Siria: nuova strage a Damasco. Ordigni provocano 55 morti e 370 feriti
Ancora sangue in Siria. Dopo l’attentato di ieri al convoglio Onu a Daraa, stamani
due potenti esplosioni hanno sconvolto la capitale Damasco. Il Ministero degli Interni
ha riferito di 55 morti e 372 feriti. Un bilancio purtroppo destinato a crescere.
Questo nuovo episodio potrebbe mettere in forse l’invio in Siria di nuovi osservatori
delle Nazioni Unite. Dal luogo del disastro, il racconto di Cristian Tinazzi,
giornalista free lance in questi giorni a Damasco. L’intervista è di Giancarlo
La Vella:
R. - E’ uno
scenario terrificante, che ricorda gli attentati dinamitardi in Iraq. C’è un’arteria
di grande traffico che è stata colpita di fronte ad una caserma. L’esplosione, che
deve essere stata di notevoli proporzioni - anzi le molteplici esplosioni che si sono
udite in modo fortissimo questa mattina, verso le 7.30-7.45 - hanno provocato decine
e decine di morti. Su questa strada, che è molto trafficata ed è una delle arterie
che porta dentro e fuori Damasco, c’erano decine di mezzi che stavano passando, tra
cui camion e autobus che trasportavano civili. Per quanto riguarda le vittime, si
parla anche di molti bambini: l’esplosione ha colpito anche un palazzo, sventrandolo.
D.
- Si sta cercando di capire chi possa esserci dietro questi attentati, che stanno
mutando non poco lo scenario politico in Siria…
R. - Sì, certo. Il governo
accusa l’esercito di liberazione siriano e quest’ultimo rilancia la responsabilità
al governo. Ma è evidente che c’è sotto qualcos’altro. C’è stato un salto di livello
nella violenza e si è passati da 48 ore alle bombe e agli attacchi ai militari. Qui
è pieno di folla che sta scandendo slogan pro-governativi. Comunque, si suppone possano
esserci infiltrazioni di jihadisti, o comunque di gruppi terroristici, che compiono
attentati di questo tipo. L’attentato di oggi è davvero incredibile: prima, non era
mai accaduto un attentato del genere qui in Siria. Forse si tratta di una risposta
alle parole dette ieri dal generale Mood, il quale, dopo l’attacco al convoglio Onu,
aveva affermato che chiunque pensa di risolvere la situazione portando più bombe,
più violenza e più caos, ha sbagliato strada. L’unica via è il piano in sei punti
delle Nazioni Unite e quello devono seguire i siriani, perché solo a loro tocca decidere
la sorte del Paese.
D. - Possiamo dire che, dopo le ultime 48 ore, in Siria
è ufficialmente iniziata la guerra civile?
R. - Gran parte del Paese è ormai
militarizzata e anche gli attentati che vengono commessi - come quello avvenuti ieri
- sono fatti da persone esperte e non più da civili che si organizzano in maniera
approssimativa, armandosi, per poter resistere alla repressione del regime. Questo
segnale, purtroppo, è molto inquietante e quello che tutti non sperano - l’inizio
di una vera e propria guerra civile in tutto il Paese - potrebbe invece avverarsi.