“Educazione e religione” è il tema dedicato alla Settimana delle Scienze educative,
organizzata dall’ Ufficio diocesano per la Pastorale Universitaria, che si sta svolgendo
in questi giorni in diversi atenei di Roma. Tra i convegni promossi dall’iniziativa
che si concluderà domenica, domani mattina presso il rettorato dell’ Università di
Roma Tre, avrà luogo un incontro sul tema “Educazione, formazione e valori per l’inclusione”,
dove i docenti e gli psicologi si confronteranno su come rendere i ragazzi parte attiva
e concreta della società. Ma sulla settimana ascoltiamo il servizio di Marina Tomarro.
Aiutare i ragazzi
ad andare oltre la non cultura dominante ma ad essere terreno fertile dei valori autentici
della fede. Questi gli obiettivi della Settimana delle Scienze educative. Anna
Maria Favorini, docente presso l’Università di Roma Tre e tra gli organizzatori
dell’iniziativa:
R. - La ritengo una Settimana particolarmente importante e
significativa. Intanto noi parliamo di educazione, di formazione e di valori: c’è
proprio un’intenzionalità di porre l’accento a riscoprire un qualcosa che è rimasto
un po’ nascosto, in questi anni. Da parte dei giovani, si avverte una maggior attenzione
proprio a quelli che sono i valori che loro vogliono riscoprire, e vanno oltre quello
che è una formazione intesa in senso stretto.
D. - Diventa allora fondamentale
che la buona educazione dei giovani alla fede parta proprio dalla loro quotidianità…
R.
– Le agenzie educative che sono maggiormente dedicate a lavorare in quest’ambito formativo
– partiamo dalla prima agenzia educativa, la famiglia e poi la scuola e l’università
– fanno da sfondo ad un percorso formativo di senso, proprio in un’ottica di attenzione
a tutti quei valori che ci permettono di riconoscerci.
D. - E oggi più che
mai nei giovani c’è una ricerca di punti di riferimento soprattutto in un momento
come questo attuale dove nulla appare certo...
R. - Oggi sembra che ci sia
quasi un ritorno, un voler riscoprire quelli che sono i valori che realmente danno
un senso alla propria vita, al di là di quelli che possono essere gli apprendimenti
e le scelte professionali. C’è bisogno proprio di un contenitore valoriale più ampio,
che sia forte e significativo, che possa racchiudere quelle che sono le loro finalità
ed i loro progetti di vita. L’università, in quest’ottica, nell’ambito delle singole
discipline, fa riscoprire questi valori condivisibili.