Sdegno e orrore per il massacro di bambini ad Hula. Il nunzio: dolore immenso
Sdegno ed orrore nel mondo per i massacri in Siria. Altri civili sono stati uccisi
ieri, dopo la strage a Hula, in cui sono morte almeno 92 persone tra cui 32 bambini.
Nella città è arrivato un team di osservatori delle Nazioni Unite. Il capo degli osservatori
dell'Onu il generale Robert Mood ha condannato oggi come ''una brutale tragedia''
il massacro ad Hula. Gli osservatori, ha aggiunto, ''hanno confermato (...) l'impiego
dei cannoni dei carri armati''. In diverse province la gente è scesa in piazza in
segno di protesta. Il Consiglio nazionale siriano ha chiesto una riunione d'urgenza
del Consiglio di sicurezza dell'Onu per "determinare le responsabilità”. Gli oppositori
hanno fatto sapere di non voler rispettare il cessate il fuoco, previsto dal piano
di Kofi Annan, fino a quando non verranno prese misure per proteggere la popolazione.
Dura la condanna della comunità internazionale. Fausta Speranza ha raggiunto telefonicamente
a Damasco, mons. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria:
R. – Direi che
purtroppo queste notizie sono abbastanza ripetute e molto tristi. Fa male, fa male
a tutti… E’ un dolore veramente immenso che colpisce tutte le persone che hanno un
minimo di umanità. Di fronte a questo quadro così terribile, non bisogna neanche dimenticare
il panorama vario della realtà, anche dei semi di speranza, dei semi di bontà in questa
marea di violenza e di sangue.
D. – Ci racconta qualcosa di questo?
R.
– Sto raccogliendo, qua e là, esempi di presenza sul posto con le persone che soffrono,
con le persone che sono colpite da questo conflitto: alle volte presenze eroiche,
testimonianze eroiche molto belle di uomini, di donne, di religiosi, di religiose,
di sacerdoti. E non solo, anche esempi di accoglienza, gli uni con gli altri: la gente
che si trova in queste situazioni scavalca le barriere anche religiose e si aiuta
reciprocamente. Ieri mattina mi ha chiamato una persona che mi tiene informato sugli
incontri che fanno alcuni - questo è il quarto – appartenenti a differenti religioni:
ci sono cristiani, ci sono sacerdoti, ci sono capi musulmani, capi di diverse confessioni
religiose, c’è anche qualche autorità. E tutto questo è iniziato proprio in una zona
dove infuria la violenza: proprio nella città di Homs! Questi capi religiosi e autorità
religiose hanno cominciato da un po’ di tempo a reagire e a incontrarsi: sono circa
25. In tutta amicizia, apertura e sincerità cominciano a dire che bisogna reagire
e cominciano anche a prendere in visione alcuni problemi concreti. Sul tappeto è stato
messo il problema delle persone scomparse e hanno detto che qui bisogna che ciascuna
parte, ciascuno di noi, faccia tutto il possibile per la riconciliazione e per trovare
delle soluzioni, che nascano sul terreno. Ben inteso, abbiamo bisogno dell’Organizzazione
delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni ma è bello vedere questi semi, anche
piccoli semi, di speranza che nascono sul posto.
D. - Mons. Zenari, sembra
che non si debba parlare più soltanto di forze governative e di forze di opposizione:
addirittura il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, parla di una forza terrorista
che si è insediata in Siria. È così: una logica di violenza che va al di là delle
rivendicazioni di democrazia, di diritti umani?
R. – Purtroppo c’è il pericolo
di uno sfasciamento dell’ordine pubblico, della società civile a causa di queste forze
così diaboliche… Anche qui occorre reagire e direi reagire anche noi come credenti,
come credenti cristiani, musulmani o di altre religioni: qui è molto forte l’aspetto
religioso, perché è tra i primi valori. Bisogna prendere quindi in mano quest’arma
della preghiera, sia cristiani che musulmani: pregare per la riconciliazione, pregare
per la pace.