Dal dolore alla speranza: l’esperienza di un’associazione romana per i bambini
malati di leucemia
Aiutare i bambini malati di leucemia e le loro famiglie: è quanto si propone, da 15
anni, l’Associazione romana Onlus “Andrea Tudisco”. Il sodalizio porta il nome di
un bambino la cui vita è stata recisa proprio dalla terribile malattia. I suoi genitori,
Fiorella e Nicola, invece di chiudersi nel dolore, hanno realizzato questa straordinaria
esperienza di sostegno a quanti vivono il loro stesso dramma. Alessandro Gisotti
ha intervistato la madre di Andrea e presidente dell’associazione, Fiorella Tosoni:
R. - L’associazione
nasce, purtroppo, da una situazione molto difficile: la perdita di un figlio. Proprio
per dare un senso a questo dolore, a questa sofferenza, io e mio marito abbiamo pensato
di creare un’associazione che aiutasse coloro che come noi si fossero trovati in situazioni
di difficoltà per una grave malattia del proprio figlio. Durante gli anni di ricovero
in ospedale, abbiamo visto tanti genitori che si trovavano in grande difficoltà economica,
psicologica, sociale perché magari avevano dovuto lasciare il proprio lavoro per poter
venire a Roma a curare i propri figli. Quindi, abbiamo pensato di dare un’accoglienza,
un alloggio e quant’altro avessero bisogno, a persone che venivano da fuori Roma,
da altre regioni d’Italia, o da Paesi svantaggiati, per poter accedere ai nostri centri
di eccellenza.
D. - Quindi da un dolore inimmaginabile, anche una speranza
grandissima nel nome di Andrea, vostro figlio..
R. - Sì. È proprio questo lo
spirito della nostra associazione. Poi si sono unite negli anni tantissime persone,
che ci sostengono e ci aiutano ogni giorno, nello svolgimento di questa attività che
è molto, molto impegnativa: adesso l’associazione gestisce due appartamenti e una
grande casa, appunto “La casa di Andrea”, di 600 metri quadri. È veramente molto impegnativo,
perché tutte le mattine, accompagniamo i bambini in ospedale affinché possano svolgere
le terapie, le analisi in regime di day hospital, e poi li andiamo a riprendere. Poi
qui alla casa, possono svolgere tantissime attività dai laboratori, ai giochi, al
divertimento, insieme ai loro genitori e insieme a tutti i nostri volontari.
D.
- L’amore fa la differenza; è qualcosa che voi riscontrate come il motore di questa
iniziativa?
R. - Certo. Da noi, sin dall’inizio, la persona viene accolta e
accompagnata per tutto il percorso della cura e della terapia del figlio; viene accompagnato
per mano quotidianamente. Ci sono tantissime figure che ogni giorno affollano “la
casa di Andrea” e si inventano di tutto pur di far divertire e far star bene i bambini
e ovviamente i loro genitori.
D. - La "casa di Andrea", diventa la casa di
famiglia, di tante famiglie. Immagino che negli anni si siano intessuti tanti rapporti
di amicizia, anzi “di famiglia”...
R. - Diciamo che abbiamo figli sparsi un
po’ in tutto il mondo: in Africa, in Sud America, nell’Europa dell’Est, in Asia...
tanti piccoli semini di Andrea sparsi nel mondo, ai quali pensiamo con tanta nostalgia.
Però siamo contenti, perché molti bambini sono guariti e tornati ai loro affetti,
alla loro vita, in nome di Andrea. Anche se con alcuni ormai è passato tanto tempo
- i primi che sono arrivati da noi 15 anni fa - ancora oggi qualche volta ci vengono
a trovare e abbiamo sempre notizie, informazioni. È un legame che non si dissolverà
mai.