2012-05-13 13:07:10

Il Papa ad Arezzo accolto da migliaia di persone: l'Italia riprenda la via del rinnovamento spirituale ed etico


Con il conforto morale della fede l’Italia reagisca alla tentazione dello scoraggiamento e, forte della sua tradizione umanistica, riprenda anche, con decisione, la via del rinnovamento spirituale ed etico, che sola può condurre ad un autentico miglioramento della vita sociale e civile. Così il Papa questa mattina ad Arezzo dove, di fronte a circa trentamila persone, nel parco Il Prato, ha celebrato la Messa e recitato il Regina Coeli. Benedetto XVI, per la prima volta in Toscana, è stato accolto dal premier italiano Monti e dal calore della gente della diocesi di Arezzo Cortona Sansepolcro. Tra i doni consegnati al Santo Padre un’offerta per i poveri ed una croce pettorale realizzata dagli orafi aretini, anch’essi colpiti dalla grave crisi economica in atto. Dopo la visita privata in Cattedrale ed il pranzo in Episcopio nel pomeriggio, il Papa volerà in elicottero al Santuario francescano de La Verna per l’incontro con la comunità francescana, quindi in serata il discorso alla cittadinanza di Sansepolcro. Il servizio del nostro inviato Paolo Ondarza:RealAudioMP3

Il suono delle campane di tutte le Chiese della città, i cori e gli applausi della gente hanno salutato l’arrivo in elicottero del Papa ad Arezzo. Segno di una Chiesa viva, ricca di espressioni al suo interno, che ha voluto abbracciare il successore di Pietro affidandogli anche la tristezza e la preoccupazione per la crisi in atto, per i tanti giovani senza lavoro, come sottolineato nel suo saluto dall’arcivescovo Riccardo Fontana:

“L’anima si nutre di verità, ma il corpo ha bisogno del necessario: ha bisogno di lavoro. Una famiglia su quattro della nostra Provincia, Padre Santo, rischia di non arrivare alla fine del mese”.

Pensando a chi è nel bisogno e in un momento segnato da una profonda sfiducia verso le istituzioni, Benedetto XVI ha affidato all’intercessione di Maria, Madonna del Conforto, che sostenne gli aretini durante il terremoto del Settecento, la città e l’intero paese:

“Invochiamo da Dio il conforto morale, perché la comunità aretina, e l’Italia intera, reagiscano alla tentazione dello scoraggiamento e, forti anche della grande tradizione umanistica, riprendano con decisione la via del rinnovamento spirituale ed etico, che sola può condurre ad un autentico miglioramento della vita sociale e civile”.

“La complessità dei problemi” – ha aggiunto – “rende difficile individuare le soluzioni più efficaci per uscire dalla situazione presente”. Il successore di Pietro ha rinnovato l’impegno della Chiesa a rendersi solidale con chi è nel bisogno, condividendo risorse, promuovendo stili di vita più essenziali, contrastando quella cultura dell’effimero che ha illuso molti, determinando una profonda crisi spirituale.

Ognuno è chiamato a dare il proprio contributo, – ha esortato il Papa –, ognuno può svolgere la sua parte per il bene comune rispondendo alla chiamata di Dio: al sacerdozio, alla vita consacrata, alla vita coniugale, all’impegno nel mondo. Una missione che – ha spiegato il Santo Padre – trova sostegno nello spirito che nei secoli ha animato sia l’antica Chiesa aretina attenta a costruire la città dell’uomo ad immagine della Città di Dio che la comunità civile locale distintasi più volte per il senso di libertà e la capacità di dialogo tra componenti sociali diverse.

“Questa Chiesa diocesana, arricchita dalla testimonianza luminosa del Poverello di Assisi, continui ad essere attenta e solidale verso chi si trova nel bisogno, ma sappia anche educare al superamento di logiche puramente materialistiche, che spesso segnano il nostro tempo, e finiscono per annebbiare proprio il senso della solidarietà e della carità”.

Il Papa ha ricordato come, anche recentemente, queste terre abbiano dato prova di saper accogliere chi qui è venuto in cerca di libertà e lavoro. “Testimoniare l’Amore di Dio verso gli ultimi” – ha detto Benedetto XVI – “si coniuga anche con la difesa della vita dal suo sorgere al suo termine naturale, con la difesa della famiglia, attraverso leggi giuste e capaci di tutelare anche i più deboli”. “Come nel Medioevo, gli statuti di queste città furono strumento per assicurare a molti i diritti inalienabili” – ha concluso il Pontefice – “così anche oggi continui l’impegno per promuovere una città dal volto sempre più umano. In questo la Chiesa offre il suo contributo”.

Due fari continuano ad illuminare la società aretina. Benedetto XVI li ha indicati in Donato, Santo vescovo del IV secolo, patrono della città, apostolo della Tuscia, e nel Beato Gregorio X, sepolto nella cattedrale: il primo è ricordato per aver ricomposto il calice infranto, immagine dell’opera pacificatrice svolta dalla Chiesa per il bene comune. Il pontificato del secondo tese all’unità del popolo di Dio misurandosi con i problemi del suo tempo come la ricomposizione dello scisma con l’Oriente.

“Seguendo la grande tradizione della vostra Chiesa e delle vostre Comunità, siate autentici testimoni dell’amore di Dio verso tutti!”.

Per la prima volta in Toscana, patria del Rinascimento, Benedetto XVI ha quindi ricordato:

“Questa terra, dove nacquero grandi personalità del Rinascimento, da Petrarca a Vasari, ha avuto parte attiva nell’affermazione di quella concezione dell’uomo che ha inciso sulla storia d’Europa, facendo forza sui valori cristiani”.

