2012-05-16 16:21:49

"Save the children": un minore su 4 a rischio povertà in Italia


“Il paese di Pollicino” è il nuovo dossier curato da Save The Children, che denuncia come in Italia il 22,6% dei bambini sia a rischio povertà. L’Organizzazione affida quindi al governo Monti le sue proposte affinché si dimezzi la povertà minorile estrema e per tutto il mese di maggio lancia “Ricordiamoci dell’infanzia” una campagna in aiuto ai bambini a rischio. Servizio di Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

L’Italia dimentica i suoi figli. Un minore su 4, oggi, è a rischio povertà, che tra il 2006 e il 2010 ha colpito soprattutto i bambini. Questa situazione, denuncia Save The Children, non è frutto solo della crisi che si sta vivendo, ma viene da lontano. Matteo Rebesani, co-curatore del rapporto “Il paese di Pollicino”:
"E’ una povertà che ha radici lontane, perché non è da oggi che gli adulti si dimenticano dei bambini. E’ da molti anni che l’Italia non investe sull’infanzia: l’1,4 del Pil contro una media del 2,3 e questa è una costante da molti anni. Questo fa sì che i servizi per i bambini in Italia siano molto scarsi".

Mancano gli asili nido, scuole di qualità e spazi per il gioco e il movimento, necessari ad una crescita serena, denuncia l’organizzazione. Accanto a questo poi a gravare sulla vita dei bimbi il basso reddito familiare. Ancora Matteo Rebesani:

"Purtroppo, crescendo e diventando adolescenti, vivono naturalmente condizioni ancora peggiori. Si sta diffondendo, ancora una volta e soprattutto al sud, ma non solo, anche al nord, la piaga dello sfruttamento del lavoro minorile. La crisi economica certo aggrava tutto questo, perché anche quei 50-60 euro che un ragazzo può raccogliere lavorando in nero in un bar, contribuiscono ad un bilancio familiare che altrimenti non consentirebbe di arrivare a fine mese".

Sono diversi gli identikit dei bambini ad alto rischio povertà. Bimbi che vivono in famiglie numerose, bambini del sud e di origine stranera, ad aprire la lista coloro che vivono con un solo genitore:

"Spesso è la donna, spesso a seguito di una separazione magari non facile, e che quindi non riesce a conciliare il proprio lavoro – quando c’è naturalmente – con la cura del figlio. E proprio su questo noi abbiamo fatto delle proposte concrete per cercare di andare incontro a queste mamme giovani e sole. Ci sono giovani coppie che subiscono il fatto che il mercato del lavoro impone loro spesso contratti precari o sottopagati, spesso i redditi di due giovani di 30-35 anni non sono sufficienti ad avere condizioni di vita accettabili".

Save the Children articola quindi proposte concrete quali sgravi fiscali per ogni figlio a carico, i “Junior Voucher” per l’acquisto di beni essenziali per il bambino, l’utilizzo dei fondi europei per la creazione di nuovi asili nido, soprattutto dove mancano, nelle regioni del Sud Italia:

"E poi interventi soprattutto per le mamme: aiutare, per esempio, creando un fondo di garanzia per le mamme, tutte quelle mamme con reddito basso che vogliono diventare imprenditrici, che hanno una capacità propria, un’idea propria, ma gli manca il credito per poterla mettere in atto. E poi vogliamo coinvolgere le imprese, non solo le istituzioni e non solo il pubblico, ma chiedere anche alle imprese, alle grandi ma anche alle piccole e medie imprese, di prevedere nei propri contratti con i propri dipendenti non solo gli asili aziendali, ma anche la possibilità – come si faceva una volta, forse molti anni fa – di attivare campi scuola estivi, di attivare la possibilità di corsi di formazione per i bambini, borse di studio per andare all’università. Tutte misure che permettano ai minori di famiglie con un reddito più basso di avere le stesse opportunità dei loro coetanei".

Save the Children propone poi di ricorrere a strumenti esistenti ma finora totalmente inutilizzati. Rabesani:

"Noi abbiamo scoperto in questa ricerca che esiste una legge sui diritti sportivi e commerciali, che destinava il 4 per cento di questi diritti – 35 milioni di euro, non tantissimi, ma comunque sempre 35 milioni di euro – per sostenere i giovani nello sport. Dal 2008 ad oggi questa legge non è stata applicata e quindi quello che noi chiediamo è che venga applicata da subito e che il 4 per cento dei diritti sportivi – quindi quelli delle squadre di calcio che certo non hanno problemi di soldi – possano essere destinati all’infanzia. Le risorse, andando a cercare nelle pieghe, si trovano, basta volerlo. Gli altri Paesi lo fanno!".







All the contents on this site are copyrighted ©.