Malawi: i primi 50 giorni della nuova presidente Banda
È trascorso un mese e mezzo dal 7 aprile, quando l'allora vice Presidente della Repubblica
del Malawi, Joyce Hilda Banda, aveva prestato giuramento ed era stata nominata primo
Presidente donna del Malawi (e seconda donna in tutta l'Africa) a ricoprire tale carica,
dopo l’improvvisa scomparsa del Presidente Bingu wa Mutharika, avvenuta il 5 aprile.
Padre Piergiorgio Gamba, missionario monfortano che vive da decenni in Malawi, ha
inviato all’agenzia Fides alcune considerazioni sulle prime settimane del mandato
della nuova Presidente. “Per ogni Presidente eletto, i primi 100 giorni sono considerati
i più importanti per le scelte che vengono fatte. A quasi 50 giorni dal suo insediamento,
si sta delineando un percorso della Presidenza di Banda che ha quasi completamente
smantellato il precedente regime. I primi passi compiuti dal nuovo Capo dello Stato
sono stati la rimozione di quelle personalità che più rappresentavano il potere del
precedente Presidente, dal ministro dell'informazione Patricia Kaliati, al capo della
polizia Peter Mukhito, dal direttore della Reserve Bank al capo dell'Anti Corruption
Bureau Alex Namphota,, fino alla nomina del nuovo direttore della Commissione Elettorale.
In un secondo momento si è proceduto alla revisione delle leggi varate negli ultimi
anni considerate liberticide: dalla legge che dava poteri repressivi alla polizia
o che concedeva ad un ministro la facoltà di chiudere un giornale, fino alla legge
sul vestire in modo indecente”. Padre Gamba sottolinea però che è urgente raddrizzare
il quadro economico del Paese: “occorre fermare subito l'inflazione, creare posti
di lavoro, garantire i salari, nel mezzo di una serie di scioperi annunziati da tanti
gruppi e compagnie che chiedono di aggiornare i salari all’aumento dei prezzi”. Il
missionario sottolinea comunque l’esempio dato dal Malawi: “un Paese che è riuscito
a cambiare in modo pacifico, riappropriandosi del proprio futuro. Questo è frutto
della saggezza dell'Africa capace di attendere e di un popolo che nella sua povertà,
mantiene alta la dignità delle scelte e della condotta di vita. Una dignità che giunge
anche ad accettare di avere un Presidente che sbaglia e lo rispetta come uno della
propria tribù e allo stesso tempo è capace di inseguire e ritrovare la strada della
democrazia e dello sviluppo”. “Se è possibile per un Paese poverissimo restare ancorato
alla dignità e alla democrazia, come non può avvenire questo nel resto dell'Africa
e del mondo?” conclude padre Gamba. (R.P.)