mons. Nikolas Foskolos, amministratore apostolico in Atene Almeno il 65
per cento dei cittadini non vuole l’uscita dall’Unione Europa e dall’euro, ma la gente
è esasperata e non sa come potrà sopravvivere in questo momento. C’è un continuo calo
degli stipendi, le imposte aumentano, i salari calano ogni giorno mentre i prezzi
aumentano. C’è esasperazione e sdegno: da una parte si vorrebbe rimanere nell’Unione
Europea, ma dall’altra la gente non sa come fare per sopravvivere. Si ipotizza un
ritorno a breve alle urne per il 10 o al 17 giugno. Ciò perché i capi dei partiti
prendono delle posizioni che sono, fra di loro, contraddittorie. Non si vede una possibile
collaborazione per formare un nuovo governo. Si crede che il popolo, dopo questo “sfogo”
di queste ultime elezioni di domenica scorsa, riesca ad affrontare il voto in modo
più sobrio, più sereno. Se si ripetessero gli stessi risultati, la situazione allora
diventerebbe veramente peggiore. Secondo mons. Foskolos, il successo elettorale
dell'estrema destra in Grecia, rappresenta la reazione, la sfogo di molti giovani:
una buona maggioranza di quanti hanno votato questo partito neonazista sono giovani
che non trovano lavoro, che non hanno di che vivere, che dipendono dai genitori. Credo
che si sia trattato piuttosto di uno sfogo. Quello che ci preoccupa è la situazione
finanziaria per la Chiesa, perché le tasse che ora paghiamo raggiungono il 48 per
cento degli introiti degli immobili e di altre risorse. La nostra situazione è quindi
molto difficile. Ogni fine mese vedo se riuscirò a pagare i pochi impiegati della
diocesi. Nelle nostre chiese vengono molti che non hanno da mangiare; altri che cercano
aiuto per pagare l’affitto; altri ancora perché sono stati sfrattati perché non sono
riusciti a pagare l’affitto. La cattedrale cattolica si trova in pieno centro, nel
cuore di Atene, e viene gente di ogni tipo e purtroppo non siamo in grado di aiutarli,
perché non abbiamo la possibilità. (di Luca Collodi)