Supplica alla Madonna di Pompei. Mons. Liberati: una preghiera che entra nelle
pieghe dell'attualità
“O Madre, (…) mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono”: sono alcuni
versi della Supplica alla Madonna di Pompei che viene recitata ogni 8 maggio e nella
prima domenica di ottobre nel Santuario campano, alla presenza di migliaia di fedeli.
A presiedere la cerimonia di questa mattina è stato l'arcivescovo Rino Fisichella,
presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.
Nella sua omelia, il presule ha ribadito che i cristiani non sono "cittadini di serie
B" e che l'uomo di oggi è in crisi perché ha messo Dio in disparte nella sua vita.
Di qui, l'importanza della nuova evangelizzazione per comprendere che l'assenza di
Dio è un dramma nell'umanità. Ma qual è il significato storico della Supplica? Isabella
Piro lo ha chiesto a mons. Carlo Liberati, arcivescovo prelato e delegato
pontificio di Pompei:
R. – La Supplica,
che nasce nel 1883, dalla spiritualità di questo avvocato laico, Bartolo Longo, convertito
alla fede dopo una giovinezza problematica e anche atea per qualche anno. Egli fonde
praticamente nella preghiera, in questa invocazione accorata alla Madonna, non soltanto
tutti i suoi problemi di uomo santo, ma di colui che, come tutti i Santi, rispecchia
e vive la storia del suo tempo. Noi cristiani non dobbiamo essere spettatori di cronaca,
ma dobbiamo essere costruttori di storia. Quindi, il significato storico della Supplica
è avere interpretato la società e la Chiesa del suo tempo con una modernità di linguaggio
sorprendente.
D. - Cosa ci insegna quindi questa preghiera a Maria?
R.
– La mia sorpresa, in questo periodo di crisi economica e finanziaria, di mancanza
di lavoro, di precariato, di incertezza sociale, è nel vedere che i pellegrini aumentano
enormemente. Che cosa vengono a chiedere alla Madonna? Il coraggio, la forza di andare
avanti, la sicurezza di trovare lavoro o chi, l’ha perduto, di ritrovarlo. La Supplica
aiuta l’uomo, il credente del nostro tempo, a ritrovare la sua dimensione umana e
come Bartolo Longo si abbandonava a Gesù per mezzo di Maria con una confidenza che
ancora oggi ci sorprende per la sua freschezza spirituale, così fanno oggi i nostri
fedeli. Quindi, la preghiera a Maria diventa il gesto di confidenza dei nostri contemporanei
perché la Madonna ci ascolti e interpreti i problemi della nostra vita e ci indichi
anche la strada per poterli superare. L’uomo oggi si sente solo, si sente anche abbandonato
dalle istituzioni. La Supplica ci insegna che nella tenerezza dell’invocazione alla
Madonna, noi la vogliamo coinvolgere assolutamente nei problemi della nostra vita.
D.
– Come si collega la tradizione della Supplica alla pietà popolare?
R. - La
pietà popolare è il nucleo non solo della storia della Chiesa, ma della Chiesa: non
esiste la Chiesa senza pietà popolare. Cos’è la pietà popolare? È la folla dei fedeli
che dicono di sì ogni giorno al Signore per mezzo di Maria e cercano di interpretare
nella loro vita la volontà di Dio e di dire sì al Signore, che li chiama a portare
avanti la vocazione di amore. La Supplica è dentro questa pietà popolare. Bartolo
Longo scende nei problemi vivi della storia, della pietà popolare, e quindi diventa
una "fotografia" dei credenti del nostro tempo. La Supplica fu anche chiamata dai
Papi “l’Ora del mondo” perché in questa preghiera noi cogliamo la coscienza del nostro
popolo, la pietà popolare. La Chiesa esiste perché c’è un popolo di Dio chiamato al
Signore e dal Signore per mezzo di Maria che domanda il miracolo della fedeltà nei
giorni difficili della vita.
D. – Molti pellegrini arrivano dall’estero: è
segno che la Supplica alla Madonna di Pompei travalica i confini nazionali italiani?
R.
– L’affetto alla Madonna di Pompei è universale, perché la Madonna di Pompei è il
richiamo al Santo Rosario, quello che Bartolo Longo definisce nella Supplica “la catena
dolce che ci unisce a Dio, il vincolo di amore che ci fa fratelli”. Attraverso il
Rosario facciamo una somma, un riassunto di tutti i misteri della vita del Signore,
e ci troviamo nelle braccia di Cristo - e lì ci ha condotti Maria - il Cristo vivente,
vincente, capo della Chiesa, capo del Corpo mistico della Chiesa che siamo noi.