Il socialista Hollande nuovo presidente francese, sconfitto Sarkozy
E’ Francois Hollande il nuovo presidente francese. Confermate le previsioni nel ballottaggio
di ieri, che ha visto prevalere il leader socialista sul capo di Stato uscente, Nicolas
Sarkozy, con il 51.6% delle preferenze. Ad Hollande, che ha subito chiesto di rivedere,
all’insegna dello sviluppo, il patto europeo per uscire dalla crisi, sono giunte le
congratulazioni del cancelliere tedesco, Angela Merkel, del presidente e del premier
italiano, Napolitano e Monti. Commentando l'esito del voto, mons. Bernard Podvin,
portavoce della Conferenza episcopale francese, ha espresso la speranza che il presidente
Hollande possa realmente avviare un lavoro di coesione, necessario soprattutto su
quelle tematiche, come il fine vita o le unioni gay, sulle quali la Chiesa ha sempre
esposto chiaramente le proprie posizioni. Da Parigi, ci riferisce Francesca Pierantozzi:
Esplode la Place
de la Bastille: 31 anni dopo la storica vittoria di Francois Mitterand, un altro presidente
socialista arriva all'Eliseo. Francois Hollande ha vinto e diventa il settimo presidente
della quinta Repubblica. "Sarò il presidente di tutti": queste le prime parole di
Hollande, che ha parlato prima da Tulle, il suo feudo elettorale nel centro della
Francia, ed é poi volato a Parigi per abbracciare le 100 mila persone riunite alla
Bastiglia. "L'Europa ci guarda", ha aggiunto Hollande, che vuole rinegoziare il patto
di bilancio europeo, per ridare all'Europa anche una dimensione di crescita. La prima
telefonata al nuovo presidente, dopo quella di Sarkozy, é stata quella della cancelliera
tedesca Angela Merkel, che lo ha invitato a Berlino. Hollande si metterà subito a
lavoro: l'investitura, probabilmente, sarà anticipata all'11 maggio e poi, subito,
ci sarà la formazione del nuovo governo, prima di volare a Berlino e partecipare al
vertice informale dell'Unione, a fine mese. Poi al G8 ed al summit della Nato, a Chicago.
Tra un mese altre elezioni, quelle politiche, che dovrebbero dare al nuovo presidente
una maggioranza di sinistra anche all'Assembée nationale. Nicolas Sarkozy, per il
momento, si é tirato fuori dai giochi politici: in un discorso alla Mutualitè, sala
del quartiere latino, Sarkozy, commosso, si é assunto tutte le responsabilità della
sconfitta. Ha detto di volersi impegnare per il suo Paese, ma in un modo diverso,
ed ha rivendicato il suo bilancio all'Eliseo: "Tutte le mie energie", ha detto, "le
ho messe per proteggere i francesi".
Hollande avrà ora la forza politica e
le capacità per dare nuvo impulso alla Francia? Giancarlo La Vella lo ha chiesto
a Luigi Geninazzi, inviato a Parigi per il quotidiano "Avvenire":
R. – Lo aspettano
delle sfide molto difficili. Si chiude finalmente una lunghissima ed aspra campagna
elettorale, che è stata segnata non solo da polemiche ma anche da rotture: una campagna
che ha messo in evidenza soprattutto una grande inquietudine, una grande paura, che
serpeggiano nell’elettorato francese. Lo si è visto dall’avanzata dell’estrema destra
ed anche dell’estrema sinistra. Quindi, è chiaro che il segno di cambiamento che Hollande
porta, dovrà essere adesso concretizzato nelle riforme; ed è la cosa più difficile,
perché molte promesse che ha fatto - i suoi famosi 60 punti di impegno – esigono,
prima di tutto, che a livello dell’economia si taglino le spese pubbliche e questo,
per un governo socialista, è qualche cosa che va un po’ contro la sua natura. Insomma,
diciamo che ci si aspetta un certo aggiustamento rispetto alle promesse, perché i
vincoli sono molti e la crisi si fa sentire anche in Francia. Quindi, vedremo quali
saranno le decisioni di Hollande, al di là delle prime misure che ha annunciato, misure
abbastanza popolari, forse un po’ demagogiche: ad esempio, vorrebbe bloccare il prezzo
della benzina, tagliare il costoso appannaggio dell’Eliseo e altre misure di questo
tenore.
