Kenya: emergenza profughi nella missione di Camp Garba
“La situazione nei campi profughi è drammatica, gli aiuti governativi alquanto insufficienti,
tutti hanno paura di recarsi nella zona, manca quindi l’essenziale, soprattutto l’acqua,
aumentando il rischio di epidemie e morte soprattutto tra i più indifesi, i bambini”.
E’ l’appello che il Superiore generale dei Missionari della Consolata, padre Stefano
Camerlengo, ha fatto pervenire all’agenzia Fides, descrivendo la situazione in cui
si trovano i missionari della Consolata che operano nella parrocchia di Camp Garba,
nella diocesi di Isiolo (Kenya). Spesso le tribù di nomadi del Nord del Kenya si scontrano,
a volte anche in modo violento, per il possesso del bestiame e per assicurarsi il
diritto al pascolo – racconta il Superiore generale -, ma recentemente, interessi
di politici locali, hanno trasformato la convivenza tradizionale delle varie tribù,
in sopraffazione e violenza, per togliere le terre ai popoli nomadi con la prospettiva
di arricchirsi in accordo con potenze economiche internazionali. La Commissione Giustizia
e Pace della Regione Kenya, in un suo recente rapporto, ha documentato come dall’
ottobre 2011 a oggi, in tre diversi occasioni, i Borana hanno attaccato insediamenti
Turkana, uccidendo 20 persone, distruggendo 150 case, bruciando i raccolti e disperdendo
le loro mandrie di cammelli. “I sopravvissuti hanno trovato rifugio nelle scuole,
nelle chiese e nelle cappelle della missione, e in campi profughi allestiti nel territorio
della parrocchia – prosegue padre Camerlengo -. Altri ancora sono fuggiti nei vicini
centri abitati, ritenuti più sicuri. La stima approssimativa delle persone assistite
nel territorio della parrocchia è di circa 3.300 persone. Mi auguro che al più presto
si possano far sedere allo stesso tavolo i capi delle parti in conflitto, per raggiungere
un accordo di pace, di riconciliazione e di perdono, e si riprenda così al più presto
la convivenza pacifica, nel pieno rispetto dei diritti di tutti". (R.P.)