"Giovanni fu contrastato,
combattuto, visto come un nemico numero uno da combattere. E questo, anche se è doloroso
dirlo, anche da parte della magistratura stessa che vedeva in lui l'eccezione" .Lo
afferma Maria Falcone, presidente della "Fondazione Giovanni e Francesca Falcone",
sorella del magistrato assassinato a Capaci 20 anni fa. "Ai magistrati ha lasciato
un metodo di lavoro e un modo per combattere la mafia. Ha fatto abbattere il segreto
bancario, introdotto il concetto di scientificità dell'indagine e quello del coordinamento,
della veduta d'insieme, delle singole indagini. Ai giovani lascia la sua 'religione
del dovere', l'insegnamento che ognuno deve fare la propria parte, costi quel che
costi, affrontando qualsiasi sacrificio". Maria Falcone ha pubblicato proprio in
questi giorni un libro, scritto con la giornalista Farancesca Barra, dal titolo 'Giovanni
Falcone, un eroe solo' (Rizzoli). 'Mio fratelloè stato, in un
certo senso, un 'eroe solo' - spiega - perché fortissima era la resistenza a difendere
un sistema che nessuno voleva toccare. Era un sistema, ritenuto intoccabile, che non
significava solamente 'mafia' ma includeva connubi particolari tra pezzi della società
e la criminalità organizzata. I processi contro i mafiosi, spesso, o quasi sempre,
finivano per assoluzione per insufficienza di prove. Giovanni inventò un 'metodo'
di indagine, che ha preso il suo nome, che non era altro che la scrupolosa raccolta
di tutti le prove che potevano incastrare i criminali. Una metodologia apprezzata
e imitata oltreoceano dagli agenti statunitensi della Fbi". (intervista a cura
di Fabio Colagrande)