Siria, p. Dall'Oglio: "L'Onu salvi il Paese che è sotto ricatto"
"E' sentimento
di tutti i siriani che ci sia uno Stato siriano che va salvato. Le istituzioni devono
essere protette, il sistema scolastico e sanitario devono continuare a funzionare.
Penso che un ruolo essenziale della missione ONU sia rivalutare lo Stato che qui per
molti sirani è oggi ricattato, tenuto in custodia forzata da un un gruppo di potere.
E' un obiettivo su cui dobbiamo essere tutti d'accordo subito". Si esprime
così, dalla Siria, il gesuita p. Paolo Dall'Oglio, fondatore
della comunità monastica di Deir Mar Musa, nei giorni della missione dell'inviato
dell'Onu Kofi Annan nel Paese."Ci aggrappiamo a questa iniziativa
Onu come naufraghi ad una zattera. Qui si prova forse per la prima volta ad interrompere
un ciclo violento di guerra civile con la non-violenza. Questo tentativo, che per
ora è troppo timido, se fosse incoraggiato, appoggiato dalla collettività internazionale
con più coerenza, potrebbe riuscire. Non bastano 300, ce ne vorrebbero 3.000 di osservatori
militari esperti, non armati, e poi forse circa 30mila accompagnatori della società
civile che venissero ad aiutare questa società civile locale a tirarsi su e a trovare
le vie della riconciliazione". Dall'Oglio commenta la circostanza che la Russia
abbia approvato la risoluzione del Consiglio di Sicurezza che addossa alle forze governative
siriane parte della responsabilità della strage di Hula. "L’iniziativa di Kofi Annan
- spiega Dall'Oglio - ha senso solo nella misura in cui rappresenta la buona volontà
della Russia. E’ una buona volontà condizionata al fatto che la Siria non esca dall’area
geostrategica di influenza della Russia sul Mediterraneo. Nella tragica e insopportabile
contingenza di questo massacro orribile che è avvenuto venerdì scorso, la Russia ha
trovato le parole giuste e adesso bisognerà che trovi anche i mezzi adeguati, perché
questo Paese sia accompagnato fuori da questa crisi verso una democrazia autentica".
"Qui la gente ha comunque ancora tanta speranza e paga con la vita dei propri figli
su diversi fronti. Se c'è un elemento che dobbiamo prendere in considerazione - aggiunge
il gesuita - è il grande amore dei siriani per la loro patria. Certamente questa crisi
è costata più di quanto si potesse prevedere e più di quanto sia sopportabile. Adesso
si è pagato troppo per tornare indietro. Ma la primavera araba non è naufragata, assistiamo
ad un grande movimento di cambiamento, emancipazione culturale dei musulmani nei confronti
della libertà democratica di questi paesi. Il movimento nel suo complesso va assecondato,
protetto e promosso perché possa stabilizzarsi in una nuova forma di vita civile.
Per l'Europa è molto meglio avere dei partner democratici anche qualora fossero più
esigenti dal punto di vista dei rapporti internazionali". E p. Dall'Oglio chiude
l'intervista con una testimonianza struggente dalla comunità cristiana siriana. "Ieri
sera ho celebrato la Pasqua con quello che resta delle famiglie, che sono qui in un
quartiere difficilissimo. Non hanno avuto la Pasqua e quindi abbiamo celebratola Pasqua
e la Pentecoste assieme. C’erano una persona anziana, una bambina, due donne nubili
- ecco cosa è rimasto di questa comunità cristiana in questo quartiere – e abbiamo
celebrato con commozione il mistero dell’amore di Dio per ogni uomo". (intervista
a cura di Fabio Colagrande)