2012-05-12 15:07:36

Al-Qaeda rivendica gli attentati di Damasco. Il nunzio: cappa di piombo sulla capitale


Ad oltre un mese dall’inizio ufficiale del cessate il fuoco, non si fermano le violenze in Siria. Secondo l’Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo questa mattina le truppe governative hanno ucciso nove persone nella regione di Hama, ferendone altre 18. Un gruppo terroristico legato ad al-Qaeda ha rivendicato il doppio attentato di giorni fa a Damasco, che ha fatto almeno 55 morti e quasi 400 feriti. Con una nota sul web, il Fronte al-Nusra afferma che l’attacco è “un atto di rappresaglia contro il massacro dei sunniti attuato dal regime”. E ieri sera almeno una persona è morta nell’attentato portato a termine contro la sede del partito governativo Baath ad Aleppo. Escalation di violenze che non risparmia la minoranza cristiana: un parroco cattolico è stato aggredito in una Chiesa di Qara, e in un villaggio nella provincia di Hama bande armate hanno espulso tutte le famiglie cristiane. Ieri il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha espresso la vicinanza del Papa al popolo siriano all’indomani dei gravi attentati di giovedì. Adriana Masotti ha sentito il nunzio apostolico a Damasco, mons. Mario Zenari:RealAudioMP3

R. – Il Santo Padre, costantemente informato sulla crisi e il dolore del popolo siriano, ha espresso più volte questa vicinanza sia negli appelli fatti all’Angelus, sia nei messaggi – natalizio e pasquale – e in altre occasioni. Il Papa è vicino a questa gente che soffre e rinnova ancora l’appello pressante a risolvere questa crisi attraverso il dialogo e, come condizione, prima di tutto, fa un appello forte alla cessazione della violenza. Purtroppo vediamo i villaggi siriani continuamente insanguinati e, purtroppo, come si sa, questo sangue chiama altro sangue. Quindi occorre rompere, ma decisamente, con l’aiuto della comunità internazionale, rompere questa spirale della violenza. Purtroppo questa carneficina ha gettato tutti nel dolore e nella costernazione, perché non si sa più cosa pensare. C’è veramente un’aria, una cappa di piombo che pesa su Damasco. Vogliamo sperare che la comunità internazionale, anche dopo questo triste episodio, prenda ancora più decisamente in mano la situazione e appoggi quella che per il momento è la soluzione più opportuna: il piano di Kofi Annan.

D. – Nella dichiarazione della Sala Stampa vaticana si dice che questi ultimi attentati dovrebbero spingere tutti ad un rafforzato impegno nel dare attuazione al piano Annan, e anche lei sottolinea che questo piano è l’ultima spiaggia, l’ultima ancora di salvezza...

R. – Io direi, prima di tutto, che la comunità internazionale non lasci cadere le braccia. Si nota alle volte un po’ di stanchezza qua e là. Certi Stati hanno i loro problemi, hanno le elezioni, hanno problemi finanziari e può succedere che, alle volte, questo slancio di sostegno venga meno. Direi che questo è il momento di non demordere da parte della comunità internazionale e di riprendere lo sforzo, perché purtroppo credo che la Siria da sola non potrà uscire da questa crisi. Questo piano di Kofi Annan sinora è un piano che può dare una certa speranza di successo, perché è sottoscritto da entrambe le parti in conflitto, essendo sigillato dalla comunità internazionale e dal Consiglio di Sicurezza. Quindi ci si dovrebbe aggrappare ad esso – le parti in conflitto e tutti quanti – affinché abbia un certo successo o almeno si possa cominciare a vedere qualche passo nella cessazione della violenza e a portare le parti al tavolo dei negoziati.

D. – Sappiamo che in Siria continuano ad arrivare armi. Fermare questo commercio potrebbe già portare a qualche risultato...

R. – Anche qui la comunità internazionale deve sentirsi impegnata a fermare un eventuale traffico di armi, perché è chiaro che se arrivano le armi, arriva la violenza e quindi arriva il sangue. Bisogna cercare quindi una soluzione negoziata di questo conflitto. Vorrei anche chiudere, per non finire sotto questa cappa di piombo sotto la quale viviamo in questi giorni, dicendo che bisogna cercare la speranza cristiana. Siamo nella città di Damasco, la città dove il giovane Saulo è stato convertito dalla luce di Dio. Dobbiamo avere fiducia in un’arma che è molto potente e che è l’arma della preghiera, l’arma della grazia di Dio: che possa toccare il cuore di tanta gente, di tanti persecutori dell’immagine di Cristo, perché ogni uomo porta in sé l’immagine di Dio. Quindi, che con quest’arma della preghiera, la comunità cristiana possa ottenere questa grazia del Signore: la conversione di coloro che trafficano armi, che hanno progetti di sterminio, di persecuzione e che possano sentire questa voce di Dio “Perché mi perseguiti?” In fondo, ogni uomo, ogni donna, ogni bambino porta questa immagine di Dio, che deve essere rispettata al massimo.







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