Scontri fra gruppi pro e contro il regime siriano di Bashar Al Assad si sono verificati
ieri a Beirut in seguito all’uccisione di una personalità religiosa nel nord del Libano.
Lo riferiscono i media libanesi riportando gli inviti alla calma del governo, che
ha annunciato l’apertura di un’inchiesta sulla morte di Sheikh Ahmad Abdel Wahed,
noto per le sue posizioni critiche nei confronti di Damasco. Wahed è stato ucciso
ieri insieme al suo autista apparentemente per non essersi fermato a un posto di blocco
dell’esercito nella città di Koueikhat, nella regione settentrionale di Akkar. Subito
dopo la diffusione della notizia sulla sua morte, gruppi di manifestanti hanno bloccato
diverse arterie stradali sia ad Akkar che a Beirut e nella valle della Bekaa. Nella
capitale libanese gruppi opposti si sono però scontrati facendo anche uso di armi
automatiche, due persone sono state uccise e diverse altre ferite. In queste ore l’esercito
sta riaprendo le strade e le autostrade bloccate dai dimostranti. Secondo l’agenzia
di stampa ufficiale Nna, il primo ministro Najib Mikati ha presieduto un consiglio
di sicurezza straordinario facendo poi dichiarazioni in cui ha richiamato alla calma.
Un messaggio fatto proprio anche dal capo dell’opposizione ed ex primo ministro Saad
Hariri sebbene non siano mancate dichiarazioni forti e di senso opposto di altri esponenti
politici. I fatti di ieri hanno seguito scontri a intermittenza che nelle ultime due
settimane hanno coinvolto alcuni quartieri di Tripoli con un bilancio di un decina
di vittime. Anche in questo caso gli scontri hanno interessato gruppi pro e contro
Assad. Stretto tra Siria e Israele, il Libano ha storicamente risentito delle vicende
dei paesi vicini e in particolare della Siria. La crisi in corso da più di un anno
oltreconfine ha portato in Libano migliaia di profughi siriani ma ha anche riacceso
antiche rivalità all’interno del suo ricco e complesso mosaico religioso ed etnico.
(R.P.)