2012-05-16 16:10:02

Crisi Ue. Monti: siamo in piena emergenza. Grecia di nuovo al voto, la Spagna rischia l'uscita dai mercati


"Le prossime settimane saranno decisive per il futuro dell'Italia e dell'Unione europea”. Così il premier Mario Monti, durante la conferenza stampa al termine della missione annuale del Fondo monetario internazionale, secondo cui sono rimarchevoli i progressi compiuti dall’Italia negli ultimi mesi. Il servizio di Amedeo Lomonaco: RealAudioMP3

Riforme strutturali, consolidamento fiscale e rafforzamento del sistema bancario sono i tre punti chiave indicati nel rapporto annuale del Fondo monetario internazionale sull'Italia. Il premier Mario Monti, che sabato prossimo aprirà i lavori del G8 a Camp David, ha identificato nella crescita, non nell’austerità, l’obiettivo dell’azione di governo. La crescita futura – ha spiegato il premier – deve poter poggiare su “basi solide”, coniugando disciplina di bilancio e riforme strutturali. I “semi” della crescita - ha affermato il presidente del Consiglio - sono stati già piantati e attuando le riforme, il Pil italiano potrebbe crescere del 6% nei prossimi anni. La politica di consolidamento fiscale adottata dal governo - ha aggiunto - è decisiva “per evitare nuove manovre”, anche in caso di un “deterioramento della congiuntura internazionale”. Intervenendo al Forum della Pubblica Amministrazione e riferendosi alle forti tensioni nei confronti di Equitalia, il premier ha ringraziato infine i dipendenti pubblici che affrontano “particolari criticità” e assicurato il supporto costante e incondizionato del governo.

La Bce vuole fortemente che la Grecia resti nell'euro, anche se non spetta a Francoforte decidere. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi. Secondo il presidente della Commissione Ue Barroso spetta ai greci decidere, ma e' bene – ha detto Barroso - che sappiano che le prossime elezioni politiche fissate per il prossimo 17 giugno ''avranno un significato storico''. Ma cosa accadrebbe se effettivamente la Grecia optasse per un’uscita dall’euro e un ritorno alla dracma? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Ugo Bertone, direttore di “Finanza e Mercati”:RealAudioMP3

R. – Per la Grecia sarebbe un brutto shock dal punto di vista del debito da saldare, che salirebbe moltissimo, quindi ci sarebbe un momento molto difficile. Per altri Paesi, a partire dall’Italia, le difficoltà sarebbero altrettanto rilevanti, perché all’improvviso i mercati prenderebbero atto che l’Euro può anche cadere e che noi potremmo tornare, un domani, alla vecchia Lira: aumenterebbe quindi il nostro costo, rispetto alla comunità, per raccogliere denaro.

D. – Ora la Grecia varerà un governo ad interim, che traghetterà il Paese verso nuove elezioni. Per antonomasia, un esecutivo ad interim potrebbe svolgere solo funzioni di quotidiana amministrazione, in questo caso però non sarà proprio così: ce la farà a reggere il peso della situazione venutasi a creare?

R. – C’è un elemento, un dato sinistro: l’altro giorno, è scaduta una trance di debito in mano agli operatori più aggressivi - ove il governo, dotato di tutti i poteri, avrebbe probabilmente fatto opposizione a pagare quei soldi. La Grecia è così debole che ha dovuto pagare 500milioni delle residue riserve, che non arrivano a 2miliardi, e che rischiano di non essere sufficienti per le pensioni ed i salari. Credo che questo mese di debolezza aggraverà di molto i problemi della Grecia.

D. – La cosa che fa più riflettere, è che anche in questa situazione l’Europa non si mostra unita: alcuni auspicherebbero l’uscita della Grecia, altri invece vorrebbero evitare questa ipotesi. Affrontare il problema in maniera così disomogenea, non è un fallimento per l’intera Unione Europea?

R. – Assolutamente sì, non è possibile pensare di mettere d’accordo 27 teste su ogni problema, per combinare qualsiasi cosa. Soprattutto non è possibile quando si comincia a creare l’ostilità, il malumore, nei confronti del cugino ricco tedesco.

D. – Quali sono i Paesi più a rischio, dopo la Grecia?

R. – Entro l’anno – dice Nouriel Roubini, che ahimè ci prende spesso - dopo la Grecia toccherà al Portogallo, a Cipro e forse alla stessa Irlanda, che però può contare su una protezione da parte della City ben diversa; a quel punto la prima linea la si combatterà direttamente in Spagna. Ma tutti sono convinti almeno di una cosa: che la vera partita di sopravvivenza dell’Euro riguarda l’Italia.

D. – Spagna ed Italia sono i primi due Paesi grandi dell’Unione che soffrirebbero di una crisi così importante...

R. – Assolutamente sì, tra l’altro la situazione – al di là del condizionale – ormai è drammatica, perchè noi siamo sulla linea di resistenza, perchè si dice che un tasso di interesse reale superiore al 6% è insostenibile, oltre ai 5/6 mesi. Noi siamo leggermente sotto, la Spagna è sopra già di un mese abbondante, di questo passo il rischio collasso è veramente imminente.

D. – Ieri, l’atteso incontro tra il nuovo presidente francese Hollande e la Merkel, a Berlino: Hollande è stato eletto con una buona percentuale di consenso, la Merkel è appannata invece dagli ultimi risultati elettorali, che hanno bocciato la sua politica di rigore. Questo sbilanciamento può portare in primo piano la crescita e lasciare in secondo piano il rigore?

R. – Sì, probabilmente nell’agenda europea sì, e qualche cosa si potrà tirare fuori; ma purtroppo, per fare lo sviluppo e la crescita, o hai i capitali o lo fai sul debito. Noi non possiamo fare un nuovo sviluppo sul debito – il noi in questo caso è inteso come Europa, non solo come Italia – e per avere i capitali occorre avere la fiducia da parte del resto del mondo e bisogna aprire i propri forzieri, cosa che non stiamo facendo.

D. – Questo vuol dire che, ad esempio, aprire le porte alla Cina potrebbe aiutare il destino dell’Europa?

R. – Rovesciamo il discorso: la Cina ha appena dichiarato che ha interrotto gli acquisti di bond, BTP e di ogni altra carta europea. Loro, in questo momento, compaiono per comprare degli asset, per comprare il Porto del Pireo, infrastrutture, cose esistenti, piuttosto che case di moda o il Colosseo. In questo momento, loro come tutti gli altri ritengono che l’Europa abbia bisogno di dimostrare che ha voglia di crescere come continente, oppure di cambiare, di fare qualcosa di diverso. Non dimentichiamo che noi stiamo cominciando ad assaggiare la stessa medicina che abbiamo imposto ai Paesi asiatici - a metà anni ’90 - e siamo stati anche abbastanza “cattivelli“ all’epoca. Quindi, non stupisca se ora non sono tanto comprensivi nei nostri confronti.








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