Canada: intervento dei vescovi su libertà religiosa e di coscienza
Riaffermare il diritto della religione di intervenire nella sfera pubblica; preservare
buoni rapporti tra Stato e Chiesa; formare le coscienze secondo la verità obiettiva;
tutelare il diritto all’obiezione di coscienza. È l’appello rivolto dai vescovi canadesi
ai cattolici e a tutte le persone di buona volontà, credenti e non credenti, nella
lettera pastorale sulla libertà di coscienza e di religione diffusa ieri a Ottawa.
Preparato dalla Commissione permanente della Conferenza episcopale (Cecc), il documento
esprime la preoccupazione dei vescovi per i segnali “inquietanti” che giungono dal
mondo, ma anche dal Canada, sul fronte della libertà religiosa e di coscienza, due
diritti fondamentali radicati nella “dignità unica della persona umana creata ad immagine
di Dio”. Sulla libertà religiosa - affermano i vescovi canadesi - oggi non pesano
solo le pesanti restrizioni e le persecuzioni in atto in tanti Paesi nel mondo, ma
minacce “più sottili”: segnatamente un “relativismo aggressivo” diffuso dalla cultura
dominante che vuole relegare la religione alla sfera privata. Se infatti, per un verso,
esiste una “laicità legittima che distingue la religione dalla politica, la Chiesa
dallo Stato”, ma è aperta alla partecipazione delle organizzazioni e comunità religiose
nel dibattito pubblico, per altro verso, si sta affermando un “laicismo radicale”
che, al contrario, vuole escludere la religione dall’arena pubblica ed impedirle di
“partecipare al dibattito pubblico necessario alla vita civile”. Nella lettera il
Consiglio permanente della Cecc spiega perché, invece, la libertà religiosa e di coscienza
sono necessarie al bene comune in un Paese come il Canada, dove la diversità religiosa
è la norma. Quando la libertà religiosa è minacciata, sottolineano i vescovi canadesi,
“tutti gli altri diritti sono compromessi e la società ne soffre”. La libertà di coscienza
– afferma ancora la lettera - è necessaria alla ricerca della verità e ad aderire
alla verità una volta che questa è sufficientemente riconosciuta. Una verità che la
Chiesa non vuole imporre, ma proporre in virtù del mandato conferitole da Cristo.
Evidenziando che il diritto alla libertà religiosa comprende quello di vivere la propria
fede pubblicamente, il documento della Cecc rileva che “i tentativi di rinchiudere
l’espressione della fede nelle sacristie devono essere considerati come una grave
limitazione a un diritto garantito”. Di qui, in conclusione, l’esortazione rivolta
a tutti i canadesi a difendere questi due diritti fondamentali. (L.Z.)