A San Sepolcro concerto per i mille anni della città aspettando l'arrivo del Papa
La Cattedrale di San Sepolcro festeggia, con un concerto affidato ai giovani, i mille
anni dalla fondazione e si prepara ad accogliere domenica prossima Benedetto XVI che
farà tappa qui durante la visita alla diocesi. Alle 17.15, l’Ochestra giovanile di
Roma e due Cori locali saranno impegnati in un programma di musiche dal '700 ai nostri
giorni. Cuore della serata l’opera “Un’ ansia di pace”, di Ada Gentile, su testi di
Salvatore Quasimodo e Ivana Manni, interpretati dal figlio del poeta siciliano, Alessandro
Quasimodo. Da San Sepolcro, il servizio di Gabriella Ceraso:
La millenaria
cattedrale di San Sepolcro è il cuore della città, rappresenta quell’identità civile
e spirituale che la comunità vuole testimoniare al Papa quando giungerà qui in visita
domenica prossima. La tradizione vuole, infatti, che la chiesa costruita nel 1012
sorgesse sulle reliquie miracolose del Santo Sepolcro, portate nella valle del Tevere
da due pellegrini di ritorno da Gerusalemme. Devozione, spirito di accoglienza e soprattutto
il legame con la Terra Santa sono dunque il collante di questa comunità, ieri come
oggi. L'arcivescovo di Arezzo, mons. Riccardo Fontana:
“E’ l’unica
civitas della Toscana che nasce su un progetto teologico: costruire
la città nuova a immagine di Gerusalemme, giustizia e pace. Le radici cristiane non
sono un’appendice, un decoro: sono l'identità”.
E nei giorni scorsi è stata
la musica a celebrare questa fede millenaria che dalle proprie origini vuole anche
trarre speranza per affrontare le sfide presenti e future. Per questo, in programma
oltre a due tradizionali brani corali di musica sacra del 700 - l’"Allelujah" di Haendel
e il "Confirma hoc Deus" di Salieri - protagonista è stata la musica contemporanea
con l’opera più attesa, “Un’Ansia di pace”, di Ada Gentile, affidata all’Orchestra
giovanile di Roma del maestro Vincenzo di Benedetto:
“Vuoi per la
presenza della voce recitante, vuoi per l’orchestrazione molto ricca, per la compresenza
di un linguaggio molto moderno, ma anche di elementi tonali, insomma tutte queste
caratteristiche rendono questo lavoro di immediato impatto comunicativo”.
“L’ansia
è l’anelito e insieme la speranza di pace cui aspira l’animo tormentato dell’uomo”,
ci spiega Ada Gentile:
“Il linguaggio non è semplice, ma ciò che
voglio dire è questa proiezione verso un’ipotetica pace in ogni significato del termine.
Ho usato la parola singola di Quasimodo, sottolineando la solitudine. Una solitudine
che accompagna l'uomo - non solo oggi - con parole molto dure: sono versi che mettono
in risalto il momento difficile che stiamo vivendo, anche se penso ci siano stati
sempre momenti terribili, in qualsiasi epoca”.
I testi di Salvatore Quasimodo
e di Ivana Manni saranno recitati dal figlio del premio Nobel per la letteratura Alessandro
Quasimodo:
“Sono versi presi qua e là dall’opera di mio padre - 'Sono
un uomo solo', 'Un solo inferno' - e sono versi abbastanza forti. Mi è piaciuta la
scelta che ha fatto Ada Gentile, proprio perché ha capito, secondo me, il mondo di
Quasimodo e quindi questo senso di difficoltà che si avverte nell’adattarsi alla vita
di tutti i giorni, questo proclama quasi, che dice appunto: 'Voi non sapete chi sono!
Io sono un uomo solo, anche se vivo in mezzo a milioni di persone e dentro di me c’è
anche l’inferno, oltre a certi momenti di creatività, che forse sono l’unico momento
in cui l’artista si placa'”.
A chiudere la serata ancora con lo sguardo
rivolto al futuro l’interpretazione della "Romanza in fa maggiore", op. 50 di Beethoven,
di una giovanissima violinista romana, e l’energica "Danzòn n.2", del messicano Arturo
Màrquez.