2012-05-05 11:42:17

Il Kenya verso le elezioni. Appello della Chiesa: prevalgano la giustizia, il perdono e la pace


Centinaia di vittime e di sfollati: è la drammatica eredità che hanno lasciato, in Kenya, le elezioni del 2008, cui seguirono scontri e violenze. Ora il Paese africano si prepara a tornare alle urne per le consultazioni generali; si tratta di un appuntamento di notevole importanza, considerato che si tratterà delle prime elezioni dopo l’approvazione della nuova Costituzione. Le consultazioni si terranno il 4 marzo 2013, ma la Chiesa ha già lanciato numerosi appelli affinché la nazione non riviva mai più le tragedie del passato. Ed è di ieri l’ultimo invito, in ordine di tempo, che la Conferenza episcopale del Kenya (Kec) ha rivolto all’intero Paese – fedeli, governanti, religiosi e laici – perché alle prossime elezioni prevalgano la giustizia, il perdono, la riconciliazione e la pace. In una lunga lettera pastorale, la Kec ricorda innanzitutto l’importanza di attuare la nuova Costituzione anche attraverso la partecipazione dei cittadini e la tutela dei principi democratici, poiché essi, insieme al “rispetto della vita umana e di un organismo elettorale indipendente, sono vitali per la difesa della pace prima, durante e dopo le elezioni”. Per questo, si legge nella lettera pastorale, “tutti i cittadini hanno il diritto, ma anche il dovere di partecipare alla vita economica, politica e culturale del Paese” e tale diritto-dovere “deve essere garantito” ad ognuno. La Chiesa keniota, poi, chiama i partiti e gli elettori a restare lontani dalle divisioni tribali e a pensare nell’ottica del bene comune: “I partiti – scrivono i vescovi – sono chiamati a farsi interpreti delle aspirazioni della società civile, offrendo ai cittadini l’effettiva possibilità di contribuire alla formulazione di scelte politiche”. Ma oltre a riforme prettamente tecniche – come la creazione di una carta nazionale di identificazione da consegnare ad ogni persona avente diritto al voto – i vescovi del Kenya sottolineano che il Paese ha bisogno di una “conversione” che porti “al perdono e alla riconciliazione dei cuori e delle menti”, poiché “non c’è pace senza giustizia e non c’è riconciliazione senza perdono”. Tra gli altri punti affrontati nella lettera pastorale, i presuli non dimenticano la questione degli sfollati e chiedono alle autorità locali di “compiere i passi necessari” per permettere ai rifugiati di tornare nelle proprie terre. Un paragrafo del messaggio viene inoltre dedicato alle violenze interetniche che vengono condannate con fermezza e delle quali si chiede la cessazione immediata, poiché, ricorda la Chiesa, “le diverse etnie devono essere la forza del Paese”. E un pensiero la Kec lo rivolge anche ai giovani, in particolare al ruolo che essi possono avere nella promozione della pace e dello sviluppo: per questo, la lettera pastorale sottolinea che essi “non devono essere usati come oggetti di violenza per interessi politici, economici, religiosi o sociali”, ma devono avere “l’opportunità di contribuire allo sviluppo del Kenya” in tutti i suoi ambiti. Per la Kec è, inoltre, fondamentale che “lo Stato vari delle leggi che tutelino e promuovano la dignità umana, assicurino a tutti i cittadini l’accesso al cibo, all’acqua potabile, ai servizi sanitari di base, all’educazione e alla sicurezza”. In questo senso, forte è l’appello ad “un’economia che sia a servizio dei poveri” e che non finisca per “perpetuare la violenza”. Centrale anche l’invito agli elettori affinché votino candidati “che rispettano la vita e sui quali si possa contare nel momento in cui bisogna tutelare i bambini non ancora nati”, poiché “la Chiesa cattolica crede che la vita ha inizio sin dal concepimento e termina con la morte naturale”. Sulla stessa linea, i vescovi pongono la tutela dell’ambiente, della donna - condannando ogni violenza contro di essa - e della dignità della persona umana, creata “ad immagine e somiglianza di Dio”. “Tale dignità “è un dono di Dio – si legge nella Lettera – ed è pertanto inviolabile; essa non dipende dalla cultura, dalla società, dalla comunità o dall’individuo; non può essere scippata da nessuno ma, al contrario, deve essere rispettata, protetta ed onorata”. Un ulteriore appello viene lanciato ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, affinché siano esempi di promozione della pace e dell’armonia, dando prova, ciascuno nella propria comunità, di accettare tutti, “a prescindere dalle origini etniche, sociali o religiose”. Guardando poi indietro, alle violenze perpetrate nel 2008, la Kec afferma che il Paese ha scritto “una storia vergognosa” e che “non bisogna permettere che il sangue di cittadini innocenti venga versato ancora sul suolo della nazione”, poiché “onore e rispetto sono dovuti a tutti i kenioti”. In quest’ottica, “le prossime elezioni generali saranno un momento storico” e tutti saranno chiamati a “costruire una nazione migliore”. L’invito finale è, quindi, a votazioni “trasparenti, libere, corrette e giuste”, affinché il Kenya possa vivere in “unità, pace e libertà”. (A cura di Isabella Piro)







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