2012-05-17 18:10:51

Campagna informativa sulla salute nelle carceri per aumentare prevenzione e cure


Presentati stamane a Roma i primi risultati della campagna informativa ”La salute non conosce confini”, iniziata nell’ottobre scorso in 20 carceri italiane e promossa dalla Società italiana di Malattie infettive e da quella di Sanità penitenziaria insieme al Network Persone sieropositive e all’Associazione Donne in rete Onlus. Obiettivo: informare e sensibilizzare detenuti e personale carcerario sulle patologie virali croniche più diffuse, per aumentare l’accesso ai test e pianificare interventi adeguati. I dati sono ancora parziali ma i risultati sono già confortanti. Il servizio di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

La popolazione carceraria vuole salute e vuole essere informata in modo adeguato su diagnosi e cure. E’ questo il dato più importante che emerge dai primi risultati della campagna avviata. Nove gli istituti, sui 20 coinvolti, di cui si dispongono dati, tra cui quelli di Roma, Cagliari, Genova e Firenze. La novità vera e vincente è la prassi informativa, cioè l’introduzione insieme ai tecnici, di un tutore del Network Persone Sieropositive, che da pari a pari e non secondo i canali verticistici adottati finora dall’amministrazione penitenziaria, ha avvicinato in 32 incontri, 1546 detenuti, sui 4000 circa presenti negli istituti al momento dell’indagine, che a loro volta si sono fatti poi informatori presso gli altri detenuti. Rosaria Iardino Presidente Onorario del Network, chiarisce il perché del successo di questo “tutor“:

“E’ stato in carcere. Sa che cosa significa stare in carcere senza farmaci, senza una diagnosi … E’ stato in grado di trasmettere loro che loro potevano sapere se stavano bene: opportunità di salute gratis; e secondo, accedere ai farmaci. Parlando anche con il loro linguaggio, e quindi con la convinzione che sia veramente un suggerimento amicale”.

E i risultati sono ottimali: Sergio Babudieri, presidente della Società italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria:

“Il numero delle richieste di fare il test per l’Hiv è salito dall’11% prima del progetto a oltre il 56% dopo il mese educazione sanitaria”.

Confermati i dati epidemiologici del 2005. Oltre 1 su 2 detenuti è stato interessato da patologie croniche infettive: Hiv e epatite c sono le più diffuse. In 9 istituti, sono emersi ben 130 nuovi casi. Dunque, se si lavora bene il sommerso emerge ed è enorme. Ancora Babudieri:

“Queste persone erano portatrici inconsapevoli e quindi in grado di trasmettere la malattia, una volta che fossero state fuori, o addirittura dentro il carcere. Ed evidentemente, poterle individuare, educare alla propria malattia, compiere percorsi diagnostici ed eventualmente terapeutici, significa fare anche programmi di salute pubblica, non soltanto per i detenuti, ma per la popolazione in generale”.

Al termine della campagna, in autunno – dicono gli organizzatori - dati alla mano non sarà più rinviabile una adeguata politica proprio di salute penitenziaria.







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