Pakistan: nessun progresso nelle indagini sull’assassinio del ministro Shahbaz Bhatti
Nessun progresso nelle indagini sull’assassinio di Shahbaz Bhatti, ministro pakistano
per le minoranze religiose, ucciso con 30 colpi di pistola il 2 marzo 2011. Nei giorni
scorsi la polizia ha rilasciato il secondo presunto omicida, Zia Ur Rehman, dopo aver
emesso un mandato di cattura internazionale. In un’intervista all'agenzia AsiaNews,
il fratello del politico cristiano ucciso, Paul Bhatti, che è consigliere speciale
del premier per l’Armonia nazionale, a nome della famiglia ha espresso disappunto
sull’operato di inquirenti e magistrati, per un ravvisato disinteresse nel punire
i “veri responsabili” a oltre un anno dal crimine. “Avevamo visto l’arresto di Zia
Ur Rehman come un raggio di speranza - spiega - perché la polizia emette mandati di
cattura internazionali sulla base di prove certe”. Nel ribadire l’intenzione di “continuare
la battaglia iniziata dal fratello”, ha poi precisato che “l’omicida sarà perdonato,
solo quando sarà nota la sua identità”. Intanto minacce sono state indirizzate al
presidente del Comitato a tutela delle minoranze della provincia meridionale del Sindh,
Saleem Khursheed Khokhar. L’uomo è stato vittima di messaggi intimidatori per il suo
lavoro a tutela dei non musulmani e delle persone private dei diritti di base. Il
suo impegno ha portato anche alla promulgazione di 21 risoluzioni al Parlamento provinciale,
fra cui la legge del 2012 sulle Proprietà delle minoranze religiose. Dal vescovo di
Islamabad-Rawalpindi, mons. Rufin Anthony, sono arrivate parole di solidarietà assieme
alla richiesta di “provvedimenti immediati” e alla condanna dell’inerzia di polizia
e autorità di governo sull’assassinio di Shahbaz Bhatti. (G.M.)