La crescita economica in Vietnam ha determinato un miglioramento nella qualità di
vita, ma ha anche contribuito a diffondere uno stile di vita improntato all'egoismo
e al consumismo. Questi due elementi sono un fattore disgregante per la famiglia,
da sempre il punto di riferimento per ogni cittadino; l'erosione dei valori sociali
e morali ha inoltre innescato una serie di ripercussioni sulla popolazione e i giovani
in particolare. Fra queste, il dato più significativo - e al contempo negativo - è
l'impennata nel numero di aborti, che oggi nella sola Ho Chi Minh City "è pari al
numero delle nascite" con dati statistici che generano una situazione di allarme sociale.
Gli ultimi dati riferiti dal Financial Times, relativi al primo quarto del 2012, parlano
di una crescita del Prodotto interno lordo (Pil) pari al 4%. Tuttavia, uno sviluppo
incontrollato e poco armonico è causa di ingiustizie sociali e problemi che sono destinati
ad aumentare col trascorrere del tempo. Il professor Nguyen T.N., del reparto maternità
dell'ospedale di Từ Dũ nella ex Saigon, sottolinea all'agenzia AsiaNews che "il numero
degli aborti è estremamente preoccupante". Ogni anno vi sono 700mila casi in tutto
il Vietnam e, nella sola Ho Chi Minh City, su un totale di 8,3 milioni di abitanti,
vi sono ogni anno 100mila nascite e "altrettanti" casi di interruzione volontaria
della gravidanza. Il medico e docente riporta i dati relativi alla struttura in cui
lavora: nel reparto maternità dell'ospedale Từ Dũ il numero delle nascite è di circa
45mila, ma "gli aborti superano i 30mila". E in tutto il Paese, aggiunge, il dato
di "feti grandi o piccoli" uccisi dalle loro madri varia tra 1,2 milioni e 1,6 milioni.
Il 5% delle future mamme ha partorito prima dei 18 anni e il 15% prima dei 20. Per
spiegare il fenomeno, critici ed esperti puntano il dito contro "pragmatismo e consumismo".
Padre Joseph, dell'arcidiocesi di Saigon, spiega che "il consumismo sta erodendo le
tradizioni etnico-culturali del popolo vietnamita" e conferma che le nuove generazioni
sono impregnate di "egoismo e scarsa sensibilità". Egli auspica l'intervento delle
autorità e una collaborazione con gli esponenti delle religioni, in particolare nei
settori più sensibili quali l'istruzione e la sanità. "Le iniziative delle organizzazioni
religiose - conclude il sacerdote - sono in grado di ridurre le malattie sociali in
famiglia e nelle strutture sociali". (R.P.)