Convegno di studio in Vaticano sulla cecità. Mons. Zimowski: rilanciare pastorale
dei non vedenti
Nell’Anno della fede, è necessario “svegliare” la pastorale della Chiesa per i non
vedenti. Lo afferma mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio
per gli Operatori Sanitari, che ha inaugurato in Vaticano il Convegno internazionale
di studio intitolato “La persona non vedente: Rabbunì, che io riabbia la vista”. Il
Convegno, promosso dal dicastero pontificio, vede la collaborazione di Missioni Cristiane
per i Ciechi nel Mondo (CMB-Italia Ong-Onlus). A mons. Zimowski, il collega della
redazione francese della nostra emittente, Olivier Bonnel, ha chiesto di illustrare
le linee-guida del Convegno:
R. – La mancanza
della vista è considerata una delle peggiori disabilità, soprattutto a motivo delle
gravi conseguenze fino a giungere – in alcuni casi, ieri come oggi – all’emarginazione
e all’esclusione sociale. In questa situazione, l’iniziativa portata avanti dal dicastero
e dalla Fondazione “Il Buon Samaritano” è certamente una delle più impegnative di
questi ultimi anni nel voler fornire agli operatori sanitari – professionali e volontari
– sempre maggiori strumenti, sia pastorali sia scientifici, per operare in favore
delle persone ammalate o comunque in stato di sofferenza.
D. – Perché un biblista
in apertura dei lavori?
R. – E’ molto semplice: perché nella Bibbia noi abbiamo
incontri di Gesù Cristo con i malati, con i sofferenti e abbiamo anche l’incontro
con un cieco. “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”: conosciamo questo grido
del cieco. Questa preghiera si può dire che tocca il cuore di Cristo che si ferma,
lo fa chiamare e lo guarisce. Il momento decisivo è stato l’incontro personale tra
il Signore e quell’uomo sofferente. Si può dire, come una volta ha detto Benedetto
XVI durante la preghiera dell’Angelus, che si è trattato di due libertà, due volontà
convergenti: “Cosa vuoi che io ti faccia?”, chiede Gesù. “Che io riabbia la vista”,
risponde il cieco. E Gesù dice: “Va, la tua fede ti ha salvato”. E il cieco Bartimeo,
venuto alla luce – narra il Vangelo – prese a seguirlo per la strada. Questo è molto
importante: diventa, cioè, un discepolo di Gesù Cristo.
D. – Qual è il mandato
e quali gli obiettivi di questo Convegno?
R. – Rimane molto cammino da fare
per diffondere una giusta opera di prevenzione e di cura, così come ottenere che le
persone affette da ipovisione o cecità possano correttamente interagire con le realtà
sociali di appartenenza. E a voi, cari non vedenti di tutto il mondo, rivolgo il mio
più cordiale saluto con le parole stesse che il nostro amato Santo Padre Benedetto
XVI una volta ha rivolto ai non udenti, parole utili anche per i non vedenti: “Voi
non siete solo destinatari dell’annuncio del messaggio evangelico, ma ne siete a pieno
titolo anche annunciatori in forza del vostro battesimo. Vivete quindi ogni giorno
da testimoni del Signore negli ambienti della vostra esistente, facendo conoscere
Cristo e il suo Vangelo”.