"Famiglie vive, storie di Vangelo": 12 testimonianze di vita quotidiana che comunicano
speranza
“Non bisogna aver paura della notte, finché ci sono fuochi accesi che illuminano e
riscaldano”. Questo detto, attribuito a Paolo VI, dice il senso del libro di Aurelio
Molè: “Famiglie vive, storie di Vangelo”, pubblicato di recente dall’editrice
Città Nuova e presentato al Salone del Libro di Torino. 12 le storie raccontate,
vissute da altrettante famiglie. Nella prefazione il card. Ennio Antonelli, presidente
del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che ha patrocinato il libro, sottolinea
il valore della testimonianza per la vita della Chiesa perché: “le esperienze parlano
con il linguaggio dei fatti che è più persuasivo di quello delle idee!” E’ questa,
dunque tra le altre, la nota originale del libro? Adriana Masotti lo ha chiesto
all’autore stesso:
R. – Sì, perché
oltre alla teologia, agli studi sulla famiglia, alla pastorale c’è anche tutto un
altro settore, che è il settore della testimonianza. Questo è – per così dire – un
testo di teologia narrativa che è tipico della famiglia, perché la famiglia sottolinea
proprio la vita, l’accoglienza della vita, la comunicazione attraverso la vita quotidiana.
Quindi, la spiritualità della famiglia si comunica anche attraverso le storie, le
esperienze.
D. – Le testimonianze che lei ha raccolto sono state raccontate
durante il Congresso internazionale sul tema: “La famiglia cristiana soggetto di evangelizzazione”
del 2010. Ne ha scelte 12: in base a quali criteri?
R. – Sono state scelte,
intanto, per diversità di ambito e per internazionalità, per cui sei sono italiane
e sei sono di altri Paesi europei e di altri continenti; sono di varie associazioni,
movimenti, di varie diocesi … Il criterio è stato anche quello narrativo, quindi storie
che in qualche modo potessero interessare, potessero essere imitabili … Per esempio,
c’è una storia che parla di formazione delle coppie, un'altra di famiglie impegnate
nella missione, oppure di famiglie impegnate nell’educazione cristiana, oppure nell’accoglienza,
oppure nella carità; o ancora in corsi di preparazione al matrimonio, ecc… Da ognuno
c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire e sempre qualcosa da imparare.
D.
– Si tratta di storie vissute in Italia, Francia, Argentina, Messico e altri Paesi
ancora, da famiglie appartenenti a contesti diversi. Ma c’è qualcosa in comune tra
tutti questi racconti?
R. – Diciamo intanto che nascono tutte dalla vita quotidiana
e anche dall’esigenza di fare qualcosa per la propria famiglia e per gli altri, e
la cartina di tornasole che le illumina tutte è sempre, naturalmente, la luce del
Vangelo. Un Vangelo che è proprio a misura di famiglia, che può essere vissuto parola
per parola, perché il Vangelo – trasversalmente – è anche un codice educativo che
prepara a tutte le varie fasi della vita che dovremo affrontare.
D. – Può farci
qualche esempio delle testimonianze che ha scelto?
R. – Sì, per esempio, i
coniugi Rosatti di Trento non riuscivano a trovare un modo per educare a tavola i
loro figli. Allora, hanno provato con il gioco e hanno inventato una specie di gioco
dell’oca per imparare come stare a tavola, e i bambini hanno imparato le regole della
buona educazione a tavola facendo il gioco. Da allora, il gioco è diventato il loro
cavallo di battaglia: per feste di compleanno, per coinvolgere i loro amici ed i genitori,
fino anche alla trasmissione della fede. E quindi, hanno inventato un metodo di gioco
applicato al catechismo che ha coinvolto tante famiglie e ha permesso ai bambini di
imparare la fede attraverso un metodo giocoso e gioioso. Oppure, molto bella anche
l’esperienza in Argentina dove vari movimenti convocati dal vescovo di Buenos Aires,
hanno creato decine di consultori di famiglie e ci sono tantissime famiglie che si
rivolgono a questi centri per aiuto spirituale, per aiuto a problemi di coppia, per
aiuto a problemi psicologici o di alcolismo … Quindi, dalla collaborazione sul territorio
tra le varie realtà presenti è nata un’esperienza che è stata poi d’esempio e che
si è trasmessa ad altre diocesi dell’Argentina.
D. – E’ molto bello anche quello
che racconta una famiglia italiana sulla preghiera: una preghiera adatta ad ogni stanza
della casa …
R. – Questa è la famiglia Guggi che ha inventato un proprio metodo
per fare in modo che qualsiasi ambiente della casa sia adatto alla trasmissione della
fede. Quindi: la fede non è demandata solo alla parrocchia, ma la famiglia è il soggetto
di evangelizzazione dei propri bambini. In ogni ambiente, in ogni momento della giornata
si può sperimentare che la casa è dimora di Dio, quindi si può pregare in salotto,
si può pregare in cucina, si può pregare la sera; ma anche in bagno, anche nel ripostiglio
… Quindi hanno “sviluppato” delle brevi liturgie domestiche con preghiere, gesti,
segni molto semplici, adatti ai bambini, con cui possono penetrare il mistero della
presenza di Dio nella vita quotidiana.
D. – Che cosa si augura che le famiglie
possano ricavare dalla lettura di queste pagine?
R. – Dalla lettura di queste
pagine spero che le famiglie possano ricavare un’ispirazione, un esempio, una strada,
un possibile percorso che anche loro possono intraprendere; e possano in qualche modo
rinnovare o ritrovare la loro vocazione a coppia, l’unicità della loro famiglia, intraprendendo
azioni che abbiano il timbro del Vangelo, sia a livello personale, sia a livello della
società.