D. – Hollande, leader oggi indiscusso in Francia, riuscirà ad essere
leader anche in Europa e a mutare l’attuale politica di sacrifici, in politica di
investimenti e sviluppo?
R. – Questo è stato detto molto prima delle elezioni
e ieri François Hollande l’ha ribadito chiaramente, dicendo che vuole essere una svolta
per la Francia, per questo grande Paese dell’Europa, cofondatore e motore della comunità,
insieme con la Germania in questi 60 anni di vita della comunità europea. Insomma,
Hollande vuole lanciare un segnale perché cambi tutto il continente, in chiave anti-tedesca,
o meglio anti Merkel e anti rigore. Sulla piazza della Bastiglia, ieri sera, Hollande
alle decine di migliaia di sostenitori ha detto che bisogna finirla con questo mito
del rigore. Ma, ovviamente, bisognerà vedere come ora questa promessa si concretizzerà.
Lo capiremo già tra pochi giorni, quando, invitato dalla cancelliera Merkel a Berlino,
si parlerà del patto di bilancio, che Hollande ha dichiarato di voler ridiscutere,
o almeno rettificato dalla Francia, così come da altri Paesi europei.
D. –
Uno sguardo ora al candidato sconfitto: con questo risultato Nicolas Sarkozy paga
il clima di insoddisfazione imperante che c’è in Francia, ma anche in tutto il continente
europeo?
R. – Sì certamente, paga questo clima. Diciamo che la crisi colpisce
il governo in carica. Lo abbiamo visto, infatti, in tanti altri Paesi. Su Sarkozy,
perché le grandi speranze che lui aveva suscitato cinque anni fa, andando all’Eliseo,
sono state un po’ deluse e non tanto perché non sono state fatte delle riforme. In
fondo, il governo francese ha saputo reggere meglio di altri Paesi alla crisi, ma
un po’ per lo stile della sua persona, per il suo carattere un po’ troppo impulsivo,
a volte arrogante, ed è questo che non gli è stato perdonato. Bisogna dare atto a
Sarkozy, però, che ieri sera è uscito di scena con grande dignità, quando ha parlato
pochi minuti dopo le otto, già si conosceva il verdetto, che poi alla fine è risultato
molto stretto. Nicolas Sarkozy, è uscito con grande dignità, assumendosi tutta la
responsabilità della sconfitta, ma soprattutto ha invitato i suoi sostenitori ad avere
rispetto del nuovo presidente: Hollande non è più un avversario, ma adesso è il èresidente
della Repubblica e quindi di tutti i francesi, e Sarkozy ha detto che tornerà ad essere
un francese in mezzo agli altri, cioè ha annunciato praticamente che lascerà la vita
politica.
D. – Guardando anche al risultato delle elezioni in Grecia e in attesa
dell’esito delle amministrative italiane, quale segnale sta arrivando dai cittadini
europei?
R. – Un segnale di grande scontento, ma anche confusione, nel senso
che non è molto chiaro che cosa bisogna fare. Certo, ormai tutti – dal presidente
della Bce, Mario Draghi, fino all’ultimo cittadino d’Europa – capiscono che la cura
che è stata tentata davanti alla crisi globale, che colpisce ormai non più solo le
finanze, ma anche la vita quotidiana di ognuno improntata solo al rigore, alle tasse
ed ai tagli, non va più bene. Questo orami lo dicono dal nostro capo di governo, a
tutti gli altri e Hollande l’ha detto in modo chiaro, in modo onesto, in modo forte:
sta qui un po’ il segreto del suo successo. Ora bisognerà che l’Europa si ritrovi
unita, al di là delle inevitabili polemiche in campagna elettorale e si pensi davvero
a coniugare il risanamento con il rilancio.
D. – Dovremo aspettarci un ammorbidimento
delle “misure draconiane” finora adottate?
R. – Un ammorbidimento? Non lo so;
bisognerebbe aspettarsi che finalmente queste misure per la crescita, che finora sono
state indicate un po’ troppo genericamente, diventino realtà: passino dalle parole
ai fatti, e qui ovviamente è la sfida più difficile. Hollande, dalla sua, ha fatto
tante promesse e bisognerà vedere se riuscirà a coniugare il risanamento con il rilancio,
perché altrimenti è chiaro che la situazione – non solo economica, ma anche la demoralizzazione
del nostro continente – purtroppo si aggraverà.