2012-05-14 14:05:12

Progetto di promozione della donna in Burundi curato dal "Jesuit Refugee Service"


Imparare per sé e la propria famiglia il valore della dignità per migliorare la qualità di vita nel proprio ambiente. È l’impegno assunto dal “Jesuit Refugee Service” (Jrs) in favore delle donne in Burundi. L’iniziativa, lanciata nella diocesi di Rutana dall’organismo di solidarietà dei Gesuiti, ha visto la creazione di un Centro didattico, nel quale è possibile per le donne del posto migliorare la propria cultura e acquisire esperienze di lavoro. La collega della redazione francese, Marie Duhamel, ne ha parlato con Danilo Giannese, responsabile del JRS nella regione dei Grandi Laghi:RealAudioMP3

R. – E’ una vera e propria fattoria didattica, nella quale forniamo alle donne più grandi e alle più giovani che vivono nella zona competenze dal punto di vista dell’agricoltura e dell’allevamento. Allo stesso tempo, abbiamo deciso di formarle offrendo loro anche corsi di alfabetizzazione, quindi insegnando a leggere e a scrivere, a fare i calcoli, e insegnando loro anche i diritti umani e i loro diritti specifici.

D. – Perché puntare precisamente su di loro?

R. – Abbiamo deciso di puntare sulle donne perché abbiamo constatato che in questa parte del Burundi, come in tanti altri Paesi africani, la donna resta sfortunatamente più emarginata rispetto all’uomo. Però, sappiamo benissimo che qui in Africa, e anche qui in Burundi, è veramente la donna che rappresenta il motore della famiglia, è lei che va nei campi tutti i giorni… Abbiamo deciso allora di puntare sulle donne perché siamo consapevoli che sono loro ad avere la possibilità di lavorare per il diritto di una società più forte, di una società più solidale, dove sia la pace a regnare. In più, in questa parte del Burundi accade spesso che moltissimi uomini lascino le famiglie per andare a lavorare oltre i confini in Tanzania per poi ritornare a casa dopo più di un anno.

D. – Avete avuto l’opportunità di formare alcune donne e quali sono stati i risultati?

R. – I risultati sono positivi, perché la maggior parte delle donne e delle ragazze non hanno avuto la possibilità di andare a scuola, soprattutto perché i padri glielo hanno impedito. Ma una donna che è capace di andare al mercato e riesce a contare i soldi da dare al commerciante, o riesce a leggere il peso sulla bilancia di ciò che sta acquistando è una donna sicuramente più soddisfatta di se stessa. E una donna che scopre i propri diritti, una donna che inizia a prendere coscienza del proprio corpo è sicuramente una donna la cui mente si apre: in lei scompare la paura del prossimo, del vicino, e a giovarne è tutta la società. Già il piccolo fatto che la donna impari a produrre una maggiore quantità di cibo, perché sa coltivare la terra in una maniera più razionale, è molto positivo perché vuol dire che sempre più donne saranno in grado di produrre più quantità di cibo e ciò potrà far diminuire gli episodi di furto.

D. – Davanti a queste donne molto più indipendenti e emancipate, il marito è contento oppure fa difficoltà?

R. – Lavorando nella regione dei Grandi Laghi, ci rendiamo sempre conto che nel momento vengono sensibilizzati sul fatto che le donne hanno diritti e sul fatto che una donna con diritti sia importante soprattutto per lo sviluppo della società, gli uomini iniziano a capire che l’emancipazione verso cui vanno le loro donne anzitutto non vuol dire che comporterà per loro la perdita il loro “status”. Inizieranno ad accettare il passo in avanti delle proprie donne e inizieranno anche a beneficiare dei vantaggi di avere mogli e madri per i loro figli con una coscienza maggiore di se stesse.







All the contents on this site are copyrighted ©.