato di elaborare il piano che ha dato vita ad una tregua, poi però
purtroppo non rispettata. Si rinnova la speranza in una mediazione?
R. – Bisogna
tenere in vita questo piano di Kofi Annan, perché altrimenti non si riesce a vedere
un’alternativa. Se in queste tre, quattro settimane non ci fossero stati questi quasi
300 osservatori, ci si può chiedere cosa sarebbe successo. Probabilmente ci sarebbe
stata più violenza e una violenza più forte. Quindi, bisogna sostenere il piano di
Kofi Annan veramente a tutti i costi. Oggi, Annan incontra le autorità e da quello
che ho visto dovrebbe incontrare anche la società civile e probabilmente anche i capi
religiosi. Bisogna continuare, anche a piccoli passi, per raggiungere le piccole cose
che si possono raggiungere, e bisogna farlo a tutti i costi.