Sarebbe dovuta essere la sua prima apparizione internazionale dopo il ritorno al Cremlino,
ma il presidente russo Vladimir Putin ha invece deciso di non partecipare al prossimo
G8 di Camp David, il 18 e 19 maggio, e di inviare al proprio posto il premier Dmitri
Medvedev. Ufficialmente l’impedimento di Putin è l’impegno per la formazione del nuovo
governo, ma agli occhi di diversi analisti internazionali la decisione del presidente
russo nasconderebbe tensioni con l’omologo Usa Barack Obama, a proposito di scudo
missilistico in Europa e critiche americane agli arresti durante la protesta che ha
accompagnato l'investitura presidenziale di Putin. Il capo del Cremlino vedrà comunque
il presidente statunitense al G20 del 18 e 19 giugno in Messico, mentre diserterà
pure il vertice Nato di Chicago del 19-21 maggio prossimi, durante il quale l’Alleanza
Atlantica dovrebbe annunciare di aver raggiunto una prima fase di operatività per
lo scudo di difesa missilistico. Esistono, dunque, delle reali tensioni tra Russia
e Stati Uniti? Risponde lo studioso di questioni russe Vittorio Strada, intervistato
da Giada Aquilino:
R. - Che ci
siano tensioni preesistenti a questo ritorno di Putin sembra abbastanza chiaro, nonostante
il dialogo costante a livello diplomatico tra le due potenze. Ma questo gesto non
è altro che il segno di una ripresa della politica estera di Putin, che non era comunque
venuta meno sotto la presidenza Medvedev. Essa consiste in una riaffermazione piena
della sovranità russa, in un ristabilimento del ruolo strategico della Russia nel
contesto mondiale come freno all’egemonia americana. Quindi Putin perseguirà questa
politica con più forza. L’altro suo grande progetto dichiarato riguarda il ristabilimento
di un’integrazione - diciamo così - dello spazio post-sovietico: la fondazione, la
costituzione di un’unione euroasiatica che comprenda Kazakhstan e Bielorussia; l’incognita
resta la politica dell’Ucraina, se cioè Kiev accetterà di entrare in questa unione
che, in un primo momento, sarà di carattere economico. Ci si può aspettare quindi
un’azione molto più incisiva sul piano sia interno, sia di politica estera.
D.
- Veniamo alla questione dello scudo missilistico. La Nato starebbe per annunciare
di aver raggiunto una prima fase di operatività. Cosa significa di fatto per la Russia?
R.
- La Russia vede in questo non solo un pericolo dal punto di vista propriamente militare,
ma anche una menomazione della sua sovranità politica. In tal senso, in questa esasperata
visione di un’ostilità verso la Russia, da parte dell’Occidente e in primo luogo naturalmente
dell’America, qualsiasi azione che possa essere interpretata non solo come una minaccia
sul piano tecnico militare ma anche come una menomazione della potenza di Mosca viene
considerata come degna di essere contrastata con ogni mezzo e con ogni vigore. Proprio
recentemente, poi, sul piano della politica progettuale, sono stati avanzati anche
dei programmi secondo i quali la Russia dovrebbe orientarsi soprattutto sul piano
dello sviluppo politico e militare non verso l’Occidente ma verso l’Asia, quindi verso
i rapporti con la Cina e con il mondo asiatico.
D. - In questo periodo di crisi
economica, il ruolo della Russia quale potrà essere?
R. - Naturalmente la Russia
giocherà sempre su due tavoli: proiettarsi verso Oriente è nel suo interesse, perché
è una potenza euroasiatica; ma altrettanto forte è il suo interesse di trarre vantaggi
da una collaborazione con l’Occidente ed in particolare con l’Europa, per di più in
una situazione così complessa come quella della crisi che attanaglia il mondo e l’Unione
europea.