Presidenziali in Repubblica Dominicana, dove l’economia cresce con i traffici di
droga
Presidenziali oggi nella Repubblica Dominicana, che occupa i due terzi dell'isola
caraibica che divide con Haiti. Almeno 6,5 milioni di votanti sceglieranno tra l'ex
ministro Danilo Medina, 60 anni, candidato del Partito della liberazione dominicana
(Pld, liberale), al potere, e l'ex capo di Stato Hipolito Meja, 70 anni, in corsa
per il Partito rivoluzionario dominicano (Prd, socialdemocratico), all'opposizione.
L'economia della Repubblica Dominicana è cresciuta ad un ritmo del 7% negli ultimi
otto anni ma il Paese è diventato il principale punto di transito della droga proveniente
dal Sudamerica e diretta verso Usa e Ue. Durante la campagna elettorale, i partiti
si sono accusati a vicenda di corruzione e non sono mancati anche episodi di violenza,
con due morti tra i sostenitori. Fausta Speranza ha parlato della situazione
con Maurizio Chierici, che da 30 anni segue le vicende dei Paesi dell’America
Latina e dell’America centrale:
R. – La sfida
sociale è molto dura. La privatizzazione ha portato, sì, un certo benessere alla crescita,
però sulle spalle di chi? Sulle spalle dei soliti e i soliti sono gli haitiani. C’è
uno sfruttamento drammatico dei profughi haitiani. Sono un milione, lavorano per il
tabacco e lavorano per il rhum. E la situazione che io ho visto è drammatica. Gli
haitiani vivono in piccole capanne sperdute in … non sono nemmeno paesi sono agglomerati
… e sono trattati come schiavi. Si tratta di ricostruire un rapporto umano tra le
braccia e il potere.
D. – La Repubblica Dominicana a questo punto sta diventando
uno snodo centrale del traffico di droga …
R. – Sì, anche perché Cuba è riuscita
a deviarlo mettendosi d’accordo con la Dea americana (Drug Enforcement Administration);
quindi, nel mezzo dei Caraibi, è mancato questo buco nero e tutto si è riversato nelle
isole attorno. Certo, i traffici non portano benessere. La droga arricchisce i trafficanti,
scivola poi in tante mani e in tante case, anche di potere. In una situazione in cui
la polizia è estremamente corrotta, una polizia che “non vede”. Quindi, si tratta
di ricostruire un rapporto dignitoso tra il potere e la gente, superando la corruzione.
E’ chiaro che il turismo è una grande risorsa, ma non solo il turismo: Santo Domingo
resta un paradiso fiscale e non esiste l’estradizione. E’ una specie di refugium
peccatorum dell’intero mondo. Ricordo che per queste elezioni la Conferenza episcopale
ha invitato a pregare e si tengono ore di preghiera durante le elezioni, affinché
nella nuova fase politica si dia sempre più spazio a parametri di giustizia e di libertà
sociale e di dignità.