Siria alle urne, bassa l’affluenza. Ancora violato “il cessate il fuoco”
In Siria massima allerta nel giorno delle elezioni parlamentari le prime dopo l’entrata
in vigore del multipartitismo. Le opposizioni chiedono il boicottaggio delle consultazioni
non considerate realmente democratiche. Circa 15 milioni i siriani chiamati alle urne
dalle 7.00 di questa mattina fino alle 22.00. Oltre 7.100 i candidati che si contendono
i 250 seggi dell'Assemblea del Popolo fino ad ora predominio del partito Baath, lo
schieramento arabo socialista, dell’attuale presidente Bashar al Assad. E in questo
scenario non si fermano scontri e manifestazioni contro il regime. Massimiliano
Menichetti ha raggiunto telefonicamente a Damasco Cristiano Tinazzi, giornalista
freelance, che sta seguendo le consultazioni
R. - Al momento
l’affluenza non è alta: siamo sicuramente sotto il 10 per cento. Diverse persone sentite
in mattinata, sia alawiti sia cristiani, che certamente non sono nella lotta armata
contro Assad, si sono chiesti perché dovessero votare e se questo sarebbe servito
realmente a qualcosa. Questa domanda è un po’ il dubbio che hanno tutti perché esiste
un opposizione, ma non si riesce nei fatti a mettere in discussione il capo dello
Stato.
D. – Queste consultazioni si svolgono in un clima di violato cessate-il-fuoco?
R.
– Ieri hanno combattuto nel sud del Paese, ad Arezor, al confine con l’Iraq. Il cessate-il-fuoco
è violato da entrambe le parti: non è soltanto l’esercito siriano che fa operazioni
di repressione, perché il cosiddetto l’Esercito di Liberazione siriano e i gruppi
di opposizione sono diventati ormai parte attiva della lotta armata. Certo è che la
tensione è alta, si temono attentati… Speriamo che questo non succeda.
D. –
Lì a Damasco, com’è la situazione?
R. – Qui a Damasco è molto tranquilla, ma
se si va nei sobborghi della periferia, come a Douma o in altre zone, dove non c’è
un controllo forte del governo come ad Homs o ad Hama, la situazione è diversa. Ieri
siamo stati a Al Zabadani con le Nazioni Unite e lì la gente, tra l’altro in maggioranza
sunnita e con forti influenze salafite, è totalmente contro: non so neanche se oggi
hanno allestito un seggio e non credo che andranno a votare.
D. – I 24 osservatori
dell’Onu stanno anche monitorando, in un certo qual modo, le elezioni?
R. –
No, questo non rientra nelle loro priorità: anche perché sono pochissimi e non riuscirebbero
comunque a coprire tutti i seggi. Ci sono degli osservatori, ma non sono indipendenti:
fanno sempre parte di gruppi che, si dichiarano dell’opposizione più moderata, ma
sono comunque – diciamo - vicino al governo.
D. – Le opposizioni sono per
il boicottaggio: cosa emergerà da queste consultazioni?
R. – Difficile dirlo,
ci vorranno giorni per i dati definitivi e saranno resi noti dal Ministero degli Interni
e quindi bisognerà capire la validità. Certo è che l’affluenza sarà differente da
zona a zona. Se Damasco, comunque, vedrà una buona affluenza dimostrerà il fatto che
le città costiere – come anche Aleppo e quelle più popolose – rimangono fedeli al
governo. In altre zone non ci sono neanche le condizioni di sicurezza per far sì che
ci sia un voto libero: in molte parti si combatte ancora e questo viene rilevato sempre
dagli osservatori delle Nazioni Unite. Oggi qualcuno si aspetta anche qualche flash
mob, qualche manifestazione di dissenso a Damasco o comunque nella periferia…
Staremo a vedere.