Siria. Il patriarca Gregorios III: "Barbarie senza precedenti, il mondo dica basta"
“Eravamo in preghiera nella cappella della cattedrale quando un forte boato ha mandato
in frantumi tutti i vetri. Le mura della sala sono state come scosse da uno spostamento
d’aria improvviso, abbiamo pensato a un terremoto”: è ancora incredulo mons. Gregorios
Laham III, patriarca dei greco-melkiti di Antiochia e di tutto l’Oriente mentre descrive
all'agenzia Misna gli attimi di terrore che hanno accompagnato ieri mattina il duplice
attentato nella capitale siriana. La cattedrale di Bab Sharqi, alla fine della ‘via
Recta’, che conduce alla cappella di Anania (il martire cristiano che fece recuperare
la vista a San Paolo) si trova a due forse tre chilometri dal luogo dell’esplosione
che ha causato decine di morti e oltre 300 feriti. “Alla televisione hanno mostrato
le immagini di un immenso cratere, automobili e palazzi divelti, sangue dappertutto.
Il pullmino dei bambini che vengono a scuola da noi era passato per quella strada
appena 10 minuti prima. È un miracolo che non siano rimasti coinvolti” racconta il
religioso, presidente dell’assemblea della gerarchia cattolica siriana, condannando
“un atto di barbarie senza precedenti in Siria, che ha mostrato il vero volto delle
forze che si agitano dietro quest’assurda guerra di propaganda”. La voce del patriarca,
scossa dall’emozione nel giorno del peggior attentato della storia recente del paese
si leva anche contro il mondo che “non ascolta le grida di angoscia del popolo siriano”.
Come nel caso della vicina Palestina, “anche in questo angolo, finora inviolato della
Terra Santa, scorre oggi il sangue di gente innocente” avverte il patriarca, sottolineando
che “da 63 anni la Terra Santa attende la pace, nel silenzio e nell’indifferenza del
mondo, che finora ha concesso solo parole vuote”. È arrivato il momento “di finirla
con le parodie di una politica dal volto doppio, le cui promesse non mantenute e i
cui interessi inconfessabili bruciano come sale sulle ferite aperte di un’intera regione
del mondo” insiste mons. Laham. “Il mondo – conclude – non può permettere che l’odio
e la guerra inghiottano il Medio Oriente in un gorgo senza fondo. È ora di dire basta”.
(R.P.)