Indonesia: attivisti di Sumatra chiedono di presentare all'Onu le restrizioni contro
i cristiani
Le restrizioni al culto, gli abusi della libertà religiosa, le crescenti intimidazioni
verso i credenti perpetrate da gruppi radicali islamici in Indonesia, meritano di
essere presentate al Consiglio dell'Onu per i Diritti Umani: è quanto affermano attivisti
per i diritti umani nell’isola di Sumatra, nel Nord dell’arcipelago. Di recente gruppi
radicali islamici hanno costretto alla chiusura 17 fra chiese e sale di preghiera
ad Aceh (nel nord di Sumatra), provincia in cui è in vigore la legge islamica. Episodi
simili si registrano, come riferiscono fonti locali dell'agenzia Fides, anche nel
Sud di Sumatra: nell’arcidiocesi di Palembang la comunità cattolica del villaggio
di Muara Enim si è vista negare dalle autorità civili il permesso di costruire una
chiesa, a causa del mancato benestare dei leader musulmani locali. In occasione della
“Giornata del Risveglio nazionale” celebrata il 20 maggio, che in Indonesia è una
festività nazionale in cui si ricordano i “Cinque Principi” (Pancasila) alla base
della convivenza civile, gli attivisti lanciano l’allarme sul crescente numero di
intimidazioni e restrizioni al culto verso i credenti delle minoranze religiose, soprattutto
cristiani. “Oltre a violare i diritti umani, i divieti imposti arbitrariamente dagli
estremisti dovrebbe essere affrontati penalmente. E’ necessario presentare reclamo
al Consiglio Onu per i Diritti Umani” ha detto John Agus, attivista per i diritti
umani di Medan, poco a sud di Aceh. “Siamo preoccupati perchè il governo e la polizia
chiudono gli occhi, consentendo la violenza da parte di gruppi radicali. Questa è
una macchia sulla leadership del presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono”.
La polizia infatti, avrebbe tutti i mezzi per fermare minacce e attacchi contro le
chiese, spiega Agus, ma spesso ci sono legami fra gli agenti e tali gruppi, che quindi
agiscono indisturbati. “Le azioni intraprese da alcuni gruppi superano il teppismo:
sono autentiche minacce alla sicurezza dei cittadini che praticano la loro religione.
I funzionari governativi e di polizia che non intervengono sono anch’essi complici
delle violazioni dei diritti umani” denuncia il leader. “Questo problema – conclude
– se non affrontato in tempo, potrebbe minacciare la democrazia nel Paese. Tutti dovrebbero
opporsi alla violenza dei gruppi radicali”, per preservare la Pancasila, il pluralismo
e la tolleranza in Indonesia. (R.P.)