2012-05-09 14:07:00

Sudan: 15 mila profughi sud sudanesi in attesa da mesi nel porto di Kosti per emigrare


E’ l’assenza di certezze politiche sul loro futuro che spinge decine di migliaia di cittadini sud-sudanesi a lasciare le proprie case nel Sudan. A spiegare, all’agenzia Misna, le ragioni dell’esodo è un missionario da tempo impegnato nei territori di confine con il Sud Sudan, che chiede l’anonimato. “Parliamo di circa 15.000 persone – dichiara il religioso - che vivono da anni in Sudan. Ma da un po’ di tempo a questa parte non si sentono più a casa loro. Per questo hanno preso i mobili e gli oggetti di una vita per fare ritorno in una terra che, in molti, non conoscono nemmeno”. Il missionario conferma che nei prossimi giorni, dal porto Kosti nella regione del Nilo Bianco, dove i profughi sono bloccati da mesi, inizieranno i trasferimenti dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim). “La gente sarà trasportata a Khartoum e di lì, con degli aerei, fino a Juba”. A dicembre, infatti, è partita l’ultima delle imbarcazioni a bordo delle quali – percorrendo a ritroso le acque del Nilo – in centinaia di migliaia avevano raggiunto il Sud Sudan divenuto indipendente. “Poi è scoppiata la guerra e ogni passaggio da Nord a Sud è diventato impossibile. La gente si è trovata qui, come intrappolata. Anche i commerci sono fermi da mesi, con tutte le conseguenze che questo comporta” osserva il missionario. La scorsa settimana – su pressioni internazionali – il governo di Khartoum ha esteso fino al 20 maggio il limite massimo per l’espulsione dei profughi di Kosti dal Paese. “Dall’ultima settimana di aprile le scuole e le cliniche allestite per l’emergenza hanno chiuso. Le autorità temevano che la gente non sarebbe più andata via se avessero avuto a disposizione tutti questi servizi. Invece in molti stavano per avventurarsi in un pericoloso viaggio oltreconfine, verso Renk, la prima cittadina del Sud Sudan. Poi, l’annuncio dell’Oim di avviare i trasferimenti, li ha fatti tornare indietro”. In un clima di attesa febbrile per la partenza, in città, si è creato un mercato dove la gente vende tutto quello che non sa se riuscirà a portare con sé al Sud. “C’è chi ha deciso di non rinunciare ai suoi beni e lascerà un membro della famiglia di guardia, fino a quando non sarà possibile trasportare tutto – aggiunge ancora il religioso – e chi invece non vuole più aspettare” per rifarsi una vita. (R.G.)







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