2012-05-24 12:54:55

Il cardinale Vegliò: ascoltare le voci coraggiose delle donne migranti


Rafforzare l’impegno per difendere i diritti delle donne migranti: così, il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del dicastero per i Migranti e gli Itineranti, al Convegno “Costruire ponti di opportunità: donne e migrazione”, tenutosi oggi al Centro Studi americani di Roma. L’evento, promosso dall’ambasciata Usa presso la Santa Sede, è stato seguito per noi da Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

Superano ogni ostacolo e pregiudizio, sopportano abusi e violenze. Lo fanno per i loro figli, sono le donne migranti. A loro e al loro straordinario coraggio è stato dedicato il Convegno “Donne e migrazione” che al Centro Studi Americani ha visto la presenza di numerose personalità istituzionali, ecclesiali e non, impegnate ad “umanizzare” il fenomeno dell’immigrazione. Introducendo i lavori, l’ambasciatore americano presso la Santa Sede, Miguel H. Diaz, ha sottolineato la necessità innanzitutto di “ascoltare” le donne migranti, le loro sofferenze come le loro speranze. Un tema, quello dell’ascolto, che ha contraddistinto l’intervento del cardinale Antonio Maria Vegliò:

“Una di loro ha detto: abbiamo bisogno di integrarci nella società (…) cercate soluzioni per i nostri figli. Non parlate, ma fate cose pratiche. Noi non chiediamo assistenza psicologica, ma di incontrare persone che si preoccupano realmente di noi”.

Il presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti ha affermato che “la comunità ecclesiale è chiamata ad accompagnare le donne” immigrate con “affetto e cura, riservando un’attenzione speciale a quante sono state ferite nella dignità e private dell’innocenza”. Ed ha citato l’impegno, in questo senso, di “Talitha Kum”, la Rete internazionale della Vita Consacrata contro la tratta delle persone che opera in ben 82 Paesi. Il cardinale Vegliò non ha infine mancato di avvertire la particolare responsabilità che tutti noi abbiamo perché le donne migranti abbiano un lavoro dignitoso:

“Una particolare responsabilità spetta al consumatore che deve essere consapevole delle condizioni in cui sono coltivati o fabbricati i prodotti che acquista. L’introduzione di etichette commerciali e di codici di condotta potrebbe contribuire ad assicurare condizioni di lavoro decenti”.

Dal canto suo, Martina Liebsch, direttore per le politiche di “Caritas Internationalis” ha denunciato che oggigiorno il traffico di persone è più facile che il traffico di droga e di armi. Soprattutto in questa situazione di grave crisi economica, ha poi aggiunto, abbiamo bisogno di una cultura della cooperazione che sconfigga la cultura della paura. Ed ha sottolineato come Caritas sia impegnata, in particolare con i giovani, ad accrescere la consapevolezza della piaga delle nuove schiavitù di cui sono spesso vittime le donne. Al Convegno, è intervenuta anche Farah Pandith, rappresentante speciale del Dipartimento di Stato americano per i rapporti con le comunità musulmane.







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