Giornata nazionale per la donazione e il trapianto di organi
Si celebra oggi in Italia la Giornata nazionale per la donazione e il trapianto di
organi e tessuti. Sono migliaia i pazienti nelle liste d’attesa regionali. Aumentano
i donatori, ma l’esigenza di disponibilità di organi e tessuti è sempre alta. Il prof.
Salvatore Agnes, direttore dell’unità operativa del Centro trapianti del Policlinico
Gemelli, spiega le circostanze in cui si effettua un trapianto e le prospettive della
ricerca in questo campo. L’Intervista è di Eliana Astorri:
R. - Ovviamente
quando si parla di prelievo, in generale evidentemente, si allude al prelievo degli
organi dal donatore morto, che tecnicamente viene definito “donatore cadavere”. È
evidente che poi c’è tutta un’altra problematica che riguarda il donatore vivente
e che, chiaramente, presuppone un tipo di rapporto donatore-ricevente completamente
differente e procedure che sono altrettanto differenti. Peraltro, la donazione da
vivente, interessa una minoranza assoluta dei trapianti che si possono fare, e quindi
questo non è il cuore del nostro problema. Chi è il donatore cadavere? È un soggetto
che è morto; è morto con un processo di morte iniziato dal suo cervello, ed essendo
iniziato dal suo cervello, con esso, è morto tutto l’individuo. Però dopo la morte
del cervello, quindi con l’individuo che viene definito morto, può sopravvivere il
funzionamento di alcuni organi e questo normalmente per qualche ora. E allora, quando
si definisce la morte dell’individuo in relazione alla morte del suo cervello, nelle
ore successive, questo soggetto viene identificato come un potenziale donatore d’organi.
In questo caso si può procedere, salvo tutte le problematiche legate al consenso e
di burocrazia, al prelievo degli organi.
D. - A che punto è il problema del
rigetto? Negli anni si è ridotto questo pericolo?
R. - Assolutamente sì. Diciamo
che la trapiantologia ha una storia abbastanza recente; è una branca che nasce ed
inizia a diffondersi sostanzialmente a partire dagli anni Sessanta. Allora, il rigetto
era veramente un grande problema; poi c’è stata una prima svolta negli anni Ottanta,
e successivamente questo problema si è ridotto sempre più. Non è scomparso, ma le
moderne procedure e soprattutto i moderni presidi farmacologici, sono in grado di
controllarlo in maniera tale che non costituisce più il problema centrale della trapiantologia.
D.
- E come si fa ad esprimere la volontà di donare organi o tessuti?
R. - Intanto
il problema è che la legge italiana presuppone che le persone abbiano, in qualche
modo, espresso in vita il proprio consenso alla donazione, anche solo a livello verbale;
i familiari dell’individuo che si trova in queste condizioni, quindi morto, possono
testimoniare del consenso espresso in vita dal soggetto stesso. È chiaro che si può
invece anche esprimerlo in modo differente, più chiaro, per esempio con una adesione
alle varie associazioni, come quella all’Associazione italiana dei donatori d’organo.
Non esiste ancora un meccanismo assolutamente stabilito, di espressione formale obbligatoria
del consenso, però i modi ci sono.
D. – Questa Domenica è la Giornata nazionale
della donazione e del trapianto di organi e tessuti. Dalla sua esperienza, ha avuto
modo di verificare se dopo queste giornate di sensibilizzazione, c’è stato un aumento
di donatori?
R. - Non è così diretto a mio modo di vedere, né noi potremo mai
constatare di fatto, nel sistema sanitario una cosa di questo tipo. Però io posso
testimoniare un trend: negli anni sicuramente grazie a queste iniziative o ad altre
simili, la cultura della donazione si è molto diffusa, e non solamente tra la popolazione
laica, dei non addetti, che comprende la stragrande maggioranza delle persone, ma
si è diffusa anche nella classe medica, la quale, negli scorsi decenni, ha avuto bisogno
di educazione alla donazione. I medici sono i primi che devono essere in grado di
fare le diagnosi di morte cerebrale, che non è una cosa proprio per tutti, di identificare
poi, i possibili donatori, e in qualche modo, di lavorare affinché questa donazione
possa essere possibile. Quindi è una cultura che si è diffusa, e si è diffusa, sicuramente,
anche grazie alle tante iniziative, e probabilmente anche grazie a queste giornate
di riflessione.