Concluso il Cortile dei Gentili a Barcellona. Interviste con i cardinali Ravasi e
Sistach
Un’eccezionale cerimonia para-liturgica nella Sagrada Familia, composta da letture,
commenti, teologia e poesia, ma soprattutto del dialogo musicale, ha caratterizzato
ieri sera la chiusura del "Cortile dei Gentili" di Barcellona dedicato al tema “Arte,
bellezza e trascendenza”. Anche quest’incontro della struttura vaticana dedicata al
dialogo con i non credenti era promosso dal Pontificio Consiglio della cultura. Dal
capoluogo catalano il nostro inviato, Fabio Colagrande:
(cori dalla
Sagrada)
L’architettura come “pentagramma di armonie”. Questa definizione,
attribuita a Goethe, ha trovato conferma nella spettacolare serata conclusiva del
Cortile catalano, celebrata in una Sagrada Familia - “segno visibile del Dio invisibile”
- colma in ogni ordine di posto. In scena va quel dialogo tra Parola, teologia, poesia
e musica che racchiude il senso di un incontro dedicato al confronto fra diversamente
credenti sullo sfondo della bellezza come via al trascendente. “Il ritratto che il
Vangelo ci offre di Gesù è quello di un uomo in dialogo” chiarisce subito il card.
Ravasi, esplicitando il Cortile come "spazio aperto". Ma è il teologo Santiago del
Cura a denunciare “l’amputazione estetica del pensiero teologico”, troppo sbilanciato
sul versante cognitivo. Poi Armand Puig i Tarrech, massimo conoscitore del capolavoro
di Gaudí, descrive la Basilica come l’animo cristiano del popolo catalano, plasmato
in pietra e offerto a tutti, in un gesto precursore dello stesso Cortile. E dopo l’esibizione
dei poeti si apre il "gaudio stereofonico": 615 coristi, distribuiti in corrispondenza
delle quattro facciate della chiesa, intrecciano le loro voci tra le volte a parabola
della Sagrada, confermando l’idea di Benedetto XVI che la musica sia un linguaggio
universale della bellezza, capace di unire fra loro gli uomini di buona volontà.
Dunque,
nella Basilica, che si fa mappa di un mondo alla caccia delle grandi risposte, l’uomo
cerca nel bello, che rimanda al buono, una soluzione a una crisi antropologica, di
valori, sfociata nella crisi economica. Fuori, nella città catalana, resta il ricordo
di un evento che ha stimolato e provocato, e che si conclude in nome della musica,
in un incrocio di voci giovani e adulte che, intonando l’Alleluia di Händel, restituiscono
l’armonia delle differenze e dunque la bellezza dell’unità e del dialogo.
Al
termine della celebrazione il nostro inviato, Fabio Colagrande, ha avvicinato
uno dei presenti, il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio
Consiglio della Cultura, chiedendogli quale significato abbiano avuto le due giornate
a Barcellona, concluse con un'invocazione di dialogo tra musica e trascendente:
R. - Essendo
il tema quello della bellezza, l’aver concluso, attraverso questa sorta di esperanto
universale che è la musica ha fatto sì che si scoprisse il significato ultimo e simbolico
del Cortile dei Gentili: quello, cioè, di fare in modo che le voci diverse potessero,
incontrandosi, dare un messaggio comune e ascoltare un’eco che viene, forse, dall’infinito
e dall’eterno, che naturalmente i credenti riescono a decifrare con un nome e invece
gli altri riescono ad interpretare come una ricerca che non ha mai fine.
D.
- L’intreccio tra l’architettura sacra con quella sonora dei cori cosa le ha suggerito?
R.
- Sicuramente sappiamo che nel Medioevo, ad esempio, c’erano persino delle cattedrali
o dei chiostri che venivano costruiti su una sorta di "alfabeto" musicale, cioè sulla
scala musicale. C’era quindi, già spontaneamente, l’intreccio tra la musica che è
voce, che tocca l’orecchio, e dall’altra parte la musica che diventa, invece, pietra
e che tocca lo sguardo. Qui, abbiamo avuto questa possibilità in un intreccio che
poi, alla fine, è un intreccio di armonia e di grandezza e, ancora una volta, di fede
e di arte.
D. - Qual è il messaggio di queste due giornate alla Barcellona
secolarizzata e, potremmo dire, al nostro mondo secolarizzato?
R. - Nell’interno
di un tessuto culturale, in cui domina sicuramente il colore che non è quello della
religione, della spiritualità o della ricerca interiore, è di certo l’aver come inflitto
una sorta di spina nel fianco. La spina crea certamente un po’ di fastidio e di inquietudine
però, al tempo stesso, come accade per la grande arte, crea un’inquietudine che è
una tensione verso la pienezza. E noi speriamo che questo sguardo verso l’alto, che
introduce certamente il Cortile dei Gentili, possa essere idealmente uno sguardo che,
da domani, si levi verso l’alto, verso l’altro, verso l’infinito e l’eterno anche
qui, in una città secolare come Barcellona e come lo sono tante nostre metropoli.
D.
- La ferita che si fa "feritoia", che lei ha descritto in queste giornate a Barcellona,
è un tema che ha accomunato un po’ le diverse sessioni di questo Cortile dei Gentili
catalano. Cosa significa?
R. - Significa che, da un lato, l’arte è ferita e
quindi, come tale, non lascia dormire nell’indifferenza o nel grigio. Dall’altra parte,
però, questa ferita non è aperta sul vuoto ma è aperta sul cuore dell’uomo, e i credenti
dicono anche sul cuore di Dio. Si tratta, cioè, di uno spiraglio aperto verso qualche
domanda più profonda e più radicale. Diciamolo con un termine essenziale: è uno spiraglio
verso la domanda sul senso della vita.
Anche l'arcivescovo di Barcellona, il
cardinale Lluís Martínez Sistach, al microfono di Fabio Colagrande,
sottolinea l'importanza di dare risalto nella vita quotidiana alla bellezza, che avvicina
l'anima a Dio:
R. – Io credo
sia molto necessario, perché la vita è difficile e con la crisi economica lo è ancora
di più. Ma la bellezza porta tante cose, e soprattutto porta anche a Dio. In questo
momento di necessità, abbiamo bisogno di tante cose, ma abbiamo ancora più bisogno
di Dio.
D. – Qual è il senso di quanto accaduto alla Sagrada Familia?
R.
– Io penso sia accaduto quello che Gaudí pensava e desiderava quando progettava questo
tempio, con la gloria a Dio, con la bellezza del canto della Parola… Si è parlato
di Dio, si è parlato della bellezza, si è parlato dell’uomo e della donna. Si è parlato
di tante cose importanti che contraddistinguono la nostra vita. Ringraziamo Dio per
questo dono che ci ha fatto Antonio Gaudí, per questa Basilica e per il Cortile dei
Gentili.