Primavera araba: se dovesse fallire, a rischio le minoranze religiose
Se le rivoluzioni avviate dalla Primavera araba falliscono, vi saranno forti rischi
per le minoranze etniche e religiose in Medio Oriente: è quanto emerge dal nuovo rapporto
“Popoli in pericolo”, (“Peoples under threat”), appena pubblicato dall'Ong “Minority
Rights Group” (Mrg), focalizzato sulla situazione delle minoranze in Medio Oriente.
“Se il 2011 sarà ricordato come l'anno della Primavera araba, il 2012 potrebbe diventare
l'anno delle rivoluzioni inacidite” dice in una nota inviata all'agenzia Fides Mark
Lattimer, direttore esecutivo di Mrg. “I grandi cambiamenti in Medio Oriente e Nord
Africa, se da un lato aumentano le speranze per la democratizzazione, rappresentano
per le minoranze etniche e religiose un evento pericoloso quanto la violenta disgregazione
dell'Unione Sovietica e della ex Jugoslavia”, ammonisce. Il Rapporto nota che Siria,
Libia, Egitto, Yemen, Sud Sudan sono tra gli Stati dove le comunità di minoranza sono
più a rischio di omicidi di massa. Appena si apre uno spazio politico e uno spiraglio
di libertà, rivendicazioni etniche e settarie vengono esacerbate e, in tali dinamiche,
“le minoranze costituiscono spesso un capro espiatorio” spiega Mrg. In Siria, dove
il governo è dominato dagli alawiti, le comunità di sciiti e alawiti sono in pericolo
se il conflitto si intensificherà, mentre anche i cristiani sono profondamente preoccupati
per la possibilità di attacchi dei militanti sunniti. In Libia, ex ribelli continuano
a detenere oltre 6.000 persone arrestate durante e dopo il conflitto armato: detenuti
senza accusa né processo, per metà migranti subsahariani o libici neri, molti dei
quali sono stati torturati fino alla morte. In Egitto, nota il Rapporto, si segnala
che un crescente numero di cristiani copti lascia il Paese in seguito a intimidazioni
e attacchi contro le chiese. Il successo politico dei Fratelli Musulmani e dei partiti
salafiti è visto con preoccupazione anche da altre minoranze religiose, come sciiti
e baha'i. In Yemen, agli scontri fra tribù sunnite e al-houthi si aggiungono le proteste
di migliaia di manifestanti della comunità akhdam, che si lamenta per emarginazione
e razzismo. Forti pericoli, inoltre, si notano in Sud Sudan, dove si è e sviluppata
una violenza intercomunitaria su larga scala nell'area di Jonglei, che colpisce circa
120.000 persone, mentre negli ultimi mesi migliaia di profughi dal Sudan sono fuggiti
in Sud Sudan, per i bombardamenti del governo sudanese sulle comunità che abitano
i monti Nuba o nell’area del Nilo Azzurro. “Le differenze etniche e religiose, fra
musulmani e non musulmani, fra arabi e non arabi, sono tutte espressioni di una diversità
interna, spesso sottovalutata in Medio Oriente, che potrebbero diventare linee discriminanti
per omicidi di massa” avverte Mark Lattimer. (R.P.)