2012-05-07 14:10:23

Elezioni in Grecia: per i vescovi cattolici è "difficile formare un nuovo governo"


“La gente ha fame e questo voto rischia di non segnare svolte positive. Gli elettori hanno sfiduciato i due grandi partiti, Nuova Democrazia e Pasok, che per anni hanno governato il Paese portandolo al disastro in cui ci troviamo oggi”. Il frammentato quadro politico emerso all’indomani del voto in Grecia preoccupa mons. Francesco Papamanolis, presidente dei vescovi cattolici del Paese ellenico (Ceg), che all'agenzia Sir prevede “nuove elezioni in giugno”. Sconfitti i due principali partiti che avevano sostenuto il piano di austerity della Troika (Bce, Fmi e Ue) Nuova Democrazia (centro-destra) e Pasok (socialisti), gli elettori “per protesta” hanno scelto formazioni di sinistra come Syriza o altre di estrema destra come Alba dorata. “Ora - dice l’arcivescovo - sarà difficile formare un governo. La situazione si è fatta difficile anche perché in Grecia non abbiamo mai avuto un governo di unità nazionale”. Per mons. Papamanolis potrebbero pesare i veti incrociati tra i partiti: “Syriza e Nuova Democrazia hanno detto, prima del voto, di non voler collaborare. Lo stesso per il Pasok. Tuttavia è presto per parlare e bisogna attendere le dichiarazioni dei vari leader per capire quali saranno le loro decisioni. Non escludo nuove elezioni a giugno”. “La Troika ci ha portato alla miseria - denuncia il presule - la gente ha fame, e noi non abbiamo più nulla da dare a chi bussa alla nostra porta. Le tasse che ci hanno imposto sono arrivate al 48%, da un anno all’altro. Prima del piano di risanamento, infatti, le chiese non erano tassate. I nostri proventi arrivano solo dalle nostre proprietà, non ci aiuta nessuno. L’anno passato come diocesi di Syros avevamo la possibilità di pagare le tasse, quest’anno non potremo farlo. Lo stesso vale per Atene ed altre diocesi. La diocesi di Corfù, grazie ad un accordo, ha ottenuto una rateizzazione del pagamento delle tasse in 60 mesi. E già incombono le tasse per l’anno in corso. Si soffre la fame e non abbiamo di che fare la carità. Va un po’ meglio per la Chiesa ortodossa che riceve aiuti dalle altre chiese. Dalle diocesi ortodosse americane sono giunti, al vescovo di Atene, 500 mila euro. Stessa cifra è stata raccolta a Cipro. Ci sono poi gli armatori che aiutano la Chiesa nella carità. Noi non abbiamo armatori”. Inoltre, per l’esarca apostolico per i cattolici di rito bizantino in Grecia, mons. Dimitrios Salachas il voto di ieri è “un chiaro e netto voto di protesta e, cosa più grave forse, caratterizzato da forte astensionismo indice di disaffezione e scarsa fiducia nella politica da parte di moltissimi cittadini. Una cosa è certa - sottolinea l'esarca - questo voto non risolve i problemi del nostro Paese. Quello che si vede oggi è una Grecia scoraggiata, divisa e priva di speranza davanti alla crisi economica e sociale che ha richiesto tasse e austerity volute dalla troika Ue, Bce e Fmi. Non so cosa potrà fare un parlamento così frammentato in tanti partiti e segnato da risorgenti nazionalismi”. (R.P.)







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