Madagascar. Le Chiese cristiane denunciano: democrazia calpestata
Un appello a tutti i politici affinché “non impediscano la soluzione della crisi politica
in Madagascar”: a lanciarlo è il Consiglio cristiano delle Chiese del Paese malgascio
(Ffkm) che include cattolici, riformati, anglicani e luterani. In una lunga nota,
il Ffkm ha espresso le sue preoccupazioni per la nazione: nel 2009, infatti, il Madagascar
è stato travolto da un colpo di Stato che ha portato al potere il leader dell’opposizione
Rajolina. Numerosi gli scontri e le vittime di quei giorni, segnati poi dalle dimissioni
del capo di Stato in carica, Ravalomanana. Da tre anni, quindi, il Paese è in mano
ad un governo di transizione, ma tali istituzioni, purtroppo, scrive il Ffkm, “stanno
sprecando il loro tempo in scontri e prese di posizione personali”, guardando “al
profitto del singolo”, invece che “al bene comune di tutta la popolazione malgascia”.
Nel momento in cui, inoltre, il Parlamento è al lavoro su “una legge di riconciliazione
e sull’istituzione di un Comitato di riconciliazione”, i cristiani ribadiscono la
necessità di “un clima di pace” e chiedono alle istituzioni “il riconoscimento degli
errori commessi, insieme all’impegno per il perdono”, in uno “spirito di promozione
della giustizia e della comprensione reciproca”. Poi, il Consiglio cristiano delle
Chiese evidenzia le gravi difficoltà del Paese, la cui popolazione vive “in povertà,
tra il disagio e le insicurezze”, immersa nei “problemi sociali” e poco tutelata riguardo
ai “diritti umani fondamentali che spesso vengono calpestati”: “Chi non è al potere
o non occupa alti incarichi – afferma il Consiglio cristiano delle Chiese – non si
aspetta di essere difeso dal sistema giudiziario; l’indipendenza della magistratura
non è tutelata ed i giudici non riescono a svolgere il loro incarico secondo la legge,
in modo equo e giusto”. Inoltre, il Ffkm si dice preoccupato per la censura e le minacce
che colpiscono “coloro che criticano la gestione degli affari nazionali”, tanto che
“numerosi mass media sono stati già chiusi”, mentre “le forze di sicurezza stanno
calpestando la vera democrazia”. Di qui, la denuncia vibrante che i cristiani fanno
dell’uso della forza “senza legittime ragioni”: puntando il dito contro coloro che
“osano uccidere le persone per denaro o per motivi politici”, il Ffkm sottolinea che
“la vita appartiene solo a Dio e niente e nessuno può giustificare l’omicidio di un
uomo”. Perché “prevalga la pace”, dunque, è necessario che tutti i malgasci “abbiano
fede e speranza in Dio e si oppongano a tutte quelle autorità che non riescono ad
impegnarsi nella soluzione della crisi nazionale”. L’invito alla costruzione di un
Paese migliore viene rivolto dai cristiani anche ai giornalisti, affinché svolgano
il loro lavoro “in modo corretto” diventando “non strumenti di guerra, bensì pilastri
di riconciliazione”. E lo sguardo del Ffkm non manca di rivolgersi anche ai giovani,
colpiti da una “erosione dei valori morali, religiosi e tradizionali”, tanto da rimanere
vittime “dell’alcolismo o del gioco d’azzardo”, lontani “dagli insegnamenti delle
Sacre Scritture e dai principi del risparmio e dello sviluppo”. Di qui, l’appello
conclusivo che il Ffkm rivolge “alla comunità internazionale affinché consideri una
priorità gli interessi dell’intero Madagascar nella risoluzione della crisi”. Dal
suo canto, le Chiese cristiane offrono il proprio contributo e la propria disponibilità
nella ricerca ed attuazione di una “via della giustizia” per il bene del Paese. (A
cura di Isabella Piro)