I vescovi maltesi in udienza dal Papa. L'arcivescovo di Malta: puntare su famiglia
e nuova evangelizzazione
Il Papa ha ricevuto, stamani, in visita ad Limina un gruppo di vescovi di Malta, Paese
che il Pontefice ha visitato nel 2010, a conclusione dell'Anno Paolino. Sulle attuali
sfide della Chiesa maltese e sulle speranze riposte in questa visita, Isabella
Piro ha intervistato mons. Paul Cremona, arcivescovo di Malta:
R. - La Chiesa
a Malta in questo periodo, ovviamente, fa parte anche del “villaggio globale”, e così
anche noi ci troviamo davanti ai problemi, alle idee, ai disvalori che sono dappertutto,
in tutto il mondo. Da noi, credo che la sfida è cercare di dare una fede più grande,
più forte a questa cultura religiosa che noi abbiamo a Malta, perché la cultura religiosa
è molto forte a Malta. Per affrontare queste problematiche nuove ci vuole anche una
fede più radicata: noi abbiamo bisogno di vivere cristianamente.
D. - Cosa
ha lasciato la visita di Benedetto XVI nel 2010?
R. - Una grande gioia ovunque.
Noi vescovi ritorniamo sui discorsi pronunciati da Papa Benedetto quando era da noi
e nella memoria dei maltesi è rimasto un momento veramente di gioia, ma anche di fede:
una manifestazione della nostra fede davanti al mondo, davanti alla società.
D.
- Un anno fa, a Malta si è tenuto il referendum sul divorzio che ha visto la vittoria
del sì. Come è cambiata la situazione della famiglia maltese?
R. - Il problema
è il matrimonio stesso, perché il matrimonio e la famiglia non sono considerati con
il dovuto rispetto che dovrebbero avere, anche tra i giovani cattolici. La maggioranza
ancora preferisce fare un matrimonio che sia un Sacramento, ma si vedono coppie che
si separano ed è una cosa che sta aumentando: fino ad ora, credo che ci siano stati
quattrocento casi di divorzio. L’anno prossimo, tutta la diocesi farà una riflessione
sull’apostolato nella famiglia e tutti i gruppi staranno insieme per vedere cosa vuole
Dio in questa società in cui viviamo. Speriamo che questa riflessione porti ad un
piano che sia più oggettivo, più reale per questi tempi in cui viviamo.
D.
- Una delegazione di Malta sarà presente all’Incontro mondiale delle famiglie a Milano?
R. - Sì, ci sarà un gruppo che viene da Malta per partecipare a questa celebrazione.
Sarà un avvenimento di grande portata e un avvenimento anche di grande gioia, specialmente
vedere tutte quelle famiglie che credono nel matrimonio e che fanno del loro meglio
per far crescere la famiglia secondo la volontà di Dio, secondo i voti che hanno fatto
durante il Rito matrimoniale.
D. - Ad ottobre si terrà il Sinodo generale
sulla Nuova evangelizzazione. In questo settore, la Chiesa di Malta e di Gozo come
si sta muovendo?
R. - Noi cerchiamo, anche nel nostro linguaggio, di usare
questa nuova evangelizzazione che è tanto importante, specialmente per questa Europa
in cui viviamo. Non possiamo parlare di nuova evangelizzazione per i Paesi che non
hanno ancora accolto il Signore Gesù Cristo; noi facciamo questa nuova evangelizzazione
per quei Paesi in cui una volta Cristo era presente nella vita delle persone, mentre
adesso è diminuita l’influenza di Nostro Signore. Allora, con la nuova evangelizzazione
dobbiamo vedere come fare per attirare la gente e portarla ad avere un’esperienza
che non sia un’esperienza soltanto di Chiesa, ma sia un’esperienza di Cristo attraverso
la Chiesa. Questa credo che sia la nuova evangelizzazione.
D. - Malta è un’isola
che è sempre stata un po’ al centro anche degli sbarchi dei migranti. Qual è attualmente
la situazione e la Chiesa come si muove in questo campo?
R. - Noi cerchiamo
di aiutare: c’è il "Jesuit Refugee Service" dei gesuiti che cura soprattutto i diritti
di coloro che cercano asilo a Malta; c’è anche la Commissione per gli emigranti -
che adesso è più una Commissione per gli immigrati - che dà alloggio a diverse famiglie
venute qui a Malta. Ci sono diversi problemi che devono essere risolti: per esempio,
il problema della detenzione delle persone che vengono qui. Il fatto è che molte di
queste persone che cercano asilo non è che vogliono stare a Malta, ma vedono un futuro
più grande in Australia o negli Stati Uniti. E allora sono qua, aspettando di vivere
questa nuova avventura in un nuovo Paese. Ma fino a quando saranno qui a Malta noi
dobbiamo cercare, come cristiani, di fare per loro tutto il possibile, specialmente
dando loro lavoro e rispettandoli come immagine di Dio, in cui crediamo.
D.
- Cosa vi dà l’incontro con il Papa?
R. - Prima di tutto, l’esperienza di
essere vicini al Papa è sempre un’esperienza spirituale grande, proprio per cercare
di guidare la Chiesa qui a Malta come la Chiesa vuole. Speriamo di avere luci nuove
sul modo in cui noi vescovi possiamo andare avanti in questo cammino della Chiesa.