Il cardinale Bagnasco: la vecchia Europa ha bisogno di riscoprire dai giovani la gioia
della fede
''Non fatevi intimorire dagli slogan, non fatevi ingannare dalla dittatura della non-cultura,
come se rinunciare ad una propria identità culturale fosse la condizione per una convivenza
plurale, aperta e tollerante.” Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente
della Cei, nell'omelia pronunciata ieri a Roma, a conclusione del secondo Incontro
Europeo degli Universitari. Sull’importanza di questo evento ascoltiamo il porporato
al microfono di Marina Tomarro:
R. - Mi sembra
importante per due motivi: innanzi tutto perché incontri tra le diverse nazioni, in
questo caso tra i Paesi dell’Europa, contribuiscono a quel cammino di comunione, di
conoscenza reciproca, e quindi di collaborazione, anche in prospettiva, di cui si
ha assolutamente bisogno; l’Europa o cammina dentro a queste reti di rapporti, di
riconoscenza, di fiducia che si coltivano attraverso tante occasioni, oppure a che
cosa si affida? Secondo motivo, perché questi simposi a livello dei giovani, e dei
giovani intellettuali, che un domani avranno certamente delle responsabilità non piccole
nei vari campi della scienza, della società, della politica, evidentemente, fanno
ben sperare.
D. - Quanto è importante il contributo dei giovani, nella nuova
evangelizzazione della Chiesa?
R. - È importantissimo, perché - come ricorda
Benedetto XVI - la vecchia Europa, ha bisogno di riscoprire la gioia della fede. La
fede deve essere vissuta come una fortuna, come una grazia che Dio ci fa, e che è
veramente la sorgente del nostro vivere, del nostro esistere, è la nostra speranza.
Quindi, la testimonianza deve essere una testimonianza di gioia, come l’esperienza
di Madrid - la Giornata mondiale della gioventù, alla quale hanno preso parte due
milioni e più di giovani - ha dimostrato. Ma anche in tanti altri Paesi come l’Africa,
dove il Santo Padre si è recato recentemente e dove si vivono situazioni sociologiche,
politiche, economiche estremamente pesanti, anche di illiberalità religiosa, tuttavia
c’è la testimonianza di una fede gioiosa. Ecco, l’Europa ha bisogno di questo e i
giovani, sicuramente per la loro età e anche per la loro libertà interiore, liberi
da schemi, da ideologie da pre-comprensioni e da interessi individuali, possono avere
più di altri.
D. - D’altro canto la Chiesa, in che modo, può incoraggiare i
giovani a non abbattersi di fronte alle difficoltà attuali?
R. - Cristo è la
nostra speranza, quindi è la ragione del nostro guardare al futuro con fiducia. Se
i cristiani non hanno questo atteggiamento verso la vita, un atteggiamento positivo
e propositivo, chi altri più di loro, meglio di loro e insieme a tanti altri? Quindi
la Chiesa accompagna la vita degli uomini, è vicina, anzi vicinissima alla gente,
tramite i parroci, i sacerdoti, i nostri vescovi, le diocesi. Questa vicinanza sostiene
la gente nelle loro vicende quotidiane, liete, gioiose, e a volte di sofferenza e
di dolore. Questa vicinanza, una vicinanza religiosa, pastorale è il modo precipuo,
particolare, specifico, con cui la Chiesa sostiene e accompagna il modo presente.