2012-05-17 11:35:44

La crisi economica e la ripresa: analisi del presidente del Cnel, Marzano


La situazione economica è al centro in questo periodo di dibattiti e incontri. “Dalla crisi alla ripresa” è il titolo della Conferenza, organizzata dall’Accademia Angelica Costantiniana, che si è tenuta nei giorni scorsi a Roma. A intervenire anche Antonio Marzano, presidente del Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Debora Donnini lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. – Propongo di distinguere una crisi di natura congiunturale, che è destinata a essere superata, da un altro tipo di crisi che non è congiunturale ma strutturale e che riguarda il futuro di lungo periodo nel nostro Paese. Credo ci siano delle riforme da fare perché l’economia italiana possa crescere a un tasso potenziale più alto. Però, alcune di queste riforme non sono soltanto riforme economiche in senso stretto, ma riguardano proprio i meccanismi con cui funziona la società.

D. – Per esempio?

R. – Per esempio, io non credo che funzioni bene la meritocrazia in questo Paese. Se non si riconosce il valore delle persone, quali sono allora le forze che dominano la società? Di altro tipo, diverse dal merito. E una delle conseguenze è anche la crisi dei valori, perché se si va avanti a prescindere dal proprio merito vuol dire che la società entra in crisi sul piano dei valori condivisi e senza valori condivisi non si va da nessuna parte.

D. - Quanto pesa nella crisi economica che sta vivendo l’Occidente la disgregazione della famiglia e la bassa natalità?

R. – Sono fondamentali. La disgregazione della famiglia significa la disgregazione della cellula fondamentale di una società. Per esempio, il fatto che crescano continuamente i numeri dei single, il fatto che ci sono tanti abusi sui minori, la violenza sulle donne, la crisi fra le generazioni: tutti questi sono segnali di crisi grave che si ripercuotono sicuramente sull’economia. Io credo che in questo senso i centri fondamentali della formazione che sono la Chiesa, la scuola, la famiglia abbiano un compito molto importante da svolgere.

D. - Per esempio, Germania e Francia hanno politiche famigliari migliori di quelle dell’Italia?

R. – Sì, molto più attente alle esigenze della famiglia. Questo tipo di politiche che sono politiche del Welfare, servono anche per dare più coesione alla società. Chi si sente abbandonato si sente escluso e chi si sente escluso non è coeso con il resto della società.

D. – Il governo ha riprogrammato la destinazione dei fondi europei, già a bilancio, per 2-3 miliardi, alle aree di fragilità del Paese, le regioni del Sud. Secondo lei, servirà questa misura del governo?

R. – Non so se sia sufficiente ma va nella direzione giusta, perché se questo Paese è diviso anche sul piano del dualismo territoriale. Cioè, una parte del Paese corre e un’altra va più piano e questo significa mancanza di coesione. Nel Sud, poi, ci sono tante opportunità che andrebbero valorizzate. Ne segnalo una: la sua posizione geografica proietta il Sud verso i Paesi del Mediterraneo anche della Costa africana e in questo senso, forse, il Meridione ha un ruolo che finora non è stato pienamente adempiuto.

D. – In Italia, in questo momento si parla molto dei ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica amministrazione verso le imprese. L’Italia è fatta di piccole e medie imprese: quanto pesa questo ritardo nei pagamenti?

R. – Pesa nel senso dei bilanci di queste imprese che registrano un credito verso la Pubblica amministrazione, che non possono esigere. Quindi, dovendo continuare a lavorare e a pagare i propri fornitori questo è un punto grave nell’equilibrio economico delle imprese. Ma c’è un aspetto più generale: la gente ha bisogno di uno Stato amico. Ancora una volta, torniamo al problema della coesione. Uno Stato amico è uno Stato che suscita attorno a sé l’appoggio, la speranza, la certezza che in caso di difficoltà si farà qualcosa per quelli che entrano in difficoltà. Se lo Stato non appare amico ma, come alcuni episodi di questi giorni fanno temere, uno Stato "contro" – anche senza volerlo, ma per il modo in cui si è concepita l’attività, la procedura dei vari organi dello Stato – è un fatto che frena l’economia. Uno Stato amico aiuta a crescere.

D. – La Grecia dovrà riandare alle elezioni. In Europa il Welfare è sempre più minacciato. Secondo lei, l’Europa per tornare a decollare deve riscoprire profondamente le sue radici giudaico-cristiane e quindi ha un messaggio in questo senso da portare al mondo?

R. - Certamente sì, è stato un errore non far entrare nella Costituzione europea queste radici che non sono soltanto radici storiche, ma proprio di valori importanti e comuni. Questo chiede un impegno ulteriore in questa direzione. Credo che se non si fanno queste cose, non strettamente economiche – stiamo parlando di cose che sono extra-economiche, sociologiche, culturali – anche l’economia ne risentirà.

D. - Ritrovare la propria anima dà uno slancio forte...

R. – Sì, se ci sono valori condivisi, le leggi vengono rispettate. Se invece questi non ci sono, le leggi vengono considerate qualcosa che si può osservare o no. Il rispetto delle leggi rientra nella morale: date a Cesare quello che è di Cesare.

D. – Anche la questione del Welfare, della solidarietà, è importante...

R. – E’ fondamentale. Però, se lo Stato non ci arriva e ha difficoltà finanziarie a fare quello che si dovrebbe, bisognerebbe riconoscere un ruolo crescente al Terzo settore, al volontariato, che è un modo di supplire ai limiti anche finanziari dello Stato. Si sta sviluppando in Italia, c’è molto volontariato e credo che si dovrebbe fare di più.







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