Occorre, dunque, fare memoria del passato, per guardare con fiducia al futuro, seguendo Cristo e coinvolgendosi in prima persona nell’edificazione del bene comune. Parole accolte con gioia dai trentamila fedeli sul parco “Il Prato”. A nome di tutti il ringraziamento del sindaco Giuseppe Fanfani:

“Ecco che le Sue parole e il Suo insegnamento ci consentono di alzare la testa dalla quotidianità, di assumere una visione più ampia dei problemi e della vita”.


Ad Arezzo, ieri sera, i giovani hanno vissuto una veglia di preghiera in attesa dell'incontro con il Papa. Paolo Ondarza ha raccolto alcune voci:RealAudioMP3

R. - Per me, che sono di Sansepolcro, ha un significato molto importante: il nostro Paese festeggia mille anni. E poi erano anche 500 anni che un Papa non veniva qui, quindi sarà certamente una bella esperienza.

D. - Che cosa rappresenta, per te, il Papa?

R. - Credo che, soprattutto nel mondo e nella società odierni, debba rappresentare un punto di riferimento forte. Per me, più che altro, rappresenta forse la speranza cui possiamo ancora aggrapparci, perché possa darci veramente dei punti ai quali possiamo rifarci per andare avanti in questo mondo difficile, perché la società, spesso, ci porta fuori dalla retta via.

R. - L’incontro, per noi cattolici, rappresenta sicuramente la presenza di Gesù nella nostra comunità, che è poi quello che ci serve e che credo manchi molto in questa società. Credo che la problematica maggiore sia la generale perdita di valori. Qui rappresentiamo proprio i valori cristiani, ma ci sono anche molti altri valori che i ragazzi stanno perdendo: quelli della famiglia, dell’amicizia ed anche dell’affettività fra i sessi. Sono queste le cose che chiediamo in preghiera e che, in questi momenti, possono magari rafforzarsi.

D. - Che cosa rappresenta, per te, Benedetto XVI?

R. - Una guida da seguire. È il nostro ‘capo’, che ci offre i consigli. Noi dobbiamo seguire lui.

D. - Viviamo un momento di difficoltà economica, nel nostro Paese, ed anche di mancanza di punti di riferimento importanti. Perché tanti giovani, questa notte - che è la notte di vigilia per l’arrivo del Papa - hanno scelto di unirsi in veglia e di aspettarlo, chi è il Papa, per i giovani?

R. - Il Papa è sicuramente il nostro principale punto di riferimento. È il Pietro dei giorni nostri, e quindi se Gesù ha scelto lui noi non possiamo che seguirlo per cercare - come ci dice sempre il nostro vescovo - di ‘essere della compagnia di Cristo’.

D. - Se potessi dire qualcosa a Benedetto XVI, cosa gli diresti?

R. - Non lo so. Sarebbe veramente un’emozione enorme poterlo avere di fronte e poterci parlare. Certamente lo ringrazierei, gli direi che prego per lui e gli chiederei di pregare per me.

D. - Se potessi dirgli qualcosa, cosa diresti?

R. - Gli direi grazie per tutto quello che ha fatto e spero di tornare a Roma per poterlo salutare.

D. - Che cosa ti piacerebbe poter dire a Benedetto XVI?

R. - Gli vorrei dire di dar fiducia ai giovani. Non credo che i giovani siano distanti dalla Chiesa: I giovani credono nella Chiesa e vogliono portare, al suo interno, il loro entusiasmo. Chiedo quindi a Benedetto XVI di dare sempre più spazio ai giovani e di dar loro modo di poter esprimere le loro idee come anche i mezzi concreti con cui portarle avanti.

Alla veglia hanno partecipato anche alcuni dei diaconi che sono stati sul palco, questa mattina, con il Papa durante la Messa e le suore carmelitane che incontrano Benedetto XVI nella Basilica di San Donato, presso la cappella della Madonna del Conforto. Anche loro hanno espresso un pensiero al microfono di Paolo Ondarza:RealAudioMP3

R. - È, prima di tutto, un’emozione enorme, anche perché, come diceva Rodolfo, anche io, nel 1993, ero presente alla liturgia celebrata da Giovanni Paolo II. Essere nuovamente qui, perciò, rappresenta una continuità, è un vivere questo momento come un momento importante per la nostra Chiesa. C’è quindi una certa continuità tra una visita e l’altra, ed è un dono grande che Benedetto XVI fa a tutti noi. Lo vivo con quest’emozione e con questo riconoscimento, questo senso di ringraziamento a Dio ed al Papa per essere in mezzo a noi.

R. - Viene a confermarci nella fede ma anche a rinvigorirci ed a fortificarci. Il nostro intento è quello di rimanere uniti e pregare tutti insieme, proprio per la conversione di tante persone . La Chiesa, ma il mondo intero, ha veramente bisogno di tanti nuovi apostoli a servizio della Santa Chiesa di Dio.

D. - Sorella, alcune suore carmelitane saranno presenti nella cattedrale di Arezzo proprio nel momento in cui il Papa pregherà…

R. - Per noi si tratta di un privilegio, un momento di grande grazia: essere accanto al santo Padre, poter pregare con lui per tutta la Chiesa ed innanzitutto per la Chiesa di Arezzo ed invocare così la protezione ed il conforto della Madonna, che qui ad Arezzo è venerata soprattutto con il titolo della Madonna del Conforto.







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