Servizi sanitari in tempo di crisi: la salute degli italiani a rischio
La salute degli italiani a rischio per la crisi economica. In 424 pagine del Rapporto
Osservasalute, coordinato dall’Università Agostino Gemelli di Roma, emerge una fotografia
allarmante sui fattori di rischio in aumento e sulla diminuita risposta dei servizi
socio-sanitari a livello regionale. Roberta Gisotti ha intervistato il prof.
Walter Ricciardi, direttore dell’Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina
e Chirurgia dell’Ateneo cattolico, coordinatore della ricerca alla quale hanno lavorato
175 esperti di sanità pubblica, clinici, demografi, matematici, statistici ed economisti:
Depressioni
e prescrizione di antidepressivi in aumento, ma anche suicidi spie di un malessere
sociale che va oltre il dato economica e con il rischio emulazione del gesto estremo
amplificato dai media. Non tutto si spiega con il minor reddito, ma certo la crisi
viene minando la salute degli italiani come ci spiega il prof. Ricciardi:
R.
– Per una serie di motivi comportamentali e pratici, la salute degli italiani è a
rischio. Faccio alcuni esempi. Gli italiani non comprano più cibi salubri, probabilmente
perché costano troppo, e si rifugiano nel cibo-spazzatura. Gli italiani non si muovono
più perché fare sport e far fare sport ai figli costa. Quindi, praticamente, la stragrande
maggioranza degli italiani non fa più attività fisica. Invece, le cattive abitudini
come il fumo e l’alcol continuano. La combinazione di questo aumento di fattori in
futuro porrà a rischio la salute degli italiani.
D. – Nel Rapporto, c’è una
denuncia che preoccupa molto: in dieci anni è più che quadruplicato il consumo di
antidepressivi. Ma questo si può spiegare solo con difficoltà economiche?
R.
– No, direi che i motivi sono diversi, anche perché questo aumento è cominciato già
prima della crisi, però si sta intensificando ulteriormente. I motivi sono diversi.
Uno è che probabilmente sia le persone che i medici sono più aperti: le persone nel
dichiarare e i medici nel diagnosticare patologie come la depressione, che prima magari
erano un po’ stigmatizzate. Invece, in questo modo escono fuori e questo porta i medici
a prescrivere farmaci antidepressivi e i pazienti, le persone, a prenderli. Non c’è
dubbio però che la crisi economica e forse il disagio, l’incertezza e la precarietà
stiano ulteriormente accelerando questo percorso e i problemi di salute mentale -
sia minori come le depressioni, sia maggiori come quelli che portano al suicidio -
stiano aumentando.
D. – Diminuisce anche la prevenzione da parte del Servizio
sanitario nazionale…
R. - Sì perché, di fatto, non c’è quasi nessuna Regione
- si contano veramente sulla punta delle dita di una mano - che spende quel 5% che
dovrebbe essere speso in prevenzione. Invece, con questa crisi finanziaria, soprattutto
nelle regioni del centro-sud che sono in piano di rientro, addirittura si riduce,
quindi si taglia ulteriormente in prevenzione. Questa è una scelta miope, perché è
chiaro che la prevenzione per avere risultati ha bisogno di tempi medio-lunghi. Il
fatto di non farlo adesso significherà scaraventare sulle spalle di chi verrà, non
dopo di noi, ma su noi stessi, tra 5-6-7 anni, un carico di malattie che sarà difficilissimo
da gestire.
D. – Ci sono proposte nel Rapporto?
R. – Sì, la proposta
è innanzitutto acquisire consapevolezza di questa situazione, quindi non è con banali
risparmi ragionieristici che si risolvono i problemi della salute dei cittadini. Il
sistema non ha bisogno di nuove risorse perché i circa 110 miliardi di euro che vengono
stanziati per la sanità in Italia sono più che sufficienti, però bisogna organizzarsi
per spenderli meglio, per canalizzarli e per raccordarli meglio con quelle che sono
le esigenze dei cittadini. Naturalmente la prevenzione – non la prevenzione generica
ma la prevenzione specifica contro le malattie oncologiche, contro le malattie cardiovascolari,
contro il diabete – è necessaria perché altrimenti noi avremo nel prossimo futuro
milioni di cittadini con problemi e non avremo i servizi sanitari per assisterli.