"Good news day": la rivista "Città Nuova" propone otto giorni di buone notizie
L’altruismo, la solidarietà, la legalità, sono mattoni importanti che costruiscono
le nostre città e la convivenza umana: diamo voce e facciamo conoscere tutto il buono
che c’è in mezzo a noi. E’ l’iniziativa lanciata dalla rivista “Città Nuova” che propone
una “Good news day”, una “Giornata delle buone notizie” che, dal 13 maggio scorso
e per un’intera settimana, dia spazio in tutti i mezzi di comunicazione al positivo.
Ma come si colloca questa iniziativa nel quadro dell’attuale mondo dell’informazione?
Adriana Masotti lo ha chiesto a Maddalena Maltese, giornalista di “Città
Nuova”:
R. – Il mondo
non può essere raccontato solo dal punto di vista dei furbetti, dei dittatori sanguinari,
dello spread, della crisi economica, ma la fotografia del mondo è fatta anche di altro.
Da qui l’idea di lanciare una Giornata nazionale delle buone notizie, in cui raccontare,
sicuramente accanto alle ingiustizie e ai disagi, anche la speranza e tutto il bene
che costruisce il nostro Paese. Al di là dei tagli del welfare, ad esempio, la famiglia
che mette in piedi un’associazione che coinvolge tante altre famiglie per i ragazzi
con disagi, oppure quella città che dice di ‘no’ all’acquisto degli F35….
D.
– Ma che valore ha il fatto di fare spazio nell’informazione quotidiana anche per
il positivo?
R. - Ha valore perché racconta realmente una fotografia piena
del nostro mondo, dove appunto le sciagure non possono uccidere la speranza, l’ottimismo,
la voglia di fare, le energie positive.
D. – Si tratta, dunque, di rappresentare
la realtà nella sua interezza...
R. – Assolutamente sì. Ci ha dato in questo
senso un ottimo spunto anche il messaggio che il Papa ha lanciato per la 46.ma Giornata
delle Comunicazioni sociali, dove sollecita a dare vita ad una conoscenza condivisa
e autentica, in cui tutti diventiamo cercatori della verità, una verità che sicuramente
ha tutte queste sfaccettature e che non è fatta di buonismo o di una glassa che addolcisce
il nostro mondo o la realtà con cui ci troviamo a confrontarci. Indubbiamente, però,
della Grecia, ad esempio, possiamo raccontare la fame, la fatica, ma dobbiamo avere
anche il coraggio di raccontare le mense di solidarietà dei quartieri, quello che
la gente sta facendo per aiutarsi, per uscire fuori da situazioni drammatiche. Non
può essere unilaterale il racconto della realtà, ma deve avere spazio per tutte queste
storie.
D. – L’iniziativa, “Good news day”, chiede qualcosa ai fruitori dell’informazione
e un impegno anche ai giornalisti. Di che cosa si tratta?
R. – Ai nostri colleghi
sicuramente chiediamo di avere il coraggio di tirar fuori dai cassetti quelle belle
storie che tante volte sono state bloccate da un fatto scandalistico immediato di
cui ci si doveva occupare, dai ‘no’ degli editori, da quelle emergenze che hanno preso
il sopravvento… Quindi, con coraggio di usare la creatività e la professionalità per
raccontare anche di tutte quelle persone, quei fatti, quelle aziende che danno veramente
un contributo etico al nostro Paese. Ai lettori chiediamo di essere protagonisti,
segnalando fatti, iniziative, persone che possano essere esempi di una cittadinanza
attiva e partecipe, valorizzando quello che può migliorare la convivenza.
D.
– Già da tempo “Città Nuova” ha proposto ai suoi lettori il manifesto per un’informazione
responsabile. Che cosa si vuole sollecitare attraverso questo manifesto?
R.
– Noi ci siamo resi conto che apparentemente possiamo avere una conoscenza illimitata
del mondo, attraverso la rete, attraverso i tg, attraverso i giornali. In realtà,
questo mondo che noi possiamo conoscere, alle volte si restringe su quello che a noi
piace, su chi la pensa come noi, sull’avere una conferma di come noi la pensiamo.
Invece, in questo manifesto dell’informazione vorremmo spingere tutti ad uscire dai
propri ghetti informativi, ad allargare l’orizzonte di conoscenza, ad incontrarsi
con i testimoni e a far sì che le parole, le immagini promuovano realmente la dignità
dell’uomo e costruiscano sul serio giustizia e pace come il Papa ci invita a fare.