Nepal. Il vicario apostolico: “Libertà religiosa a rischio, cresce l’estremismo indù”
“Speriamo vivamente che i lavori per la nuova Costituzione vengano ultimati. Ci appelliamo
alla responsabilità e alla buona volontà di tutte le forze politiche. Chiediamo, per
il futuro, il pieno rispetto della libertà religiosa in Nepal”: è l’appello lanciato
tramite l’agenzia Fides dal vicario apostolico del Nepal, mons. Anthony Sharma, mentre,
con l’approssimarsi della scadenza del 27 maggio, l’impasse per la redazione della
nuova carta non è ancora superato. “La Chiesa – ribadisce il vicario apostolico –
chiede che la nuova Costituzione sancisca la piena libertà religiosa. Vogliamo uno
Stato laico, che tuteli le libertà e i diritti individuali e riconosca tutte le comunità
religiose. Auspichiamo una Carta che dia uguali diritti alle donne, pari opportunità,
superando definitivamente il sistema delle caste”. Se il testo non verrà ultimato,
nota mons. Sharma, tali principi fondamentali possono essere in pericolo: “Il Nepal
era un regno indù. Oggi esistono ancora partiti e gruppi che vorrebbero fare del Nepal
una nazione indù. Questo retaggio ha dato vita al Nepal Defense Army (Nda), gruppo
radicale indù che in passato ha colpito persone e obiettivi cristiani. Sospettiamo
sia finanziato dai gruppi estremisti indù che operano in India, come il Rashtriya
Swayamsevak Sangh (Rss)”. In Nepal, le circa 2.500 comunità cristiane e i 2 milioni
di fedeli cristiani intendono contribuire allo sviluppo del Paese, operando nel rispetto
della dignità di ogni uomo. La Chiesa cattolica (oltre 7.000 anime) si impegna soprattutto
con il servizio dell’istruzione, per tutti i cittadini. Le 32 scuole cattoliche insegnano
i valori fondamentali a circa 21mila alunni, fra cui 11mila ragazze. “La Chiesa –
conclude il vicario – ha sempre offerto la testimonianza dell’amore di Cristo tramite
opere sociali. Così molti ci chiedono di diventare cristiani e abbiamo da 300 a 500
nuovi battezzati l'anno”. (R.P.)