2012-05-15 10:12:12

Canada: intervento dei vescovi su libertà religiosa e di coscienza


Riaffermare il diritto della religione di intervenire nella sfera pubblica; preservare buoni rapporti tra Stato e Chiesa; formare le coscienze secondo la verità obiettiva; tutelare il diritto all’obiezione di coscienza. È l’appello rivolto dai vescovi canadesi ai cattolici e a tutte le persone di buona volontà, credenti e non credenti, nella lettera pastorale sulla libertà di coscienza e di religione diffusa ieri a Ottawa. Preparato dalla Commissione permanente della Conferenza episcopale (Cecc), il documento esprime la preoccupazione dei vescovi per i segnali “inquietanti” che giungono dal mondo, ma anche dal Canada, sul fronte della libertà religiosa e di coscienza, due diritti fondamentali radicati nella “dignità unica della persona umana creata ad immagine di Dio”. Sulla libertà religiosa - affermano i vescovi canadesi - oggi non pesano solo le pesanti restrizioni e le persecuzioni in atto in tanti Paesi nel mondo, ma minacce “più sottili”: segnatamente un “relativismo aggressivo” diffuso dalla cultura dominante che vuole relegare la religione alla sfera privata. Se infatti, per un verso, esiste una “laicità legittima che distingue la religione dalla politica, la Chiesa dallo Stato”, ma è aperta alla partecipazione delle organizzazioni e comunità religiose nel dibattito pubblico, per altro verso, si sta affermando un “laicismo radicale” che, al contrario, vuole escludere la religione dall’arena pubblica ed impedirle di “partecipare al dibattito pubblico necessario alla vita civile”. Nella lettera il Consiglio permanente della Cecc spiega perché, invece, la libertà religiosa e di coscienza sono necessarie al bene comune in un Paese come il Canada, dove la diversità religiosa è la norma. Quando la libertà religiosa è minacciata, sottolineano i vescovi canadesi, “tutti gli altri diritti sono compromessi e la società ne soffre”. La libertà di coscienza – afferma ancora la lettera - è necessaria alla ricerca della verità e ad aderire alla verità una volta che questa è sufficientemente riconosciuta. Una verità che la Chiesa non vuole imporre, ma proporre in virtù del mandato conferitole da Cristo. Evidenziando che il diritto alla libertà religiosa comprende quello di vivere la propria fede pubblicamente, il documento della Cecc rileva che “i tentativi di rinchiudere l’espressione della fede nelle sacristie devono essere considerati come una grave limitazione a un diritto garantito”. Di qui, in conclusione, l’esortazione rivolta a tutti i canadesi a difendere questi due diritti fondamentali. (L.Z.)







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