Nigeria: il nunzio apostolico esorta a non cedere alla logica del terrore
“Questi attacchi non colpiscono solo la comunità cristiana ma la popolazione nel suo
insieme. Ieri i giornali, gli ospedali, oggi le chiese e le scuole: ad essere presi
di mira sono simboli di un Paese che vuole crescere, migliorarsi. Sono attacchi contro
tutti i nigeriani”, è quanto afferma all'agenzia Misna, all’indomani dei sanguinosi
attacchi a Kano e Maiduguri, il nunzio mons. Augustine Kasujja, per cui “quello della
violenza è un cancro da estirpare, per il bene di tutti”. Il rappresentante vaticano
ad Abuja riferisce che “l’opinione pubblica nigeriana è scioccata dalla violenza in
cui hanno trovato la morte fedeli innocenti, studenti e giornalisti” e che “sembra
non avere fine”. Anche dopo le bombe che hanno colpito nel fine settimana scorso un
edificio della Bayero University a Kano dove si stava celebrando messa, e Maiduguri
dove un commando di terroristi ha aperto il fuoco sui fedeli raccolti in preghiera,
la cronaca ha riportato notizie di nuovi attacchi. Nella città di Jalingo, nell’est
del Paese, al confine con il Camerun, un’esplosione nei pressi di una stazione di
polizia ha causato altre sette vittime. “La paura che i terroristi colpiscano altri
luoghi-simbolo, o posti affollati come stazioni ferroviarie, piazze e aeroporti, si
sta diffondendo. Ma è proprio quello che dobbiamo evitare. I terroristi vogliono far
piombare il Paese nell’incertezza e nel caos – osserva ancora mons Kasujja – poiché
così sono certi di colpire il cuore dello Stato”. Più volte in passato, il nunzio
aveva denunciato i punti di contatto che collegano Boko Haram e diversi ambienti della
politica nigeriana. La Nigeria “non deve cedere alla logica del terrore che mira a
soffocare ogni forma di dialogo, unico vero strumento risolutorio”, esorta infine
il prelato, aggiungendo che la maggioranza dei musulmani e cristiani del Paese “invoca
il dialogo per superare una crisi che nasconde, dietro slogan culturali e religiosi,
problemi sociali ed economici insoluti”. (M.G.)