Obama: sì al "matrimonio" omosessuale. I vescovi Usa: non restiamo in silenzio
“Il matrimonio è solo l’unione fra un uomo e una donna. Non possiamo rimanere in silenzio
di fronte a parole o azioni che minerebbero questo istituto, pietra angolare della
nostra società”. Così il cardinale Timothy Dolan, presidente della Conferenza episcopale
statunitense e arcivescovo di New York, dopo le aperture, ieri, del presidente Usa
Obama al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Massimiliano Menichetti:
Negli Stati
Uniti, si approfondisce il solco tra Casa Bianca ed episcopato cattolico sul matrimonio.
Ieri il presidente Obama, in un’intervista alla Abc, si è detto favorevole all’equiparazione
delle unioni omosessuali. ''Le coppie dello stesso sesso dovrebbero potersi sposare'',
ha dichiarato precisando di essere arrivato a questa decisione dopo il confronto con
parenti, amici e vicini. Barack Obama è dunque il primo presidente Usa che apertamente
si è schierato in favore dei cosiddetti matrimoni gay. Il capo della Casa Bianca,
è stato precisato, ha parlato a titolo personale: la legge attuale prevede, infatti,
che sulle unioni omosessuali si possano pronunciare solo i singoli Stati. Le affermazioni
di Obama sono giunte il giorno stesso in cui il Nord Carolina, con un referendum,
ha respinto le “nozze gay”, portando a 31 gli Stati contrari, 7 i favorevoli. Sulle
dichiarazione del leader statunitense, immediata la reazione del cardinale Timothy
Dolan, arcivescovo di New York e presidente dell'episcopato americano: “Il matrimonio
è solo l’unione fra un uomo e una donna – ha precisato il porporato – sottolineando
l’intenzione di non tacere “di fronte a parole o azioni che minerebbero questo istituto,
pietra angolare della società” americana.
L'amministrazione Obama ha dunque
aperto, in piena campagna elettorale, un altro fronte dopo quello dell’obiezione di
coscienza. Prende le distanze, cambiando rotta, il futuro sfidante per la corsa alla
Casa Bianca, il repubblicano Mitt Romney, che non si è detto favorevole ai matrimoni
tra persone dello stesso sesso. Sulla posizione di Obama, Massimiliano Menichetti
ha raccolto il commento del giurista Carlo Cardia, docente di Diritto ecclesiastico
all'Università Roma Tre:
R. – Il primo
impatto è lo sconcerto: si spezza un equilibrio quando una personalità, al più alto
livello istituzionale – diciamo la verità non solo negli Stati Uniti, ma nel mondo
– prende posizione su una materia che è oggetto di discussione, di contrapposizione,
prima ancora di entrare nel merito, proprio negli Stati Uniti. E’ un po’ la rottura
di quella neutralità che si richiede sempre su questi temi a chi rappresenta l’intero
Paese.
D. – Attualmente, sono 31 gli Stati che vietano questo tipo di nozze
e 7 quelli che lo riconoscono: un panorama legislativo concreto negli Stati Uniti
che, in realtà, va in un’altra direzione rispetto a quella di Obama...
R. –
Questo implica proprio una scelta politica che incide su un corpo sociale e, diciamo,
incide su una realtà federativa come quella degli Stati Uniti che va, per quello che
dice, in direzione opposta e nella quale c’è una grandissima discussione. Vorrei poi
aggiungere un’altra cosa: questa posizione del presidente non rende un grande favore
alla battaglia di giustizia, di verità, per l’abbattimento delle barriere delle discriminazioni
nei confronti degli omosessuali, come nei confronti di chiunque. E questo perché tende
a spostare il discorso da quelli che sono i diritti civili delle persone a una trasformazione
di un fatto sociale, rovesciando la realtà: il matrimonio tradizionalmente – e con
tradizionalmente intendo dire nella storia dell’umanità e non tradizionalmente nella
storia di un ordinamento – è l’unione fra un maschio e una femmina per la creazione
di una famiglia. Noi qui, invece, abbiamo un rovesciamento dei termini.
D.
– Il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York e presidente dell’episcopato
statunitense, ha ribadito a chiare lettere che “il matrimonio si può intendere solo
come unione tra un uomo e una donna” e ha sottolineato “la realtà giuridica, costitutiva,
fondativa del Paese”…
R. – La società americana ha determinati valori che sono
espressi chiaramente nella Costituzione, ma è proprio nella storia della società americana
la difesa, la enunciazione di questi valori basilari. Il problema della dichiarazione
di Obama non è che si mette in contrapposizione solo con la tradizione religiosa che,
diciamolo subito, già è importantissima – e non solo cattolica ma di larghe fasce
del pensiero protestante e non solo protestante – ma si mette contro tutta una tradizione
umanistica, tutte le persone che hanno una concezione umanistica, oserei dire, elementare.
D. – Questo colpo arriva in seguito a un altro: la decisione di obbligare
tutti gli ospedali a pagare premi assicurativi che coprano prodotti contraccettivi
e farmaci abortivi. Questo fatto ha creato un grande sconcerto nella società americana
e non soltanto – chiaramente – tra i cattolici. Secondo lei, è solo una logica politica
o si vuole cambiare l’orientamento del Paese?
R. – Guardando alla panoramica
delle posizioni nell’ordinamento della società americana, noi siamo di fronte a un
attacco – prescindiamo per un momento dalla persona di Obama, che però ovviamente
mette tutto il suo peso su questo argomento – portato da una minoranza contro questioni
consolidate. Ciò che una volta era il dramma dell’aborto, adesso sta diventando un
diritto, un diritto della persona. Questo è un rovesciamento. La stessa cosa accade
per gli omosessuali: ciò che è giusto e cioè rispettare tutti, rispettare i diritti
di tutti, combattere contro le discriminazioni degli omosessuali e di qualsiasi individuo,
adesso si sta trasformando nell’enunciazione di diritti che non hanno fondamento nella
realtà concreta. Queste tendenze, queste fughe in avanti, a ben vedere si scontrano
con la realtà del matrimonio che è conosciuta in tutto il mondo. Certo, se si vuole
chiamare matrimonio un’altra cosa posso farlo, ma questo non cambierà la realtà. Quindi,
vedo da una parte il profilo parziale, di parte, di questa posizione di Obama. Dall’altra
sono, se posso dire così, fiducioso nel futuro, perché la realtà si impone, si impone
a tutti. Non stiamo parlando di cose ideologiche, ma di elementi di trasformazione
dell’istituto del matrimonio cui nessuno, nella storia dell’umanità, ha mai pensato.
D. – Quindi, in sostanza, lei sta dicendo: minoranze che vogliono scardinare
realtà universalmente normate e che universalmente esistono da sempre...
R.
– Universalmente esistenti. La normazione viene dopo: la famiglia è qualcosa che preesiste
al diritto. Il diritto deve accettare quelle che sono le naturalità dell’istituto
familiare.