2012-05-25 14:30:40

Primavera araba: se dovesse fallire, a rischio le minoranze religiose


Se le rivoluzioni avviate dalla Primavera araba falliscono, vi saranno forti rischi per le minoranze etniche e religiose in Medio Oriente: è quanto emerge dal nuovo rapporto “Popoli in pericolo”, (“Peoples under threat”), appena pubblicato dall'Ong “Minority Rights Group” (Mrg), focalizzato sulla situazione delle minoranze in Medio Oriente. “Se il 2011 sarà ricordato come l'anno della Primavera araba, il 2012 potrebbe diventare l'anno delle rivoluzioni inacidite” dice in una nota inviata all'agenzia Fides Mark Lattimer, direttore esecutivo di Mrg. “I grandi cambiamenti in Medio Oriente e Nord Africa, se da un lato aumentano le speranze per la democratizzazione, rappresentano per le minoranze etniche e religiose un evento pericoloso quanto la violenta disgregazione dell'Unione Sovietica e della ex Jugoslavia”, ammonisce. Il Rapporto nota che Siria, Libia, Egitto, Yemen, Sud Sudan sono tra gli Stati dove le comunità di minoranza sono più a rischio di omicidi di massa. Appena si apre uno spazio politico e uno spiraglio di libertà, rivendicazioni etniche e settarie vengono esacerbate e, in tali dinamiche, “le minoranze costituiscono spesso un capro espiatorio” spiega Mrg. In Siria, dove il governo è dominato dagli alawiti, le comunità di sciiti e alawiti sono in pericolo se il conflitto si intensificherà, mentre anche i cristiani sono profondamente preoccupati per la possibilità di attacchi dei militanti sunniti. In Libia, ex ribelli continuano a detenere oltre 6.000 persone arrestate durante e dopo il conflitto armato: detenuti senza accusa né processo, per metà migranti subsahariani o libici neri, molti dei quali sono stati torturati fino alla morte. In Egitto, nota il Rapporto, si segnala che un crescente numero di cristiani copti lascia il Paese in seguito a intimidazioni e attacchi contro le chiese. Il successo politico dei Fratelli Musulmani e dei partiti salafiti è visto con preoccupazione anche da altre minoranze religiose, come sciiti e baha'i. In Yemen, agli scontri fra tribù sunnite e al-houthi si aggiungono le proteste di migliaia di manifestanti della comunità akhdam, che si lamenta per emarginazione e razzismo. Forti pericoli, inoltre, si notano in Sud Sudan, dove si è e sviluppata una violenza intercomunitaria su larga scala nell'area di Jonglei, che colpisce circa 120.000 persone, mentre negli ultimi mesi migliaia di profughi dal Sudan sono fuggiti in Sud Sudan, per i bombardamenti del governo sudanese sulle comunità che abitano i monti Nuba o nell’area del Nilo Azzurro. “Le differenze etniche e religiose, fra musulmani e non musulmani, fra arabi e non arabi, sono tutte espressioni di una diversità interna, spesso sottovalutata in Medio Oriente, che potrebbero diventare linee discriminanti per omicidi di massa” avverte Mark Lattimer. (R.P.)







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