Campagna informativa sulla salute nelle carceri per aumentare prevenzione e cure
Presentati stamane a Roma i primi risultati della campagna informativa ”La salute
non conosce confini”, iniziata nell’ottobre scorso in 20 carceri italiane e promossa
dalla Società italiana di Malattie infettive e da quella di Sanità penitenziaria insieme
al Network Persone sieropositive e all’Associazione Donne in rete Onlus. Obiettivo:
informare e sensibilizzare detenuti e personale carcerario sulle patologie virali
croniche più diffuse, per aumentare l’accesso ai test e pianificare interventi adeguati.
I dati sono ancora parziali ma i risultati sono già confortanti. Il servizio di Gabriella
Ceraso:
La popolazione
carceraria vuole salute e vuole essere informata in modo adeguato su diagnosi e cure.
E’ questo il dato più importante che emerge dai primi risultati della campagna avviata.
Nove gli istituti, sui 20 coinvolti, di cui si dispongono dati, tra cui quelli di
Roma, Cagliari, Genova e Firenze. La novità vera e vincente è la prassi informativa,
cioè l’introduzione insieme ai tecnici, di un tutore del Network Persone Sieropositive,
che da pari a pari e non secondo i canali verticistici adottati finora dall’amministrazione
penitenziaria, ha avvicinato in 32 incontri, 1546 detenuti, sui 4000 circa presenti
negli istituti al momento dell’indagine, che a loro volta si sono fatti poi informatori
presso gli altri detenuti. Rosaria Iardino Presidente Onorario del Network,
chiarisce il perché del successo di questo “tutor“:
“E’ stato in carcere.
Sa che cosa significa stare in carcere senza farmaci, senza una diagnosi … E’ stato
in grado di trasmettere loro che loro potevano sapere se stavano bene: opportunità
di salute gratis; e secondo, accedere ai farmaci. Parlando anche con il loro linguaggio,
e quindi con la convinzione che sia veramente un suggerimento amicale”.
E
i risultati sono ottimali: Sergio Babudieri, presidente della Società italiana
di Medicina e Sanità Penitenziaria:
“Il numero delle richieste di fare il
test per l’Hiv è salito dall’11% prima del progetto a oltre il 56% dopo il mese educazione
sanitaria”.
Confermati i dati epidemiologici del 2005. Oltre 1 su 2 detenuti
è stato interessato da patologie croniche infettive: Hiv e epatite c sono le più diffuse.
In 9 istituti, sono emersi ben 130 nuovi casi. Dunque, se si lavora bene il sommerso
emerge ed è enorme. Ancora Babudieri:
“Queste persone erano portatrici inconsapevoli
e quindi in grado di trasmettere la malattia, una volta che fossero state fuori, o
addirittura dentro il carcere. Ed evidentemente, poterle individuare, educare alla
propria malattia, compiere percorsi diagnostici ed eventualmente terapeutici, significa
fare anche programmi di salute pubblica, non soltanto per i detenuti, ma per la popolazione
in generale”.
Al termine della campagna, in autunno – dicono gli organizzatori
- dati alla mano non sarà più rinviabile una adeguata politica proprio di salute
penitenziaria.