Pakistan: appello per la giovane cristiana rapita e costretta a convertirsi all'islam
Chiede giustizia la famiglia di Mary Salik (nome di fantasia per ragioni di sicurezza)
giovane cristiana di 14 anni, rapita lo scorso 4 maggio ad Ali (Faisalabad, Punjab)
e costretta a convertirsi all'islam. L'autore del rapimento - riferisce l'agenzia
AsiaNews - è lo zio della ragazza, che ha abbracciato l'islam circa un anno fa e da
all'ora ha chiuso qualsiasi contatto con la famiglia di origine. Egli ha sequestrato
la giovane per farla sposare con il figlio Kashif. Il matrimonio si è celebrato lo
scorso 7 maggio. Il padre della ragazza, dice ad AsiaNews, che "mia figlia ha solo
14 anni e dalla nascita soffre di problemi di cuore e non può fare lavori pesanti.
Dopo la conversione mio fratello sta complottando contro la nostra famiglia e ha rapito
Mary con l'inganno". Subito dopo il sequestro, il padre della giovane cristiana si
è rivolto alla polizia locale e chiesto l'immediato rilascio della figlia, ma gli
agenti si sono rifiutati di riconsegnare Mary alla sua famiglia. Secondo la polizia,
la ragazza si è convertita di sua volontà e hanno presentato come prova una dichiarazione
scritta in cui la giovane afferma di "essere matura e di aver abbracciato l'islam
senza costrizioni o minacce". Per riavere indietro la figlia, il genitore ha deciso
di trovare una mediazione con l'aiuto di alcuni personalità influenti della zona e
ha depositato una petizione contro gli agenti di polizia. Padre Bonnie Mendes, sacerdote
e attivista pakistano ex segretario della Commissione nazionale di giustizia e pace,
sottolinea i soprusi subiti dalla comunità cristiana. "Anche se siamo liberi di pregare
- afferma - e di praticare il nostro culto, veniamo minacciati quando tentiamo di
difendere i nostri diritti". Il sacerdote denuncia il problema dei casi di conversione
forzate all'islam di giovani cristiane, che insieme alla legge sulla blasfemia sono
una delle più gravi violazioni delle libertà religiosa a danno delle minoranze. Per
padre Mendes il caso di Mary è contro gli insegnamenti dell'islam. Infatti, chi desidera
convertirsi ha bisogno dell'iddat, periodo di discernimento che deve durare almeno
tre mesi. Tuttavia, a causa dell'ignoranza, dell'analfabetismo e dell'ingiustizia
sociale, la maggior parte dei musulmani non tiene conto di questa regola. Ogni mese
tra le 25 e le 30 giovani subiscono simili soprusi, per un totale annuale di circa
300 conversioni e matrimoni forzati. Ragazze indù - ma anche cristiane - che vengono
strappate alla famiglia anche ragazzine e consegnate nelle mani dei mariti/aguzzini.
Di recente ha fatto scalpore la decisione della Corte suprema pakistana che ha costretto
tre giovani donne indù a tornare con i propri mariti musulmani, nonostante il desiderio
delle giovani di ritornare con la propria famiglia. Le giovani erano state rapite
in febbraio, costrette a convertirsi all'islam e a sposarsi con uomini islamici. Lo
scorso 26 marzo Rinkle Kumari, una delle ragazze, aveva espresso ai giudici della
Corte il desiderio di ritornare dalla sua famiglia. Davanti al tribunale essa ha affermato
che "in questo Paese c'è giustizia solo per i musulmani, agli indù la giustizia è
negata. Uccidetemi qui, ora, in tribunale. Ma non rimandatemi alla Darul-Aman [una
scuola coranica]... ci ammazzeranno". Anche le altre due giovani, Lata e Asha, avevano
espresso, invano, il desiderio di ricongiungersi con i propri familiari. (R.P.)